Ventisette inchieste aperte. Contro Fontana, contro la Lombardia

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Due sono i casi: o la nostra Regione è il centro mondiale dell’illecito, vero o presunto che sia, oppure hanno ragione coloro i quali parlano di assedio giudiziario e mediatico. Da qui non si scappa se pensiamo ai ventisette fascicoli aperti da quattro diverse procure; ventisette inchieste che, prendendo per buoni i dati pubblicati da Repubblica, offrono un’immagine pessima dall’azione amministrativa e politica del centrodestra a Palazzo Lombardia. Uno scenario appesantito dal coinvolgimento diretto del governatore Attilio Fontana nella vicenda dei camici forniti dall’azienda di suo cognato alla stessa Regione. Storia nota, che ora assume contorni clamorosi proprio perché i pm milanesi hanno indagato il massimo esponente dell’apparato regionale, il leghista Fontana.

Che cosa ci sia di concreto nei sospetti avanzati dai magistrati non siamo nelle condizioni di raccontarlo. Presa così, la questione offre molti lati opachi, attorno ai quali è doveroso fare chiarezza. Conoscendo però Fontana c’è da credere che gli ipotizzati reati di “frode in pubbliche forniture per set sanitari” siano l’esito di (presunte) scorrettezze altrui, che hanno finito per ricadere sul governatore. E sulla Lega, il partito di maggioranza relativa, bersaglio, secondo i leghisti, degli attacchi di magistratura e stampa. Nel mirino c’è proprio la Lombardia, regione colpita dalla pandemia in modo inimmaginabile, con conseguenze sanitarie drammatiche. Una tempesta che sta lasciando una serie di code, comprese quelle giudiziarie. Non a caso i fascicoli aperti riguardano soprattutto la gestione dell’emergenza in molti dei suoi aspetti, con evidenze giornalistiche che non concedono sconti. Anche quando, come nel caso del Pat, il Pio Albergo Trivulzio, si scopre che la Regione non è stata inadempiente e che, tutt’al più, l’esagerato numero di vittime sia da ascrivere alle assenze del personale durante il periodo del lockdown generale.

“La Lombardia dà fastidio” avverte Fontana, ribadendo un concetto che gira da tempo, oramai. “E’ virtuosa sotto molti punti di vista, tiene economicamente in piedi la nazione, ma vuole l’autonomia ed è governata dalla Lega: per questo va affossata” spiega il presidente. E’ la sua opinione, d’accordo. Ma, come si sa, a pensar male a volte ci si azzecca. Lo abbiamo sentito tutti Vincenzo De Luca, governatore della Campania, demonizzare i lombardi. Antipatici? Di più. Si tratta di un’idea diffusa in molte aree del Paese, benché poi ci si rivolga agli ospedali lombardi per curare malattie complesse, che altrove non troverebbero le necessarie competenze.

Detto questo è scontato che anche a Palazzo Lombardia si siano commessi e si commettano errori. Da qui a tirare giù l’intero apparato politico che lo governa ne corre di strada. Però l’obiettivo rimane proprio questo. Ventisette inchieste (ma c’è chi dice siano di più) non sono una coincidenza, ma accanimento terapeutico. Quante altre Regioni sono nelle stesse condizioni giudiziarie per ipotizzati reati attinenti la cosa pubblica? Eppure sappiamo quali siano gli usi e costumi di altre zone italiane. Un fronte caldo, quello lombardo, che riguarda o lambisce personaggi vicini al Carroccio e al centrodestra. Mette in discussione l’efficienza e la funzionalità del sistema. Attilio Fontana assicura che non si farà travolgere da tutto ciò, che continuerà deciso nel proprio  lavoro. E a fronte alta. Poi, è chiaro, i giudizi su di lui e sul suo operato sono dettati dalle prospettive di ciascuno. Non sempre prospettive serene, affrancate dalle appartenenze. A volte inquinate dal livore di una politica e di una stampa che generano conflitti e polemiche per salvare sé stesse.

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