Didattica a distanza alle superiori, sindaci e Azzolina contro l’ordinanza Fontana

MILANO – La didattica a distanza alle scuole superiori diventa un caso politico. La novità prevista dall’ordinanza di Regione Lombardia sulle nuove restrizioni anti-Covid, che da lunedì 26 ottobre prevede che la scuola non sarà più in presenza, sta incontrando le resistenze di sindaci e presidi. Ma anche del ministro dell’istruzione Lucia Azzolina: è «un’imposizione che non tiene conto delle specificità dei contesti territoriali e degli enormi sforzi compiuti da tutta la comunità scolastica». Ma il governatore Attilio Fontana contrattacca: «In Lombardia la situazione è critica, se vuole il ministro può impugnare il provvedimento».

La lettera del ministro

«Desidero invitarla a lavorare insieme a tutte le istituzioni coinvolte, per trovare soluzioni differenti da quella adottata, nel rispetto del diritto alla salute dei cittadini e del diritto allo studio dei nostri studenti e delle nostre studentesse». Lo scrive il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina in una lettera al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana. «Le chiedo di contribuire, con oculatezza, attenzione e capacità di confronto, in spirito di unità e responsabilità collettiva, a garantire pienamente il diritto all’istruzione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi».

I dubbi della preside

Per la dirigente scolastica dell’Ite Tosi di Busto Arsizio Antonella Capitanio, interpellata dall’agenzia Dire, si tratta di una misura «un pochino eccessiva, lo dico col massimo rispetto per le istituzioni», dato che con la Dad «si perde quel minimo di presenza indispensabile ad avere un contatto diretto. Verrà a mancare completamente quel senso di protezione psicologica necessaria per il funzionamento di tutta la didattica».

Stop anche dai sindaci

Anche i sindaci delle città capoluogo di provincia, in teoria co-firmatari dell’ordinanza Fontana che ha introdotto l’obbligo di didattica a distanza alle superiori da lunedì 26 ottobre, non ci stanno: «La bozza che ci era stata consegnata era diversa». Avrebbe previsto infatti la Ddi, didattica digitale integrata, che è un mix tra presenza e distanza, e non la Dad, didattica a distanza. Oggi, 22 ottobre, si è tenuto un primo confronto chiarificatore tra Regione e Anci Lombardia, cui ne seguirà un altro. «È aperta una riflessione ed una interlocuzione costante relativa alle più adeguate misure sullo svolgimento delle attività didattiche, ma anche al trasporto pubblico locale e alla complessiva evoluzione della pandemia». A sostegno dei sindaci arriva la deputata varesina Maria Chiara Gadda, secondo cui «la scelta di interrompere la didattica in presenza e imporre solo la didattica a distanza per le scuole superiori, scarica di fatto la responsabilità su famiglie e sindaci. E si mettono a dura prova anche i ragazzi».

La risposta di Fontana

«Avevo disposto la didattica a distanza “mista”, ma il rapido aggravamento del quadro epidemiologico in Lombardia mi ha costretto a riconsiderare quella scelta, dovendo necessariamente adottare una misura, a mio malincuore, ancora più restrittiva». Così il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, risponde alla richiesta della ministra Azzolina di rivedere il provvedimento sulla didattica a distanza al 100%. «Misure adottate a fronte di una posizione del Comitato tecnico-scientifico regionale» precisa Fontana, ricordando che in Lombardia «la situazione è critica». Alla Azzolina il governatore ricorda che il governo può opporsi: «Rimetto alla tua valutazione le eventuali azioni nelle sedi deputate per impugnare il mio provvedimento». In difesa di Fontana si schiera anche il leader della Lega Matteo Salvini: «Anziché attaccare la Lombardia e straparlare ancora di banchi con le rotelle, il ministro Azzolina si preoccupi di cancellare il folle concorso nazionale che obbliga 60mila insegnanti a girare per l’Italia nonostante il Covid».

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