Gallarate, i Sinti denunciano Cassani e chiedono 210mila euro di danni

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GALLARATE – Una denuncia penale per violenza privata e una causa civile per diffamazione con richiesta risarcitoria pari a 210mila euro. Tutto a carico del sindaco di Gallarate (non del Comune) Andrea Cassani. Due iniziative giudiziarie messo in campo oggi, giovedì 23 settembre, dall’avvocato Luca Bauccio, che patrocina le famiglie Sinti che vivono nell’area di via Lazzaretto, e che vanno a sommarsi all’impugnazione davanti al Tar dell’ordinanza di sgombero del campo in questione già notificata settimana scorsa.

Il ricorso al Tar

«In primo luogo preciso che i miei assistiti sono gallaratesi, italiani e soprattutto sono cittadini come tutti gli altri. Se il sindaco di Gallarate li considera cittadini di serie B senza gli stessi diritti degli altri dovrà ricredersi. Lui è il sindaco di tutti, non un segretario di partito». Detto questo il legale ha puntualizzato l’origine di ciascuna delle azioni legale intentate. «Lo sgombero del 2018 fu un’azione illegittima – spiega – I miei assistiti avevano pieno diritto di vivere nell’area di via Lazzaretto. Non c’è nessun fondamento giuridico, a mio parere, sul quale fondare l’ordinanza eseguita tre anni fa. Tra l’altro con l’utilizzo di ruspe che altro non erano che strumenti di pressione. All’epoca ha vinto la paura; oggi andrà diversamente. Il sindaco non può sgomberare nessuno, tanto più in assenza di un’alternativa. Che non vuole essere un alloggio popolare: qui nessuno intende sottrarre case ad altri. Il sindaco ha detto no alle mini aree che in Lombardia esistono e funzionano. Sulla base di un provvedimento che reputiamo illegittimo abbiamo chiesto al Tar l’annullamento dell’ordinanza con sospensiva urgente. Sul punto decideranno i magistrati».

La denuncia per violenza privata

La denuncia per violenza privata è «Di quanto accaduto lo scorso 31 agosto. A fronte di un provvedimento di sgombero illegittimo – continua Bauccio – E’ comparso ad un certo punto in via Lazzaretto un camion con una ruspa. Ora, non c’era niente da abbattere, nessun abuso edilizio. La presenza della ruspa, ne deduciamo, era a scopo intimidatorio. E infatti i miei assistiti, in particolare minori e anziani, si sono spaventati. Solo l’intervento del mio studio li ha rassicurati. E di questo il sindaco risponderà davanti ai magistrati del tribunale di Busto dove la denuncia è stata depositata. Aggiungo: per un anno e mezzo il primo cittadino ha tollerato la presenza dei miei assistiti a 50 metri di distanza dall’area dove oggi si sono stanziati. Cassani lo sapeva e ha chiuso gli occhi. Li ha riaperti solo quando si sono rispostati di 50 metri andando su un terreno dove possono stare. A quel punto il sindaco ha deciso di ripristinare la legalità su una distanza di 50 metri. Che cos’è questa se non propaganda?».

La causa per diffamazione

Infine la causa per diffamazione con richiesta risarcitoria pari a 210mila euro. «Il sindaco ha dichiarato, e non lo ha mai smentito, che i miei assistiti rubano l’acqua ai gallaratesi. Siccome è una falsa affermazione e lo possiamo provare lo abbiamo citato in sede civile. Sull’area di via Lazzaretto il Comune di Gallarate ha realizzato 16 pozzi per l’acqua – prosegue Bauccio – Questo perché 16 erano le famiglie che, in modo legittimo, vivevano su quell’area. Dopo lo sgombero del 2018 i pozzetti sono rimasti aperti. Da alcuni, e abbiamo foto e video che lo dimostrano, per mesi l’acqua ha continuato a sgorgare. Tanto che sono stati i miei assistiti a richiuderli evitando lo spreco. Nessuno ha rubato nulla. I miei assistiti sono incensurati, non hanno nemmeno procedimenti penali aperti in corso, non hanno rubato. E siccome dare del ladro a chi non ruba è diffamatorio abbiamo chiamato il sindaco a risarcire il danno. La causa civile dovrebbe essere incardinata rapidamente».

Bauccio chiude: «Anche a noi interessa la legalità. Quindi non faremo passare più nulla. Ad esempio quanto è costato alla collettività inviare una ruspa che non serviva visto che non c’era nulla da abbattere? A questo punto, a tutela della collettività, segnaleremo ogni cosa alla Corte dei Conti o agli organi competenti».

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