Il Paese di Franceschiello. E di Striscia la notizia

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Max Laudadio, l'inviato di "Striscia" che ha firmato il servizio televisivo a Busto Arsizio

Il servizio di Striscia la notizia, andato in onda ieri sera, giovedì 15, riguardante auto private di agenti di polizia del contiguo commissariato di Busto Arsizio, posteggiate in divieto e mai sanzionate, fa sorridere. Un sorriso amaro, per coloro che non sono ammessi ai privilegi, piccoli o grandi che siano, impossibilitati, tutti costoro, ad alzare la voce contro i veri, a volte presunti, soprusi. E se anche la alzassero, nessuno la sentirebbe.

Detto questo, aveva ragione Giuseppe Prezzolini quando divideva i cittadini italiani in furbi e fessi. I furbi sono in maggioranza, manco a dirlo. Categoria affollata e alla quale molti aspirano, anzi, non si farebbero scrupoli di appartenervi se mai, guarda un po’, fossero i beneficiari di un qualche privilegio. Ci siamo dentro tutti, o quasi tutti. Chi rifiuterebbe, per dirne una, di saltare la fila per un qualunque motivo, passando avanti rispetto a chi è in coda magari da ore? Quanti sono lesti ad accettare di pagare il conto al ristorante senza scontrino, così da avere lo sconto? O chi si negherebbe il diritto, come gli agenti bustocchi, di lasciare l’auto in divieto di sosta, a maggior ragione col beneplacito dei vigili urbani pronti a chiudere un occhio, anzi due? Tra i nostri antenati c’era, sì, Cavour, ma anche Franceschiello. E tra il primo e il secondo, chi, secondo voi, scalderebbe la piazza?

La questione comportamentale è, a nostro modesto avviso, irrisolvibile. Tanto che qualcuno, più illuminato e più incazzato di noi, si era persino dimesso da italiano (Prezzolini andò a vivere a Lugano). Ma sono eccezioni. Lo scenario che ci circonda è purtroppo noto. Potremmo perdere intere giornate ad elencare le concessioni e le immunità di cui godono intere categorie. Basterebbe soffermarsi sui parlamentari per far divampare l’incendio. Tutto risaputo, purtroppo. Il nodo però è anche un altro, suggeritoci proprio da Striscia la notizia. Per affrontare e risolvere certe situazioni deve intervenire un Tg satirico a diffusione nazionale, che si sofferma sugli usi e sui costumi, indebiti usi e scorrettissimi costumi, del Belpaese. Tant’è vero che la soluzione del problema posteggio selvaggio di Busto Arsizio è arrivata in un amen, quanto meno sotto il profilo sanzionatorio. Ma se a sollevarlo fosse stato il signor Rossi o la sciura Maria? Risposta scontata: sarebbero stati gentilmente (si fa per dire) rimbalzati. Provare per credere.

D’accordo, non si poteva aggravare una tale figuraccia in tutta Italia; e allora, ecco l’intervento, a favore di telecamere, della pattuglia ad elevare contravvenzioni anche alle auto sinora risparmiate dai rigori della vigilanza urbana. Ma domani? Pronti ad accettare scommesse: il Comune troverà una via d’uscita, deliberando che in quella stradina saranno riservati stalli, opportunamente segnalati, per gli agenti di polizia. In Italia c’è sempre qualcuno più uguale degli altri.

E più si sale, più le immunità e le prerogative sono la regola. Da chi ferma i treni a suo uso e consumo, a chi, indagato, se la passa liscia come non ci fosse un domani. Casi limite? Mica tanto, al punto che né un Tg satirico né un’inchiesta giornalistica che fa nomi e cognomi, segnala date e circostanze, carte e testimonianze, sono sufficienti per attivare l’istituto delle dimissioni. Abbattere l’arroganza è un’impresa titanica: tutti vittime, tutti innocenti. Come ai tempi di Franceschiello, appunto.

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