Potenti e ultimi, allo Spazio Farioli di Busto i ritratti dello scultore Luigi Randi

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BUSTO ARSIZIO – È dedicata all’opera di Luigi Randi, scultore bustocco, la mostra che apre il nuovo anno allo Spazio Arte Carlo Farioli. L’esposizione a cura di Lara Scandroglio, che sarà inaugurata sabato 28 gennaio alle 18, porta a conoscenza del pubblico il lavoro di un artista forse poco noto nel settore ma che tanto ha lavorato, appartato e nel silenzio.

Il filo conduttore è l’Umanità

Randi (Busto Arsizio, 9 ottobre 1929 – 13 settembre 2015), conosciuto a Busto Arsizio in particolare nel mondo dell’industria tessile, si è dedicato alla scultura verso la fine degli anni Settanta, quando la passione per l’arte riemerse con forza convincendolo a dedicarsi finalmente a questa sua passione giovanile.
La mostra, fortemente voluta dal nipote Martino, presenta una serie di opere, in particolare bronzi, nella quale il filo conduttore è l’Umanità. Grande osservatore della realtà e delle innumerevoli sfaccettature che la compongono, l’artista ci restituisce un ritratto amaro ma consapevole. Nelle opere ritrae personaggi, dai potenti agli ultimi, ciascuno con una forte caratterizzazione.

Messaggi potenti e universali

Scrive Scandroglio nel testo critico: “Nonostante la sua formazione da autodidatta, in Randi appare chiara l’erudizione e lo studio. Per le sue opere trova ispirazione in Adolfo Wildt, nel realismo esistenziale di Floriano Bodini degli anni Cinquanta, nella scuola di Giacomo Manzù, Marino Marini, Francesco Messina e nel contemporaneo Franco Fossa. Da tutti loro riprende il desiderio di veicolare, attraverso l’arte, messaggi potenti ed universali. Qualcosa che vada al di là dell’apparenza e del virtuosismo…Le sue opere, che gli hanno tenuto compagnia in vita, oggi sono il suo testamento ed è attraverso loro che è possibile leggere i messaggi potenti e le profonde metafore della sua arte”. Accompagna la mostra (aperta dal giovedì al sabato dalle 16.30 alle 19, domenica dalle 10.30 alle 12 e dalle 16.30 alle 19) un catalogo contenente le opere esposte, il testo critico della curatrice e il ricordo del nipote Martino al quale si deve l’omaggio allo scultore.

La ricerca costante di nuovi orizzonti e conoscenze

Luigi Randi nacque da Antonio, imprenditore nel ramo tessile di origine romagnola, e da Maria Pia Garavaglia, di una nota famiglia di industriali bustocchi, terzo di sette figli di una nidiata tipica del Ventennio. Fin da bambino dimostrò spirito artistico e creativo, che conciliò con studi classici al liceo Crespi di Busto Arsizio e alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano.
Quando nel 1952 venne a mancare il padre, a pochi esami dalla laurea dovette lasciare gli studi per dedicarsi, insieme ai fratelli maggiori, all’azienda avuta in eredità, contribuendo con acume imprenditoriale dapprima al suo consolidamento e nei decenni successivi al suo sviluppo.
La sua vita lavorativa fu invece inframmezzata da una lunga serie di avventurosi viaggi verso mete esotiche, dettati dalla costante ricerca di nuovi orizzonti e conoscenze, fino a che, verso la fine degli anni Settanta, riemerse con forza in lui la vena artistica e decise di dedicarsi anima e corpo alla scultura. È venuto a mancare all’età di quasi ottantasei anni lasciando una quantità notevole di opere, frutto dell’estro, della umanità e della sensibilità che lo hanno sempre contraddistinto.

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