Gallarate, sindaci e assessori dal 2008 pagati il 10% in più? Scoppia il caso   

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GALLARATE – Dal 2008 gli amministratori della città di Gallarate avrebbero ricevuto un’indennità di carica superiore del 10% rispetto al dovuto e dunque potrebbero essere chiamati a restituirla. E’ questa un’interpretazione di legge, ancora tutta da verificare, su cui i funzionari del Comune hanno chiesto ora un parere pro veritate. Perché la questione non è così semplice come appare. E i risvolti talmente complessi che potrebbero persino arrivare a generare profili di incompatibilità per i politici eletti tuttora in carica. 

L’irregolare quantificazione  

Tutto nasce da una nota del 31 marzo scorso, firmata dall’Ispettorato Generale di Finanza – Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica della Ragioneria Generale dello Stato,  che ha segnalato, nell’ambito di una complessiva verifica dell’attività amministrativa e contabile dell’ente alcune irregolarità. Tra queste la quantificazione delle indennità di carica degli amministratori comunali e delle indennità di fine mandato riconosciute ai sindaci. 

Le controdeduzioni 

La norma, però, non è affatto chiara. Perché l’indebita quantificazione delle indennità di carica erogate dal 2008 è qualificato come “indebito oggettivo” causato dalla “opacità motivazionale” delle deliberazione del consiglio comunale del 10 marzo 2008 che stabilì le cifre. In sostanza, all’epoca c’erano due leggi: una permetteva di aumentare le indennità del 20%, l’altra obbligava a tagliarle del 10%. L’ente, per stare nella ragione in eccesso, decise di lasciare tutto com’era, ma siccome nella delibera non è spiegato, sembra che il taglio del 10% non c’è mai stato. Nessuno può nemmeno testimoniarlo, perché il segretario comunale di allora e il responsabile amministrativo che firmarono l’atto sono entrambi deceduti. E questo oggi genera il problema, a Gallarate così come in altri Comuni in Italia che sono nella medesima situazione.  

Le responsabilità 

La magistratura contabile, va detto, al momento ancora non si è mossa. Ma i funzionari non possono certo ignorare la nota della Ragioneria Generale dello Stato e stanno cercando di capire come muoversi. Oltretutto non può trattarsi di una colpa imputabile ai politici, perché le loro indennità non se le scelgono ma dipendono da atti firmati da dirigenti e validati dai revisori dei conti. Ma sarebbero loro ora dover pagare il conto, che per qualcuno – da un rapido calcolo – equivarrebbe a una restituzione persino superiore ai 25mila euro. 

Incompatibilità 

C’è infine un ultimo aspetto, che riguarda non soltanto i componenti dell’attuale giunta di Andrea Cassani, ma anche ex assessori che oggi ancora siedono in consiglio comunale, come Giovanni Pignataro e Margherita Silvestrini (che facevano parte della giunta Guenzani dal 2011 al 2016) o Paolo Bonicalzi e Andrea Zibetti, membri dell’esecutivo nel primo mandato Cassani. 
La richiesta da parte dell’ente di restituzione di quota parte delle indennità di carica erogate potrebbe configurare una posizione di incompatibilità. Anche in questo caso, dipende da che norma viene presa come riferimento e da come viene interpretata. Insomma, il classico paradosso all’italiana che potrebbe anche finire in niente. Ma che al momento crea confusione a Palazzo Borghi e rischia di disperdere risorse ed energie. 

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