Arte e femminismo: la storia del Gruppo Immagine di Varese in mostra all’Insubria

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Tre artiste del Gruppo Immagine all'inaugurazione: Mariagrazia Sironi, Mariuccia Secol e Silvia Cibaldi

VARESE – Furono tra i primi collettivi italiani degli anni Settanta composti da sole artiste. È una storia d’avanguardia tutta varesina, in cui l’arte si fonde con i temi sociali, quella del Gruppo Immagine, che ora rivive grazie ad una mostra promossa dall’Università dell’Insubria nell’ambito degli eventi per i 25 anni dell’ateneo. L’inaugurazione si è svolta questa mattina, mercoledì 15 novembre: presenti per l’occasione anche tre componenti del collettivo femminista (nel video qui sotto immagini della mostra e interviste).


L’inaugurazione

“Il Gruppo Immagine: una storia di artivismo femminista da Varese alla Biennale di Venezia” è il titolo dell’esposizione aperta presso gli spazi del rettorato di via Ravasi. La mostra, organizzata dal Centro di ricerca sulla Storia dell’arte contemporanea del Dipartimento di Scienze umane e dell’innovazione per il territorio è visitabile fino all’8 marzo, con ingresso libero dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 18. Il curatore è Massimiliano Ferrario, con la collaborazione di Andrea Spiriti e Laura Facchin. Ferrario ha ricordato il dialogo tra il gruppo varesino e altri centri urbani della penisola, da Roma a Milano e da Padova a Napoli. «Questa circolarità di rapporti – ha detto – è alla base di una nutrita serie di presenze del Gruppo Immagine a eventi di approfondimento, conferenze pubbliche, performance ed esposizioni, culminata nella partecipazione, nel 1978, alla Biennale di Venezia». Laura Facchin ha spiegato gli obiettivi della mostra: «È proprio la finalità di ricostruire le tappe salienti di una vicenda che coniuga arte e militanza, creatività e dissenso, a caratterizzare questa esposizione».

Arte e femminismo

Il Gruppo Femminista Immagine nacque nel 1974 per volontà di Milli Gandini, Mariuccia Secol e Mirella Tognola e successivamente si ampliò con le adesioni di Mariagrazia Sironi, Silvia Cibaldi e Clemen Parrocchetti. Un movimento che si è caratterizzato per l’impegno sul doppio fronte della militanza civile e della riflessione artistica, nella battaglia per la ridefinizione del ruolo della donna, a partire dalle istanze connesse al lavoro, alla famiglia e alla maternità. «Abbracciando questi ideali – ha detto Andrea Spiriti, professore ordinario di Storia dell’arte moderna e delegato del rettore per la valorizzazione dei beni culturali – le esponenti del Gruppo Immagine affermano la loro convinta adesione al valore fondante della “seconda ondata femminista”: la fiera rivendicazione del primato della differenza di genere a scapito del richiamo all’uguaglianza, tratto distintivo della prima fase del fenomeno, quella del cosiddetto femminismo classico». Intervenuti alla presentazione anche Barbara Pozzo e Paola Biavaschi, che hanno sottolineato l’importanza dell’iniziativa per la riflessione sui diritti delle donne in generale, oltre che nel contesto della città di Varese e dell’arte.


Tra i temi la violenza sulle donne

La mostra è strutturata in tre macro sezioni: una prima (1974-1977) rivolta all’indagine dell’operato gel Gruppo dall’istituzione agli anni di più accesa azione a sostegno del network The International Wages for Housework Campaign; una seconda (1978) coincidente con la maturazione della volontà di “diventare famose” e  di confrontarsi, nel prestigioso teatro della kermesse veneziana, con i colleghi uomini; un’ultima (1979-1988) dedicata alle esperienze più tarde del collettivo, progressivamente ridefinitosi in funzione dell’autonomia delle singole ricerche, che molto devono alla comune esperienza della lotta di genere. Tra i temi della mostra anche quello della violenza sulle donne, che dopo diversi decenni è ancora così strettamente attuale. «Una delle situazioni più dannose per la donna col femminicidio che non si risolve così facilmente – ha detto l’artista Mariuccia Secol – quindi questo è un momento anche di riflessione su quello che sta succedendo alle donne».

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