Caso Emma a Busto, Livetti non benedice: «Il cimitero non è un luogo di spettacolo»

Emma nel video girato al cimitero di Busto e, nel riquadro, monsignor Claudio Livetti

BUSTO ARSIZIO – «Se fosse dipeso da me, non avrei dato l’autorizzazione. Il cimitero non è luogo di spettacolo». Parola di monsignor Claudio Livetti, Prevosto emerito di San Giovanni, ormai bustocco di adozione visto che vive nella casa Borri dell’Istituto La Provvidenza, che nega la sua autorevole “benedizione” alla performance di Emma Marrone al cimitero di Busto Arsizio per il video “In Italia 2024” di Fabri Fibra. Un episodio che ha creato un dibattito vastissimo in città.

Il pollice verso di Livetti

Interpellato sui social come figura molto autorevole e ascoltata all’interno del mondo cattolico bustocco, monsignor Claudio Livetti ha detto la sua sul “caso” di Emma che canta (in playback) nel camposanto. «Il cimitero è luogo di preghiera, non di spettacolo – le parole del Prevosto emerito – però il cimitero è pubblico ed è di competenza dell’autorità civile. Se fosse dipeso da me, non avrei dato l’autorizzazione». Parole chiare, ma senza toni polemici: in fondo, questo il ragionamento di Livetti, toccava all’amministrazione comunale decidere.

I dubbi su “Avvenire”

Ma la decisione di Palazzo Gilardoni di concedere il via libera alle riprese del video della canzone “In Italia 2024” continua a suscitare polemiche e discussioni. Sul caso è intervenuto anche il quotidiano cattolico “Avvenire”, con un editoriale di Francesco Anfossi, giornalista che vive a Busto Arsizio. «Ho visto Emma Marrone cantare al cimitero, davanti alla cappella della mia famiglia, e non mi è piaciuto per nulla – scrive Anfossi – la canzone è molto bella e profonda, ma un camposanto è un luogo sacro, anche se si tratta di un monumento architettonico come quello di Busto Arsizio».

Gorletta accusa: “Paesanottismo”

Sul fronte opposto si schiera dalla parte dell’assessore Cislaghi e dell’amministrazione il consigliere della Lista Antonelli Alex Gorletta, che accusa i detrattori di essere «vittime del solito “paesanottismo” che contraddistingue la nostra città abituata alle convenzioni italiche. A Berlino gli abitanti sostano nei cimiteri per leggere, fare jogging o pausa pranzo, i bambini giocano e gli adulti organizzano concerti e conferenze», attività che «si integrano armonicamente con le processioni funebri, segnate dal dolore per la perdita, in un ciclo esistenziale molto più rispettoso di quel finto buonismo che alcuni lasciano intendere».

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