Il voto europeo: cuori pesanti e speranze

marantelli europa varese

di Daniele Marantelli*

Nel giugno 1984 andai a votare per le europee. Avevo, come tanti italiani, il cuore pesante per la drammatica scomparsa di Enrico Berlinguer. Morte simbolica avvenuta dopo un comizio su un palco a Padova. Ero segretario cittadino del P.C.I. e avevo il dovere di trasmettere speranza in un futuro carico di incognite. Altiero Spinelli, candidato nella circoscrizione nord/ovest, fu rieletto nella lista del P.C.I. che divenne il primo partito. Il cuore pesante non impedì, insomma, di nutrire nuove speranze.

A 40 anni di distanza il Mondo è cambiato vorticosamente. Mutamenti epocali che non si vedevano dai tempi delle scoperte geografiche. Anche oggi le immagini delle guerre, con lo sterminio di migliaia di persone, a partire dai bambini, che la Tv ci trasmette ogni giorno, rendono ancora il cuore pesante. Ma come? Ho avuto la possibilità di visitare le grandi capitali europee. Bruxelles, Berlino, Madrid, Parigi, Roma, Vienna. L’Europa della pace, della cultura, della libertà. Sono stato più volte a San Pietroburgo. Si può dire che la Venezia del Nord, progettata da architetti bergamaschi, non sia una città europea?

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Daniele Marantelli

Eppure in pochi anni siamo precipitati nell’abisso e siamo sull’orlo del precipizio. La guerra scatenata dalla Federazione Russa in Ucraina e la tragedia israelo/palestinese sono due tra i più importanti conflitti che Papa Francesco, giustamente, definisce “Terza guerra mondiale a pezzi”. No. Non ci si può rassegnare alla guerra. L’Europa, terra della cultura del dubbio, ha la missione storica di indicare la strada del dialogo che giunga alla pace. In Ucraina come in Medio Oriente. Se le classi dirigenti non fanno questo, a cosa servono? Certo la politica deve riprendere prestigio in forza delle idee necessarie per risolvere i problemi dei popoli.

Si resta sconcertati, faccio un esempio concreto, di fronte all’aumento dei costi del gas. Le famiglie, soprattutto al Nord, fanno i conti con bollette micidiali. Le sottovalutazioni appaiono evidenti. Le responsabilità del Governo sono schiaccianti. Le opposizioni, tuttavia, sembrano non tenere conto a sufficienza della dimensione popolare di questo problema. Poi, analisi a fiumi quando un elettore su due diserta le urne.

Rispetto a 40 anni fa i cambiamenti sono enormi. Allora non c’era incompatibilità tra parlamentare europeo e italiano. Oggi il Parlamento italiano lavora in grande misura per “convertire” provvedimenti europei. Non era così.

Guardare in faccia la realtà è un dovere di ogni forza progressista. Le guerre sono una realtà. I cambiamenti climatici sono una realtà. La mortificazione del valore del lavoro, a partire da quello della vita, è una realtà. Bisogna affrontare questi temi complessi e risolverli con coraggio e lungimiranza. Altiero Spinelli, e prima di lui Carlo Cattaneo, ci hanno insegnato che occorre costruire un’Europa federale, dei popoli. Se fallisce, il continente europeo sarà un vaso di coccio tra due giganti come Stati Uniti e Cina. Altro che retorica sugli staterelli/nazione.

Purtroppo quando milioni di persone, per esempio nell’area pedemontana, sono prive di rappresentanze territoriali nelle liste, non si favorisce la partecipazione. I calcoli personali, comprensibili, devono venire sempre dopo il senso di appartenenza ad una comunità. A questo servono i partiti. Carlo Cattaneo diceva che i 4/5 del benessere lombardo “dipendevano dalle nostre mani”. Le convinzioni di un generale, diventato tristemente famoso in questi mesi, sono lontane mille miglia da questa cultura.

Varese, nonostante le risapute venature nere, è una Provincia europea. In città esiste una delle prime scuole europee. A Ispra, sottovalutato, c’è un importante centro di ricerca europeo. Il Pd e la sua segretaria, a mio giudizio, hanno il compito e la possibilità di interpretare e rappresentare questi valori importanti che costituiscono una risorsa per tutto il Paese.

L’aspirazione alla libertà, alla pace, alla ricerca, all’autonomia, è tipica di questa terra. Molte generazioni ne hanno goduto per decenni. Abbiamo il dovere di trasmetterla a figli e nipoti. Se siamo consapevoli che il sonno della ragione genera mostri, sul cuore pesante, giustificato, deve prevalere la speranza in un futuro migliore.

*già parlamentare Pd

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