La buonafede dei prepotenti

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La celebre frase del Marchese del Grillo: "Io so' io e voi non siete un c...o"

di Gian Franco Bottini

L’oramai famoso generale Vannacci, quello del libro “Il mondo al contrario”, ha subito un duro colpo alla sua immagine di Savonarola dei nostri giorni; un’accusa di  peculato e truffa gli è proditoriamente caduta tra capo e collo. Mica una cosa da niente e, trattandosi di un’alta figura del nostro esercito, la cosa ha sinceramente amareggiato anche noi, pur non essendo fra i suoi più accesi estimatori. Avendo ben presente però come spesso si risolvono nel nostro Paese le questioni giudiziarie, non  di questo vogliamo parlare.

Quello che più ci ha indispettito è la reazione del suo mentore, il Salvini, che ha da qualche tempo  annunciato la sua intenzione di non presentarsi alle prossime elezioni europee facendosi sostituire, come candidato di punta, proprio dal generale stesso.

Anche questa non cosa da poco, che il ”capitano” ha però subito liquidata come la solita aggressione giuridica “ad orologeria”, legata proprio alla prossima candidatura del generale, minimizzando così la pesantezza delle accuse, quasi fossero una bazzecola per l’immagine di un probabile deputato europeo.

Il dubbio dell’”orologeria” potremmo anche condividerlo, ma il  dubbio che oltre al fumo ci possa essere dell’arrosto non dovrebbe suggerire al “capitano” tanta superficialità.

Pare che i nostri politici da qualche tempo ritengano bazzecole tutte le marachelle, o presunte tali, che li riguardano, mostrando spesso un atteggiamento quasi di sorpresa nel momento che qualcuno si permette di chiamarli in causa. Abbiamo la ministra Santanchè che con grande indifferenza continua la sua attività dialettica con la solita supponente aggressività, malgrado l’incedere delle pesanti conferme  che la riguardano.

Abbiamo un vice-ministro (Del Mastro), che oltre alle leggerezze parlamentari, si trova coinvolto in una sorta di Piedigrotta dove sbuca anche una pistola di un suo collega parlamentare, che sdegnosamente rifiuta le prime contestazioni, col cipiglio del “lei non sa chi sono io”.

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Gian Franco Bottini

C’è il solito sottosegretario Sgarbi che, colto in fragrante incompatibilità del suo ruolo con suoi affari privati (per non parlare d’altro), resiste imprecando alla sua maniera prima di togliere il disturbo, come se fosse vittima di lesa maestà.

C’è poi l’ex senatore Verdini (condanne varie fino al 2032) facilitato nel pagare “in villa” anziché in carcere il suo debito con la giustizia e anche nel potersi recare a Roma, seppur con permessi strettamente legati al tempo di visite mediche. Ma mentre è nella Città Eterna, pensando di essere in vacanza, decide di farsi anche tre cenette con il figlio e con dei funzionari Anas (guarda caso una strana accoppiata di recente molto chiacchierata!). Preso in castagna il buon Verdini dichiara la sua totale buonafede nel pensare di poterlo  fare, così come le innumerevoli telefonate da casa propria; tutte cose che anche il più modesto ladro di galline, nelle medesima condizione di “condannato ai domiciliari “, sa essere vietate.

E per uscire dalla politica, la signora Ferragni, riconoscendo alcuni pasticci combinati e sbarrando i suoi ingenui occhioni dichiara che “sì qualche guaio l’ho combinato ma, vi assicuro, io ero in totale buonafede”. Come se fosse convinta che bastassero quattro sbattiti di ciglia per giustificare le milionate finite nelle sue tasche, frutto della sua “buonafede”

“Buonafede”, lo dice lo”Zingarelli”, è la convinzione di agire per il meglio, con onestà e lealtà. Ma vuoi vedere che è vero, e la Ferragni è sincera! Vuoi vedere che chi sente di aver raggiunto l’apice del potere, sia esso politico o economico o dei social, si sente oramai tanto superiore alle regole da essere convinta di non doversi più confrontare con le stesse?

Ma datosi che dietro a tutte le situazioni vi è sempre il vil danaro, parlare di buonafede ci sembra però ridicolo, anzi ulteriormente offensivo per la vera buonafede di chi è stato già per una volta preso in giro; più appropriato, in tutti i casi, parlare di arroganza o addirittura di prepotenza.

“Se  il mondo è pieno di prepotenti, la colpa è di chi non lo è”, diceva uno che la sapeva lunga; e vien subito da pensare che “gira e rigira vuoi vedere che la colpa è sempre nostra?” Ripensando però alle nostre reazioni di fronte ad alcune situazioni come quelle descritte ci accorgiamo di avere anche noi una parte in commedia. Se non altro quella di esserci abituati  a “digerire” di tutto,  senza eccessiva acidità di stomaco. Molte situazioni del tipo di quelle accennate, nel passato venivano prese come un affronto personale da chi si sentiva gabbato (vuoi elettore, vuoi acquirente) e non venivano certo facilmente dimenticate. Oggi vengono viste quasi come una fastidiosa normalità, degne di uno “schiaffetto” quando vengono a galla e facilmente dimenticate alla prima occasione.

Non si spiegherebbe altrimenti l’atteggiamento di Salvini, impegnato a dimostrare il complotto ma evidentemente per nulla preoccupato di cosa potrebbero pensare i suoi elettori sulla pesantezza delle accuse rivolte al suo probabile candidato Vannacci. Non si spiegherebbero, giusto per allargare il discorso, nemmeno le centinaia di dichiarazioni di stima ed affetto che si possono rintracciare sulle pagine social di un parlamentare europeo ( il genere è neutro) che ha appena subito una pesante condanna pluriennale (per la precisione in primo grado) e che, si vocifera, malgrado ciò avrebbe l’ambizione di riproporsi prossimamente.

Se queste possono classificarsi prepotenze (o se preferite: arroganze!) allora aveva ragione quel tale che la sapeva lunga: la responsabilità è anche nostra, dei non-prepotenti, che le accettiamo e le alimentiamo. In buona fede si intende!

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