Coronavirus, aumentano i ricoverati: come risponde l’Asst Valle Olona

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BUSTO ARSIZIO – Aumentano i ricoverati, la maggior parte dei quali vengono da fuori, poiché la provincia di Varese non è un focolaio. E la risposta della rete ospedaliera è tarata sul presente e si sta organizzando anche in previsione di un eventuale nuovo scenario. Insomma, capacità di reazione, ma anche di programmazione dell’Asst Valle Olona, poiché la situazione coronavirus evolve di giorno in giorno. A dare il quadro di come si è strutturata in tempi di emergenza l’ospedale di Busto, compresi tutti i presidi afferenti, è il direttore generale Eugenio Porfido.

eugenio porfido ospedaleDirettore, proviamo a fare il punto della situazione. Partiamo dai numeri dei ricoverati, un dato “ballerino” sul quale non c’è concordanza. Come mai? E quanti sono a Busto?
«Più dei numeri, che certamente non vanno sottovalutati, la nostra priorità è mettere in campo un modalità di risposta efficace e in tempi rapidi. A Busto al momento comunque ci sono 4 casi provenienti dal territorio, sottoposti a ventilazione meccanica e in condizioni stabili e altri 7 provenienti da ospedali di altre province ricoverati nel reparto di Malattie infettive. Soffermarsi però sul dato sarebbe sbagliato».

D’accordo, ma è anche l’elemento che dà l’immediata grandezza della situazione. O no?
«Non del tutto. Mi spiego meglio. Non tutti i ricoverati in terapia intensiva hanno il medesimo livello di gravità. Sappiamo, infatti, che la ventilazione assistita del paziente permette un recupero più rapido e una guarigione migliore. Però richiede un ricovero di almeno 14 giorni, per questo stiamo anche ipotizzando uno secondo scenario organizzativo, ovvero quello di individuare più posti letto “isolati” e più posti letti in terapia intensiva».

Anche in previsione di un incremento dei casi oppure come risposta più efficace a una situazione che va “consolidandosi”? 
«Risposta all’emergenza, programmazione e flessibilità. L’organizzazione che abbiamo messo a punto si basa su questi tre cardini. Il primo: dare risposte sulla base dei numeri che abbiamo in mano in questo momento. Senza dimenticare che il periodo che stiamo vivendo ora potrebbe essere la coda di un’infezione verosimilmente partita a gennaio».

Insomma il picco deve ancora arrivare? 
«Non credo che qui avremo un picco come si è verificato in Cina. La manifestazione del contagio, se pensiamo alla curva di Gauss, sarà più lenta a salire. Questo perché il nostro sistema sanitario è più capillare. E anche grazie alle misure di contenimento che sono state adottate».

Torniamo all’organizzazione che avete messo a punto per affrontare l’emergenza. Come vi state muovendo?
«Su più livelli. La regia è regionale. La nostra Asst stila un report quotidiano sulla disponibilità di posti letto e può contare su un’unità di crisi che, giorno dopo giorno, lavora per attivare nuove procedure e azioni da mettere in campo».

E nello specifico? 
«Abbiamo creato tre gruppi di lavoro. Uno che si occupa della parte sanitaria in riferimento a medici e infermieri; uno che segue tutto ciò che concerne gli approvvigionamenti di dispositivi, farmaci ecc. e un terzo che segue tutti gli aspetti legati alla logistica e al funzionamento delle attività aziendali».

E per i pazienti?
«In tutti i presidi di nostra competenza abbiamo creato un’area dove accogliere i pazienti con problemi non urgenti e una per coloro che sono in attesa del risultato del test. I tamponi che risultano positivi vengono centralizzati su Busto. Più nel dettaglio. Abbiamo l’area “Gialla” per problematiche respiratorie in attesa di approfondimenti; quella “Arancione”, creata al reparto Malattie infettive di Busto, per pazienti che necessitano di un supporto di ventilazione non invasiva; e una “Rossa”, sempre a Busto, in terapia intensiva per pazienti che devono essere intubati».

Insomma, la rete sanitaria sta risponde alle necessità? 
«Direi di sì. Stiamo rispondendo alle necessità, ponendo attenzione anche alle possibili evoluzioni».

Come avete affrontato il cronico problema della carenza di personale in questi giorni di grande emergenza? 
«La prima risposta è stata la riduzione del 30 per cento dell’attività chirurgica programmata, fatto salvo le urgenze e le patologie indifferibili che non hanno subito variazioni. Inoltre, e credo che questo vada sottolineato, la grande professionalità di tutto il personale medico e infermieristico, che ha dato la propria disponibilità a lavorare anche in altre realtà e sulla base delle proprie competenze acquisite. Ci stiamo attivando anche sotto il profilo della formazione e informazione di altro personale per quanto riguarda la ventilazione assistita. Questo vale per l’Asst di Busto, ma anche per tutte le altre aziende lombarde. Ognuna sta mettendo in rete tutte le proprie competenze professionali, ma anche logistiche, poiché conta anche come è organizzato un ospedale a livello strutturale conta».

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