Il servizio di Striscia la notizia, andato in onda ieri sera, giovedì 15, riguardante auto private di agenti di polizia del contiguo commissariato di Busto Arsizio, posteggiate in divieto e mai sanzionate, fa sorridere. Un sorriso amaro, per coloro che non sono ammessi ai privilegi, piccoli o grandi che siano, impossibilitati, tutti costoro, ad alzare la voce contro i veri, a volte presunti, soprusi. E se anche la alzassero, nessuno la sentirebbe.
Detto questo, aveva ragione Giuseppe Prezzolini quando divideva i cittadini italiani in furbi e fessi. I furbi sono in maggioranza, manco a dirlo. Categoria affollata e alla quale molti aspirano, anzi, non si farebbero scrupoli di appartenervi se mai, guarda un po’, fossero i beneficiari di un qualche privilegio. Ci siamo dentro tutti, o quasi tutti. Chi rifiuterebbe, per dirne una, di saltare la fila per un qualunque motivo, passando avanti rispetto a chi è in coda magari da ore? Quanti sono lesti ad accettare di pagare il conto al ristorante senza scontrino, così da avere lo sconto? O chi si negherebbe il diritto, come gli agenti bustocchi, di lasciare l’auto in divieto di sosta, a maggior ragione col beneplacito dei vigili urbani pronti a chiudere un occhio, anzi due? Tra i nostri antenati c’era, sì, Cavour, ma anche Franceschiello. E tra il primo e il secondo, chi, secondo voi, scalderebbe la piazza?
La questione comportamentale è, a nostro modesto avviso, irrisolvibile. Tanto che qualcuno, più illuminato e più incazzato di noi, si era persino dimesso da italiano (Prezzolini andò a vivere a Lugano). Ma sono eccezioni. Lo scenario che ci circonda è purtroppo noto. Potremmo perdere intere giornate ad elencare le concessioni e le immunità di cui godono intere categorie. Basterebbe soffermarsi sui parlamentari per far divampare l’incendio. Tutto risaputo, purtroppo. Il nodo però è anche un altro, suggeritoci proprio da Striscia la notizia. Per affrontare e risolvere certe situazioni deve intervenire un Tg satirico a diffusione nazionale, che si sofferma sugli usi e sui costumi, indebiti usi e scorrettissimi costumi, del Belpaese. Tant’è vero che la soluzione del problema posteggio selvaggio di Busto Arsizio è arrivata in un amen, quanto meno sotto il profilo sanzionatorio. Ma se a sollevarlo fosse stato il signor Rossi o la sciura Maria? Risposta scontata: sarebbero stati gentilmente (si fa per dire) rimbalzati. Provare per credere.
D’accordo, non si poteva aggravare una tale figuraccia in tutta Italia; e allora, ecco l’intervento, a favore di telecamere, della pattuglia ad elevare contravvenzioni anche alle auto sinora risparmiate dai rigori della vigilanza urbana. Ma domani? Pronti ad accettare scommesse: il Comune troverà una via d’uscita, deliberando che in quella stradina saranno riservati stalli, opportunamente segnalati, per gli agenti di polizia. In Italia c’è sempre qualcuno più uguale degli altri.
E più si sale, più le immunità e le prerogative sono la regola. Da chi ferma i treni a suo uso e consumo, a chi, indagato, se la passa liscia come non ci fosse un domani. Casi limite? Mica tanto, al punto che né un Tg satirico né un’inchiesta giornalistica che fa nomi e cognomi, segnala date e circostanze, carte e testimonianze, sono sufficienti per attivare l’istituto delle dimissioni. Abbattere l’arroganza è un’impresa titanica: tutti vittime, tutti innocenti. Come ai tempi di Franceschiello, appunto.