Cattaneo “salva” Neutalia. «Dati, non ideologia. Persino Roma vuole il termovalorizzatore»

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L'assessore regionale all'Ambiente Raffaele Cattaneo

MILANO – «Il decommissioning dei termovalorizzatori? Scelga il territorio, non caleremo decisioni dall’alto». L’assessore all’ambiente di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo motiva così la contrarietà alla mozione di Roberto Cenci (M5S) sulla dismissione degli inceneritori vetusti, tra cui quello ex Accam di Borsano, che è stata bocciata oggi, 3 maggio, dal consiglio regionale riunito al Pirellone. «Emissioni inquinanti ben al di sotto dei limiti di legge, effetti sulla salute sostanzialmente molto molto limitati, e un sistema che ha un costo pro capite più basso di tutte le altre regioni italiane – le parole di Cattaneo – siamo contenti del nostro modello virtuoso di gestione dei rifiuti e continueremo a difenderlo e implementarlo».

La replica dell’assessore

L’assessore Cattaneo ha definito «strumentale utilizzare l’episodio dell’incendio per motivare l’ennesima richiesta di chiusura», riferendosi all’ultimo rogo verificatosi nell’area dell’impianto gestito da Neutalia, «che è avvenuto in uno spazio esterno gestito da un’altra società di triturazione rifiuti e non c’entra niente con l’inceneritore». E ha risposto per le rime anche all’accusa dei 5 Stelle di essere «trogloditi» nell’ambito delle politiche per i rifiuti. «Il nostro è un modello virtuoso. E al ministero dell’ambiente che ci scrive che il nostro piano rifiuti dovrebbe prendere spunto dalla Campania, chiediamo di riflettere su certe corbellerie».

I numeri

Nel suo intervento, Raffaele Cattaneo ha tracciato anche un quadro del sistema di gestione dei rifiuti della Lombardia, a partire dai numeri. «Dal 2007 in Lombardia si riduce ogni anno la produzione dei rifiuti urbani e cresce la raccolta differenziata, oltre il 73% nel 2020 – i dati snocciolati dall’esponenfe varesino della giunta Fontana – ma crescono anche i rifiuti speciali delle attività produttive, praticamente raddoppiati negli ultimi 20 anni, ed è uno dei motivi per cui non possiamo dismettere gli impianti. Di questi, su 33 milioni di tonnellate, solo 1,5 milioni all’anno finisce nei termovalorizzatori. E in totale a incenerimento va il 7% della produzione dei rifiuti lombarda».

Ambiente, salute ed economia

Poi Cattaneo si è soffermato sui numeri delle emissioni inquinanti. In Accam-Neutalia, stando ai dati illustrati, i valori sono ben al di sotto dei limiti di legge: l’ossido di carbonio è a 2,8 di media contro un limite nazionale di 50, gli ossidi di azoto a 65 contro un valore limite di 200, che in Lombardia è abbassato a 80. E ancora l’anidride solforosa a 2,4 contro un limite di 50, le polveri sottili Pm10 a 0,4 rispetto a un limite di 10, mentre le diossine, rispetto ad un valore limite di 0,1 nanogrammi per metro cubo in Accam toccano quota 0,001 e 0,01, «vale a dire tre ordini di grandezza sotto. Ma di cosa stiamo parlando?». Per quanto riguarda l’impatto sulla salute, l’assessore ha fatto riferimento all’indagine epidemiologica su Accam del 2017: «Le conclusioni sono che il contributo dell’inceneritore alle emissioni inquinanti del territorio è pari all’1%, e che non si è registrato nessun incremento di mortalità specifica, nessun incremento di ricoveri generali né di ricoveri per patologie respiratorie. Motivi di preoccupazione? Credo di no. Gli effetti sulla salute sostanzialmente sono molto molto limitati». E anche sotto l’aspetto economico Cattaneo difende il modello lombardo: «Sostenibile, ha un costo pro capite più basso di tutte le altre regioni. E i 12 termovalorizzatori sono all’interno di un sistema che ha oltre 3000 impianti che recuperano i rifiuti nell’ottica dell’economia circolare».

«Dati e non ideologia»

Ecco perché dall’assessore all’ambiente è arrivato l’invito ad «affrontare la questione con i dati scientifici e non un approccio ideologico, dato che oggi persino a Roma propendono per un termovalorizzatore invece della discarica». E la richiesta di decommissioning degli impianti più vetusti viene rispedita al mittente: «In un sistema quasi di mercato come il nostro avviene per libera scelta degli operatori, come a Sesto San Giovanni – sostiene Raffaele Cattaneo – scelga il territorio, non c’è bisogno che venga calata dall’alto una decisione che forza il territorio. Non siamo pianificatori sovietici ma siamo per il libero mercato e la sussidiarietà».

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