Provincia: più le urne si allontanano, più Magrini si rafforza

Il presidente della Provincia di Varese Marco Magrini

C’è stato un tempo in cui veniva considerata una Ferrari e chi la guidava, ovvero il presidente, aveva un ruolo di prestigio e di potere. Stiamo parlando della Provincia di Varese, quella dei tempi di Massimo Ferrario, Marco Reguzzoni e Dario Galli, dell’elezione diretta del consiglio e delle grandi opere, delle piste ciclabili, dei grandi eventi mondiali (ciclismo e canottaggio), delle strade provinciali pulite a ogni (grande o piccola) nevicata e degli edifici scolastici realizzati (due su tutti il Candiani di Busto e il Falcone di Gallarate). E qui ci fermiamo.

Poi venne la sciagurata riforma Delrio, tra l’altro nemmeno portata a compimento fino in fondo, e sono seguiti anni di vacche magre, anzi magrissime: pelle ossa, di sangue e sudore, di bilanci ridotti al minimo al punto da dover sperare in inverni senza neve perché non c’erano nemmeno i soldi per spalare e pulire le strade. Un decennio che, chi l’ha vissuto, anzi chi è sopravvissuto (i dipendenti che sono rimasti in servizio a Villa Recalcati), sente ancora i brividi correre lungo la schiena nel momento in cui lo si ripercorre. E’ stato come spegnere di colpo la luce e ritrovarsi al buio. A brancolare: con un nuovo sistema elettorale di secondo livello e che ha contribuito ad allontanare ancor di più Villa Recalcati dalla gente. Che scopre l’esistenza della Provincia solo nel momento del bisogno.

Dieci anni vissuti in un tunnel infinito, che solo nel finale del mandato Antonelli hanno regalato una gioia: l’uscita dalla situazione di dissesto, uno spadone di Damocle che ha minacciato ogni ambizione e spesso è caduto a ghigliottinare ogni piccola spesa. Persino i cestini nei bagni delle dipendenti sono stati rimossi perché fonte di spreco. Qualcuno ride a sentirlo ora, ma fu davvero così.

Ecco, oggi Villa Recalcati non è più una Ferrari potente, ma nemmeno quell’auto scalcagnata che per dieci anni ha viaggiato a spinta e a fatica. E’ una Provincia diversa, che non corre ancora, ma cammina con passo lungo quanto la gamba e con uno sguardo all’orizzonte dove si stagliano una serie di novità. Che forse sorgeranno o forse no.

Quali novità? Il ritorno alle elezioni di primo grado, innanzitutto. Il dibattito è in corso ed è trasversale. Persino molti paladini della Delrio si sono ricreduti e spingono per il voto ai cittadini. Ipotesi che però rimarrà tale finché non verranno trovate le coperture finanziarie, quindi il confronto è puro “cazzeggio” politico. E questo, per tornare a Villa Recalcati, rende felice Marco Magrini: più se ne parla e basta, più il suo mandato da presidente (appena iniziato per altro) si allunga.

Come si allunga, seppur di qualche mese, la vita del consiglio che lo strabico sistema elettorale in vigore vuole rinnovato ogni due anni, e non ogni quattro come invece il presidente. La scadenza naturale, infatti, sarebbe ormai prossima. Ma l’Italia è Paese dall’urna facile e il prossimo giro, fissato per giugno 2024, chiamerà in cabina 84 Comuni del Varesotto. E così la Conferenza Stato e città ha condiviso il rinvio delle elezioni per le province nelle quali oltre il 50% dei sindaci andranno a rinnovo. Il che, essendo elezioni di secondo livello, quelle provinciali, ha un senso. Ovvero: far slittare il voto per non rischiare, dopo il rinnovo delle amministrazioni, di avere un consiglio provinciale disallineato politicamente con gli equilibri usciti dal voto municipale.

Più si allontano le urne, anche di secondo livello, e più Magrini tesse la sua tela politica. Non dimentichiamo che l’uomo delle valli è sceso in pista con il vento dei critici (anche interni) che gli “tirava” contro. Eppure ha vinto. E non dimentichiamo nemmeno che il sindaco di Masciago Primo, una volta diventato presidente, ha camminato a lungo sulle uova prima di mettere insieme una maggioranza risicata che, con gli smottamenti interni al centrodestra, è diventata ampia. E oggi viaggia a gonfie vele. Sotto il suo mandato la Provincia, uscita dalle secche ed è tornata a investire sul territorio. Morale: l’alleato più importante del presidente è il tempo. Più ne ha a disposizione e più il suo ruolo sullo scacchiere diventa strategico.

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