Le proposte per il fine settimana a Milano

milano fine settimana
Milano Tattoo Convention

a cura di Angela Bruno

Venerdì 26 gennaio

Per gli appassionati arriva la tre-giorni della ‘Milano Tattoo Convention’

Non chiamateli tatuaggi, ma arte contemporanea come chiedono gli appassionati. Arrivano tre giorni all’insegna dei tatuaggi. Venerdì dalle 14 alle 22, sabato dalle 12 alle 22 e domenica dalle 12 alle 20.30 è il momento della 27a edizione della ‘Milano Tattoo Convention’ che riunisce oltre 500 professionisti al Superstudio Maxi in via Moncucco 35. L’evento è diventato un vero punto di riferimento per fan, artisti e semplici curiosi e ha una sua attrattiva a livello internazionale. Nata nel 1996 come un party tra amici entusiasti di tatuaggi, musica e moto, la manifestazione è cresciuta esponenzialmente nel corso degli anni. Ogni edizione ha visto un aumento del numero di artisti partecipanti e di stili rappresentati. Sono previsti anche avvenimenti e iniziative collaterali fra cui mostre d’arte. spettacoli con esibizioni live di body painting, ballo e body modification.

‘I Monologhi dell’atomica’, l’attualità del dolore al Teatro Out Off

In un contesto internazionale terribile – l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra fra Hamas ed Israele – al Teatro Out Off, in via Mac Mahon 16 alle 20.30, va in scena un tema quanto mai attuale nello spettacolo ‘I Monologhi dell’atomica’. In una staffetta per coltivare la memoria – è tratto da Preghiera per Chernobyl di Svetlana Aleksievic e dai racconti dell’atomica di Kyoko Hayashi – Elena Arvigo porta al centro la figura femminile come testimone di episodi tragici legati alla guerra e alla criminalità delle scelte umane. Chernobyl e Nagasaki come capitoli oscuri della nostra storia. Aleksievic rievoca il 26 aprile 1986 attraverso alcune testimonianze/monologhi tra le quali quella di Ljudmila, moglie di un vigile del fuoco. Kyoko Hayashi, hibakusha, così si chiamano in Giappone i sopravvissuti alla bomba atomica, ricorda la sua esperienza personale del 6 agosto 1945.

Sabato 27 gennaio

Docu-film su architetto Rimini perseguitato perché ebreo all’Arlecchino

Alessandro Rimini, nato a Palermo nel 1898 e morto a Genova nel 1976, è una figura paradigmatica dell’architettura e delle privazioni sofferte a causa delle leggi razziali dai professionisti di origine ebraica. Per questo motivo la Cineteca celebra La Giornata della Memoria all’Arlecchino in via San Pietro all’Orto 9, alle 17 e domenica alle 11.30, con il docufilm prodotto dall’Ordine degli Architetti di Bologna, “Alessandro Rimini-Storia di un architetto” di Davide Rizzo. Rimini è famoso, fra l’altro, perché progettò nel 1935 la Torre Snia Viscosa in Piazza San Babila, il primo grattacielo della città, oltre a numerose sale cinematografiche tra cui il cinema Colosseo nel cui cantiere verrà arrestato. Rinchiuso nel campo di prigionia di Fossoli (Modena), riuscì a fuggire durante il trasferimento verso i lager tedeschi. Visse poi in clandestinità fino a tornare in attività nel Dopoguerra.

Scala: Barenboim-Muti, in scena una ‘sfida’ fra i grandi maestri

Un sabato particolare per la musica nel capoluogo lombardo: andrà in scena, sia pure a distanza, una sfida fra due grandi direttori scaligeri. Daniel Barenboim, 81 anni argentino di Buenos Aires, che del teatro è stato guida musicale dal 2006 al 2014, dirigerà infatti la Filarmonica della Scala in una prova aperta speciale al Conservatorio in occasione della Giornata della Memoria. E quasi nello stesso momento Riccardo Muti, 82 anni, nato a Napoli, che della Scala è stato direttore musicale dal 1986 al 2005, salirà sul podio del Piermarini per dirigere la sua Chicago Symphony Orchestra. Barenboim dirigerà la Filarmonica in un concerto tutto dedicato a Beethoven con la sesta e la settima sinfonia. Muti invece guiderà la Chicago in Aus Italien di Richard Strauss e la sinfonia n. 5 di Prokof’ev. Insomma ancora una volta due protagonisti al centro della scena.

Domenica 28 gennaio

Mostra su suore in cuore Siria al Monastero San Benedetto

Ultimo giorno al monastero San Benedetto di via Felice Bellotti 10, dalle 11 alle 19, per conoscere la storia straordinaria delle monache trappiste di Valserena (Pisa) in missione in Siria dal 2005, per la costruzione di un convento al confine con il nord del Libano. La mostra “Azer. L’impronta di Dio. Un monastero nel cuore della Siria” è un percorso di video, interviste, testi e foto che racconta una rara vicenda in una terra di confine e di conflitti. Raccogliendo il testimone dei sette monaci trappisti di Tibhirine (Algeria) rapiti e massacrati nel 1996, quattro suore del convento di Valserena lasciano l’Italia per uno scopo solidale. Azer, facilmente raggiungibile da tutta la Siria, è un’area rurale a stragrande maggioranza musulmana (alawiti e sunniti), con due soli piccoli villaggi abitati da 500 cristiani in tutto, maroniti, latini, greco-cattolici e ortodossi e una ventina di famiglie.

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