Il 25 Aprile, le domande, bandiera bianca

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Non abbiamo imparato la lezione. E’ la prima osservazione che ci viene in mente in occasione del 25 Aprile, festa della Liberazione e momento di riflessione sulla cifra democratica della collettività. Ne prendiamo atto alla luce della terribile guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, un’aggressione che, al di là delle vere o presunte motivazioni a sostegno, sta massacrando migliaia di persone inermi e provoca devastazione e macerie. Davanti a tutto ciò c’è anche anche chi nega il sacrosanto diritto degli aggrediti a reagire, cioè a resistere. Pesante ascoltare voci in dissenso rispetto alle reazioni di chi sta sotto le bombe, e si difende.

Voci che arrivano addirittura da alti esponenti dell’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani che, per quanto abbiano poi corretto o mitigato gli originari concetti, sorprendono e finiscono per confondere. C’è qualcosa di incomprensibile in alcune posizioni che tendono a giustificare l’assalto a un Paese sovrano, fino al punto che in nome della pace sarebbe bene che l’Ucraina alzasse bandiera bianca. Qualcosa che va contro lo spirito partigiano per riferirsi a mai superate quanto anacronistiche adesioni politiche al vecchio regime sovietico, come se in Russia la storia si fosse fermata.

Un contesto che pone un serio interrogativo sui significati dalla data del 25 aprile. E sulla necessità di arrivare comunque, tanti decenni dopo, alla riconciliazione in forza di un’auspicabile memoria condivisa. Certo, quasi ottant’anni fa c’era chi stava dalla parte sbagliata, chi combatteva per la dittatura. Nemici della democrazia, cos’altro se no? Che dire allora della “operazione militare speciale” ingaggiata da Vladimir Putin? Da che parte sta la Russia? E come considerare i pacifisti “senza se e senza ma” e tutti coloro che eccepiscono sugli aiuti militari dell’Occidente agli ucraini? La pace, a cui tutti aneliamo (ci mancherebbe), si ottiene lasciando campo libero agli aggressori, alla luce dell’inefficacia degli sforzi diplomatici?

Domande che rimandano alla lotta partigiana, al sacrificio di migliaia di uomini e donne in nome della libertà, la lotta di chi rifiutò di sottomettersi ai tiranni. Un parallelismo con ciò che sta accadendo ora in Europa, dirimpetto all’Italia. Il 25 Aprile dovrebbe essere il simbolo della pace ritrovata. Sappiamo che purtroppo non è così. Ma sappiamo anche che gli ideali “dell’agire eroico” (citazione da Massimo Lodi) non si onorano guardando dall’altra parte. In gioco c’è la libertà, che sempre e comunque si declina con la dignità. Un’altra lezione che avremmo dovuto imparare e che, a volte, chiudiamo nei cassetti più reconditi della nostra mente. Per opportunità personale o politica, peggio, per pavidità.

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