Gallarate, reddito di cittadinanza e truffa: archiviate le accuse a Caianiello

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GALLARATE – Truffa ai danni dello Stato: archiviato il procedimento nei confronti di Nino Caianiello dopo la richiesta di avere accesso al reddito di cittadinanza. Non ci fu reato: Gip Piera Bossi ha accolto la tesi difensiva dell’avvocato Tiberio Massironi. Lo stesso pubblico ministero bustocco Francesca Parola aveva chiesto l’archiviazione delle accuse.

Modulistica kafkiana

La legge vieta l’accesso al reddito di cittadinanza a chi è stato condannato in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione. E Caianiello era stato condannato in terzo grado a 3 anni per l’affaire ex Maino riconoscendolo colpevole di concussione. Nelle due paginette di modulistica la cui compilazione è necessaria per richiedere il sussidio targato M5S, però, questa voce non compare. Praticamente tra le varie opzioni che il “candidato” al reddito di cittadinanza deve barrare dichiarando, ad esempio, di essere disoccupato o di non avere beni o entrate sufficienti a garantire la sussistenza, quella relativa a un’eventuale condanna definitiva per reati contro la pubblica amministrazione non compare. La modulistica non contiene una voce indicata invece dalla norma.

Riconosciuta la buona fede

Caianiello avrebbe dovuto “censurarsi” da solo e sapendo di essere stato condannato in terzo grado per concussione semplicemente non avrebbe dovuto fare richiesta del sussidio. E non fu nemmeno l’ex plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese a compilare il modulo: si rivolse ad un Caf. Riconosciuta la buona fede il procedimento è stato dunque archiviato.

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