Fratus & C. condannati, la Lega non ci sta: «Forza Fratus, il tempo è galantuomo»

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LEGNANO – «Oggi più che mai… Forza Gianbattista Fratus!». Il deputato della Lega Fabrizio Cecchetti accoglie la sentenza di oggi a carico del sindaco di Legnano con poche parole dall’evidente significato assolutorio, almeno a livello politico. «Il tempo è galantuomo» aggiunge Cecchetti, che sul suo profilo Facebook ripubblica la foto scattata con Fratus nella campagna elettorale del 2017 (vedi sopra). Commento e fotografia condivisi sui social dal segretario della sezione cittadina della Lega, Mirko Gramegna. Nessun commento invece da Matteo Salvini, né dalla Segreteria Nazionale lombarda della Lega, guidata da Paolo Grimoldi, da noi interpellati.

Da Forza Italia «vicinanza e garantismo»

A intervenire, nelle file dell’ex maggioranza al governo della città, è invece Forza Italia Legnano, che in una lunga nota ribadisce di aver «sin da subito mostrato vicinanza ai nostri amministratori coinvolti nell’inchiesta» e di essere per «il garantismo come metodo senza alcuna deroga, insieme con fermezza e determinazione laddove vengano accertati comportamenti illeciti. Auspichiamo – prosegue la nota – che nei successivi gradi di giudizio possano dimostrare la estraneità ai fatti accertati in primo grado e dunque una riforma della sentenza oggi emessa». La sezione cittadina di FI, guidata dal commissario Roberta Paparatto, ricorda quindi quanto di buono fatto in passato dal partito «grazie all’azione delle amministrazioni Vitali e Cozzi» e lancia un messaggio: «Per Legnano ora più che mai è il momento del coraggio: il coraggio di aspettare con responsabilità che passi questa fase critica e allo stesso tempo elaborare una ripresa, nonostante le preoccupazioni economiche».

Gli ex consiglieri di opposizione: «Avevamo ragione»

Di opposto tenore i primi commenti degli ex consiglieri comunali di opposizione. «Sindaco, vicesindaco e assessora condannati – scrive Daniele Berti, già del Movimento per Legnano, fra i dimissionari che fecero decadere il Consiglio comunale – Chi erano quelli che avevano ragione? Il Consiglio lo abbiamo fatto saltare noi». Laconico l’ex presidente del Consiglio comunale Antonio Guarnieri: «Se ancora qualcuno non aveva capito…», come pure il PD legnanese: «Chi sbaglia paga». Per il candidato sindaco del centrosinistra, Lorenzo Radice, «al di là di come andrà a finire la vicenda giudiziaria, la sentenza fa luce su un modo di gestire la politica che noi non accettiamo e a cui ci siamo opposti. Speriamo sia l’ultima pagina di un vecchio, bruttissimo libro di una storia che abbiamo chiuso da mesi. Perché oggi siamo nel pieno di in un’altra crisi, senza un sindaco e una guida. Anche questa è una responsabilità di chi ha governato Legnano dal 2017».

Rigamonti (M5S): «Nulla da festeggiare»

Fra i candidati sindaci alle prossime elezioni, il primo a prendere posizione sulla sentenza del Tribunale di Busto Arsizio è stato Simone Rigamonti dei Cinque Stelle: «Nulla c’era in fascicolo, secondo loro… Io non gioisco, mi dispiaccio per questa pagina di Legnano». Dallo stesso movimento arriva il commento del deputato legnanese Riccardo Olgiati: «Ci prendevano in giro con arroganza, sicuri che chi vince le elezioni diventa il padrone indiscusso della città al di sopra delle regole. Da un episodio collegato abbiamo scoperchiato un vaso che nascondeva ben altro. Adesso si chiuda la pagina più brutta per la storia della città di Legnano – conclude Olgiati – e si ricominci a lavorare per rilanciare l’immagine di una città che non si meritava tutto questo».

Brumana (Movimento dei cittadini): «Condanna politica»

Per Franco Brumana, avvocato e candidato sindaco del Movimento dei cittadini, «la questione penale presenta aspetti giuridici complessi, ma ciò che è emerso dalle intercettazioni è significativo ed è più che sufficiente per una condanna politica, che sarebbe stata inevitabile anche nel caso in cui i tre fossero stati assolti. Risulta infatti palese che con il loro sistema di nomine miravano a ricompensare gli appoggi elettorali e le prestazioni dei loro sostenitori e non allinteresse pubblico. Laspetto più grave delle vicende oggetto del processo penale – prosegue Brumana – è costituito dal fatto che i tre stavano consolidando la loro padronanza della città occupando i posti chiave di potere locale, quale presupposto per agire liberamente a tutto campo. Occorre poi ricordare che Legnano si è liberata dalla morsa di questo gruppo di potere senza attendere gli arresti e l’attuale condanna, che non hanno avuto alcun rilievo nella caduta della giunta Fratus».
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