Cardano, dopo lo scempio ambientale sparisce il vincolo boschivo dall’Area feste

CARDANO AL CAMPO – L’amministrazione comunale di Cardano al Campo sta lavorando per eliminare il vincolo di area boscata dall’Area feste di via Carreggia. Una mossa che sa di una triste presa d’atto ma che vuole anche essere di prospettiva. Il bosco infatti, dopo lo scempio ambientale compiuto durante il primo lockdown, non esiste più. Ed eliminare il vincolo è ora l’unica azione possibile per togliere dal terreno le grosse e pericolose ceppaie che di fatto rendono impossibile la fruizione dell’area per qualsiasi manifestazione pubblica.

Metterci la faccia

A renderlo noto è stato ieri sera, 14 aprile, in consiglio comunale l’assessore all’Urbanistica Vito Rosiello. A lui il consigliere d’opposizione Vincenzo Proto (Progetto Cardano – Pd) ha riconosciuto il merito di «essere l’unico componente dell’amministrazione ad averci messo la faccia in questo enorme pasticcio, pur essendo un assessore esterno arrivato in giunta dopo il taglio». Sulla vicenda, infatti, aveva inizialmente preso posizione l’assessore Angelo Marana scaricando le responsabilità sul Parco del Ticino, ma da un anno ormai non proferisce più parola su quanto accaduto in via Carreggia.

Il futuro dell’area feste

Incalzato dalle domande di Proto e di Massimo Poliseno (Cardano è), Rosiello ha assicurato che l’area feste continuerà a essere un posto adibito a manifestazioni pubbliche e private. Già da mesi sono state ripiantumate 30 farnie e 50 carpini di un’altezza variabile dai 3 a 6 metri. Ci vorranno anni prima per vederli crescere, ma è comunque un inizio. Verranno inoltre sistemati i vialetti con materiale naturale, ma ora l’urgenza è togliere i grossi ceppi dal terreno che a oggi risultano estremamente limitanti per la fruizione dell’area. Naturalmente tutto ciò ha un costo, già stimabile in 4mila euro per l’agronomo e altri 4mila per le ripiantumazioni. «Soldi che non avremmo dovuto nemmeno spendere se si fosse vigilato sui lavori, evitando così un intervento scellerato», ha sottolineato Poliseno.
Rosiello, senza voler rientrare nel dibattito di un anno fa sulle responsabilità politiche dello scempio compiuto, ha comunque sottolineato che gli alti fusti avevano creato grossi danni alle strutture ed erano potenzialmente pericolosi per i fruitori dell’area. Probabilmente sarebbe bastato un massiccio intervento di potatura e manutenzione, ma il passato non si può cambiare. Si può soltanto provare a correre ai ripari, lasciando che la natura faccia il suo corso.

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