Horror italiano, al festival di Venezia nuovo documentario di Steve Della Casa

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BUSTO ARSIZIO – «È stato un percorso produttivo dove la ristrettezza di mezzi finanziari non era vissuta come un limite, ma come una possibilità di sperimentare grandi innovazioni». È questo il pensiero di Steve Della Casa, direttore artistico del BA Film Festival, riguardo al tema del suo nuovo documentario: intitolato “Boia, maschere e segreti: l’Horror italiano degli anni Sessanta”, verrà presentato al festival di Venezia. La proiezione ufficiale è in programma giovedì 5 settembre, alle 16.45, alla sala Volpi.

Estetica pop e contenuti trasgressivi

Alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia questa settimana verrà presentato il nuovo documentario realizzato da Steve Della Casa, direttore artistico del BA Film Festival, intitolato “Boia, maschere e segreti: l’Horror italiano degli anni Sessanta”. Come recita la sinossi dell’opera, prodotta da Pierfrancesco Fiorenza per Produzione Straordinaria, «negli anni Sessanta, il cinema horror conosce una nuova stagione di grandi successi in tutto il mondo. Per la prima volta, anche in Italia, si intraprende la produzione di piccoli film che hanno però un grande successo in tutto il mondo e costituiscono una sorta di approccio italiano al genere. Con il contributo di alcuni maestri (Dario Argento, Pupi Avati) e di importanti critici francesi (Frédéric Bonnaud, Jean Gili, Jean-François Rauger, Bertrand Tavernier), si ripercorrono le particolarità e i punti forti di un approccio molto originale all’horror, nel quale estetica pop e contenuti trasgressivi hanno un ruolo molto importante che rende unica la produzione italiana del decennio».
«Il cinema popolare italiano è un universo ricco di fascino e spesso ancora non esplorato», ha spiegato Steve Della Casa. «Raccontare l’horror italiano degli anni Sessanta significa analizzare un percorso produttivo dove la ristrettezza di mezzi finanziari non era vissuta come un limite, ma come una possibilità di sperimentare grandi innovazioni sul piano estetico e anche nei contenuti».

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