Comuni pronti a uscire da Accam, «ma la società ci deve prendere le quote»

rsu accam sindaci

BUSTO ARSIZIO – Pronti a uscire da Accam. Ma finché la società non acquista le quote sono “costretti” a restare soci. E’ questa la posizione di quasi tutti i 4 Comuni che hanno manifestato la volontà di cedere la azioni dell’inceneritore e uscire in maniera definitiva dalla società. Passaggio però che al momento è bloccato. Accam non ha ancora acquisito le quote di Gorla Maggiore, Pogliano, San Vittore e Nerviano. I quattro Comuni, che da tempo non conferiscono nemmeno più i propri rifiuti nell’impianto di Borsano, pesano per 9,10 per cento.

Della questione in house, rimessa in discussione da una risposta della Corte dei conti se ne parlerà nell’assemblea dei soci di Accam questo sera, mercoledì 10 aprile, convocata per le ore 18. Strettamente legata al tema è anche la questione di chi, pur essendo parte della società, smaltisce i rifiuti altrove, determinando così un abbassamento della soglia del fatturato dei soci necessaria per raggiungere l’in house. Che arriva quasi al 70 per cento, ma che dovrebbe essere dell’80%. Questo secondo la Madia. E anche la Corte dei conti che, a una domanda del Comune di Canegrate, ha risposto che la normativa va interpretata in maniera restrittiva. Creando di fatto in società smarrimento e dubbi sui risultati raggiunti a fatica nei mesi scorsi: ovvero piano industriale proprio fondato sull’in house e prolungamento della data di chiusura proprio per ragionare in un’ottica futura più ampia e più lunga.

Nel contesto generale quindi avere una parte di soci “a bagnomaria” è infatti un dei fattori che complica ancor di più la già intricata vicenda Accam.

«Il comune di Gorla Maggiore – spiega il sindaco Pietro Zappamiglio – da parte sua ha già fatto tutto quanto previsto per la cessione delle quote. Noi siamo pronti a uscire». Una frase asettica, tecnica, quella pronunciata dal sindaco di Gorla Maggiore, Comune che ha avviato l’iter di dismissione delle quote un paio di anni fa. Che ha fatto un tentativo di vendita agli altri soci, che però non è andato in porto e che ora attende, come previsto, che sia la società ad acquisire la sua partecipazione. Dal mese di settembre scorso. Senza avere al momento risposta in tal senso. Insomma da un lato Gorla Maggiore, ma anche gli altri, vorrebbero andarsene e dall’altro però è come se qualcuno tenesse chiusa la porta impedendogli di uscire.

Cosa ancora impedisce questo ultimo passaggio, ovvero l’acquisto delle azioni da parte della società, non si sa. Questione burocratiche? Mancanza di liquidità necessaria a liquidare i Comuni in uscita? Surplace nella speranza che qualcuno ci possa ripensare? O il fatto che rimpiazzare chi lascia il posto, forse, non sarà semplice come detto in più sedi e in più occasioni? Domande che al momento non hanno risposte. O meglio ciò che si sa è che il cda di Accam più volte ha detto di voler accelerare i tempi sulla questione dei Comuni che non conferiscono e sull’ingresso di altri nuovi. L’obiettivo, infatti, anche sulla basa del recente piano industriale è quello di arrivare ad avere una società fatta da Comuni tutti conferenti, in grado di colmare quel gap che ancora manca per essere in maniera certa e inequivocabile nell’in house.

Leggi anche:

comuni accam società quote – MALPENSA24