La manovra, il governo e un matrimonio all’italiana

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di Gian Franco Bottini

La “luna di miele”  di questo governo, se mai fosse iniziata, sembra aver avuto una durata assai breve. Più che un matrimonio d’amore ,questa coalizione di governo pare sempre di più essere un arido matrimonio d’interesse  che, per rispettare lo stereotipo della commedia all’italiana, ha visto FdI interpretare la parte dell’arricchito  (di voti!) in cerca di un riconoscimento sociale tramite il connubio con una parte nobile(FI/Lega) ma decaduta .

Per un governo con un paio di mesi di vita, l’allestimento della sua prima legge finanziaria era prevedibilmente una prova non facile, ma le difficoltà che ha e sta incontrando in proposito sono sicuramente qualcosa di stucchevole. La “finanziaria” è da sempre, per sua natura, una legge dibattuta e, quando in presenza di maggioranze precarie, assai rischiosa per la tenuta del governo in carica; questa volta, di fronte ad una maggioranza assai consistente, si poteva sperare in un percorso più agevole anche in considerazione  del fatto che, data la ristrettezza dei tempi, anche il più esigente degli elettori non poteva aspettarsi grandi cose se non una responsabile continuità sui grandi temi e nei rapporti internazionali.

E per la verità, a grandi linee ,ciò è avvenuto, al punto che più d’uno si è chiesto quale la ragione di anticipare la dipartita di Draghi, se non quella, (ottusa e improduttiva) di tentare di frenare l’avanzata di FdI , da parte dei suoi  attuali “conviventi”. Già questo dà alla coalizione le caratteristiche del tutto convenientistiche del “matrimonio all’italiana”!

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Gian Franco Bottini

Lo stucchevole è che, per rispettare i tempi, oggi la larga maggioranza sta richiedendo il voto di fiducia sulla “finanziaria“ da lei partorita, non certo in conseguenza dell’ostruzionismo delle minoranze (cosa del resto naturale, ma della quale potrebbe allegramente fregarsene) ma per superare le insicurezze interne create  dalle ideologiche iniziative dei suoi stessi componenti. Iniziative che per diverse ragioni oggi sono divenute difficili da sostenere per molti  ma pervicacemente difese da altri. Da qui la “fiducia”, che accelera  i tempi e richiama la truppa all’ordine; il che fa dubitare sulla capacità delle forze di maggioranza di parlarsi e di accordarsi. Come dire : la maggioranza contro se stessa!

Qui sarebbe facile, ma ingiusto, appioppare tutte le responsabilità a FI e Lega, che hanno voluto proseguire la loro deficitaria campagna inserendo nella legge finanziaria alcuni argomenti di evidente trascinamento elettorale. Una dose di  responsabilità la dobbiamo assegnare anche alla premier Meloni, che l’ha consentito. Speriamo sia avvenuto unicamente per un soffio di  comprensibile inesperienza (e non per un rigurgito di arroganza sovranista), ma nella circostanza lei pare non aver capito che il mondo esterno, ed in particolare l’Europa,  avrebbe valutato  questo suo primo atto formale, non  solo sui numeri ma anche sullo  spirito che sarebbe emerso. La speranza era di ritrovare le ragioni per sgombrare l’aria di quella latente diffidenza della quale paiono impregnati  i rapporti dell’Europa con questo governo, dal momento stesso  del suo nascere

Sottovalutare che il nostro Paese è destinatario, da parte dell’Europa, di un ingentissimo e vitale quantitativo di euro (PNRR) ma che tutto è condizionato, fra le altre cose, dall’obbligo di sviluppare una reale lotta all’evasione fiscale. Inserire nella legge finanziaria dei provvedimenti (Pos, contante, pseudo condoni, annullamento multe etc) che nei numeri possono essere anche bazzecole ma che nello spirito danno un inevitabile segnale di controtendenza rispetto alla richiesta lotta all’evasione. Orbene: non ci sono sembrate delle idee felici, se non addirittura sfidanti.

Inoltre, essere l’unico Paese del consesso europeo a non approvare le variazione del MES ( “fondo salva stati”) per evidenti e pregresse questioni di principio, quando la stessa Premier dichiara che “può firmare con il sangue” che il nostro Paese non l’utilizzerà mai, ci sembra un antipatico atteggiamento da primo della classe , inopportuno e del quale  in questo momento si dovrebbe fare a meno.

In questo momento, abbiamo detto, perché il bello deve ancora venire, nel prossimo anno; con il PNRR dalla carta ai cantieri, con la temuta decrescita economica, con l’impatto sociale di una rimodulazione del  Reddito di cittadinanza, con il prevedibile persistere del caro-energia, e così via. Se vuole uscirne viva, e noi con lei, la Premier non può accettare l’attuale “matrimonio all’italiana” della sua coalizione, e farsi sfuggire che, a parte le negatività di una difficile convivenza,  si creerebbero le inevitabili premesse del classico divorzio: “all’italiana” si intende. Il Paese che l’ha votata non vuole questo da lei.

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