L’invasione, Craxi e l’inascoltata premonizione

buffoni craxi immigrazione

di Andrea Buffoni*

In questi giorni di grande tensione ed impotenza per il drammatico acuirsi dell’intenso e incontrollabile flusso migratorio sulle coste italiane di Lampedusa, letteralmente invase, si assiste allo sterile e stantio contrappunto di polemiche strumentali e accuse incrociate tra le forze politiche, alternativamente di maggioranza e minoranza. Il dibattito di fatto si concentra nella sola prospettiva di accusare l’avversario, dimentichi delle posizioni via via assunte nel corso degli anni a seconda del contesto politico e nella prospettiva delle elezioni europee del 2024.

Si aggiunge il correlato fallimento egoistico dell’Unione Europea, rimasta unione economica peraltro nazionalista, mai divenuta unione politica tesa a privilegiare le scelte miope di autotutela delle politiche interne in particolare di Francia e Germania.

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Andrea Buffoni

In questo contesto risultano attuali le profetiche e premonitrici, quanto inascoltate, parole che Bettino Craxi il 14 febbraio 1992 pronunciò all’Assemblea Generale dell’ ONU, nel prestigioso ruolo allora ricoperto di Alto Rappresentante nominato dal Segretario Generale Perez de Cuéllar Javier prima per il problema del debito pubblico dei Paesi in via di sviluppo e poi per la tragedia della fame nel mondo in particolare del continente africano, presago dell’ondata migratoria che ci avrebbe travolto.

“Le correnti emigratorie e migratorie sono destinate a gonfiarsi in modo impressionante … in assenza di un accelerato processo di sviluppo che abbracci tutta la riva sud del Mediterraneo, saranno delle tendenze inarrestabili, le popolazioni giovanissime vanno decise verso le luci delle città se noi non accenderemo un maggior numero di luci in quei paesi…..”

Riconoscimento seppure tardivo, sarebbe doveroso, specie da parte della sinistra, ammesso che esista, a rilevare la statura politica internazionale del leader socialista e della stagione politica allora interpretata e vissuta.

Il monito è rimasto inascoltato. Negli anni nulla è mutato e il quadro complessivo si è aggravato. L’attualità non è assolutamente tranquillante. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, lo spagnolo Josep Borrel, ha dichiarato di non condividere il piano in dieci punti, concordato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni – peraltro appiattita sulle posizioni della destra sovranista europea in competizione con la Lega di Salvini – con la leader Ue Ursula von der Leyen. Pura enunciazione in carenza di politiche conseguenti l’affermazione del Ministro degli Esteri Tajani “urge un piano per l’Africa servono soluzioni non sparate elettorali”. Le opposizioni sono divise tra loro e al loro interno, specie il PD, subordinato alla maggioranza politica che governa il Parlamento europeo.

*già parlamentare del Psi

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