Pd Gallarate, dopo la batosta una timida autocritica. «Se fatti errori, sono di tutti»

Gallarate elezioni pd centrosinistra

GALLARATE – «Gli errori commessi sono solo miei, la responsabilità del risultato è la mia», ha detto Margherita Silvestrini lunedì pomeriggio, 4 ottobre, quando l’esito delle urne ormai certo riconsegnava la città di Gallarate in mano al centrodestra per altri 5 anni. Ma è davvero così?

Il peggior risultato dal 2006

La sensazione maturata in 10 mesi di lunghissima campagna elettorale (in alto nella foto una delle tante iniziative) è che invece la candidata del centrosinistra abbia fatto quanto era nelle sue forze per riuscire perlomeno a portare la città al ballottaggio, giocandosi poi il tutto per tutto sfruttando le tante variabili e le incognite del secondo turno. Eppure, con 6.562 voti, per il centrosinistra di Gallarate è il peggior risultato degli ultimi quindici anni. Contro lo strapotere di Nicola Mucci, lanciato verso il secondo mandato con il vento in poppa della Casa della Libertà, riuscì a fare molto meglio in termini assoluti Pierluigi Galli nel 2006, ottenendo ben 7.835 consensi. Dove si è sbagliato dunque? O è soltanto colpa del clamoroso astensionismo di metà dell’elettorato gallaratese?

Strategia sbagliata

La disfatta del centrosinistra di Gallarate non va ricercata nella figura del candidato, ma ancora più a monte, ovvero nel momento della costruzione della coalizione e alla scelta di quale alternativa offrire alla città. Il Partito democratico, perno della coalizione, non è riuscito a far altro che riproporre lo stesso identico modello di centrosinistra classico già perdente nel 2016. In una città di centrodestra, è evidente che si è spacciati in partenza se sull’altro fronte si presentano compatti. Da questa parte invece non si è riusciti ad aggregare +Gallarate che ha dato vita al Terzo Polo, a coinvolgere i civici di Gallarate 9.9 con cui più volte si era invece lavorato assieme negli ultimi anni e nemmeno ad aiutare il Movimento5Stelle a prendere parte alla competizione portando il suo pur risicato contributo. Ma per provare a essere davvero vincenti la chiave era scardinare il centrodestra approfittando di uno dei tanti momenti difficili del primo mandato, attirando da questa parte il centro moderato a partire dal gruppo che fa riferimento a Raffaele Cattaneo. Non è utopia, perché non è nient’altro che la strategia che consente a Stefano Bellaria di governare da 6 anni nella vicina Somma Lombardo.

La non-autocritica

Gli errori vanno dunque ricercati nelle segreterie di partito a iniziare dal primo partito della coalizione. Ma a giudicare dall’ultimo post pubblicato sulla pagina del Pd di Gallarate, in casa dem non sembra ci sia nemmeno la lucidità di voler fare autocritica. Rivolgendosi a Margherita Silvestrini scrivono: «Assumersi la responsabilità delle sconfitte e condividere i meriti dei successi non è da tutti ma lo sappiamo: questo è il tuo stile. Anni di lavoro fianco a fianco e dieci mesi di campagna elettorale non ci consentono, però, di lasciare il fardello della sconfitta sulle tue spalle, come tu generosamente hai dichiarato. La responsabilità è di tutti noi, gli errori, se ve ne sono stati, sono di tutti noi». Davanti al peggior risultato degli ultimi quindici anni, si stanno ancora domandando se sono stati fatti degli errori.

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