Cosa manca nei supermercati

DALL'ALCOL AL LIEVITO, DALLE BATTERIE ALLE ZUPPE PRONTE: LA CORSA PAZZA AGLI ACQUISTI

Che cosa manca nei supermercati? In tempi di coronavirus, è stato possibile radiografare quali sono i prodotti di maggior consumo, grazie anche alle segnalazioni dei nostri lettori.

Partiamo dal presupposto che la quarantena nazionale ha ben poco da spartire – per fortuna – con i periodi di guerra, checché ne dicano i predicatori sui social. L’opulenza a cui siamo abituati è stata solo un po’ opacizzata dalla segregazione domiciliare, che peraltro ci ha fatto riscoprire alcune buone abitudini (vedi la produzione del pane in casa, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa). E va rilevato che, queste buone abitudini, probabilmente, andranno subito perdute non appena ci faranno rimettere il naso fuori di casa e tutto tornerà (più o meno) come prima. Dunque cosa manca (o è razionato) sugli scaffali dei supermercati?

Oltre alla farina manca anche il lievito – Come già detto, non siamo di fronte all’assalto dei forni (di manzoniana memoria) ma al piacere di cuocere nel forno di casa pane, focacce, torte e biscotti, secondo le ricette di un tempo. Ma, insieme alla farina, è sparito anche il lievito: “Stiamo razionando entrambi i prodotti – spiega il proprietario di un minimarket di Samarate – ci spiace per i clienti, ma in questo modo possiamo garantire a tutti il prodotto”.

La corsa all’alcol – Non quello da bere, sia chiaro, ma quello rosa, denaturato, 90°. Il motivo è semplice: dopo l’assalto alle varie amuchine e affini, per ovviare alla mancanza di disinfettanti per le mani, in molti hanno iniziato produzioni casalinghe, seguendo la ricetta ufficiale dell’OMS che prevede – testualmente – 8,3 litri di alcol etilico al 96%, 420 millilitri di acqua ossigenata al 3% e 145 millilitri di glicerolo al 98%, portando poi la soluzione risultante al volume di 10 litri con acqua sterile. Dato che l’alcol è a 90 gradi e non a 96, sono comiciati i casini: quanto metterne? Non solo: quelli dell’OMS hanno parametrato la miscela su 10 litri finali di prodotto, un quantitativo enorme considerato che viviamo inchiodati in casa. E dato che non tutti siamo abili in matematica e in calcolo proporzionale, per non sbagliare moltissimi hanno davvero acquistato 8 litri e rotti d alcol, così sono a posto anche per le prossime eventuali (incrociamo le dita) pandemie. Purtroppo – spiega la commessa di un Conad – quando l’alcol arriva, e ne arriva poco, viene subito accaparrato dai primi clienti.

Il mistero delle ciabatte e delle batterie – Lo abbiamo sperimentato in prima persona mettendo a confronto due note catene di supermercati (le più diffuse): una vende tranquillamente batterie e ciabatte, l’altra – pur avendole esposte – appone il cartello “non acquistabile in quanto non è un bene di prima necessità”. Passi il concetto che in vendita ci debbano essere solo i prodotti deperibili e di prima necessità, ma la mancanza di uniformità fra un supermercato e l’altro fa capire che ci sia ancora parecchia confusione.

Le zuppe – Chi non è abituato a farsi da mangiare, si nutre di zuppe pronte, quelle di verdure, legumi, cereali, da mettere nel pentolino a scaldare. E, con la segregazione domiciliare, è scattato l’acquisto pazzo di questi prodotti, tale da non consentire ai produttori di stare al passo. La disponibilità sugli scaffali si è notevolmente ridotta. La zuppa che cerchi non la trovi mai.

Verdure fresche – Il fresco c’è, ma lo trovi “bello” solo se vai la mattina. Poi gradualmente gli scaffali si svuotano e se vai a fare la spesa verso sera ti devi accontentare di quello che trovi.

Panna da montare – Una tragedia, per chi, invece di  mettersi a dieta, ha deciso di sfondare con il peso: se ne trova poca e l’approvvigionamento è limitato, quindi quella che si trova ha scadenza ravvicinata. Ma perché proprio la panna? Probabilmente perché non è ancora tempo di gelato, e la panna è la guarnizione di eccellenza per questi lunghi pomeriggi in attesa sul divano.

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