GALLARATE – «Da lontano pensavo fosse un animale, anche perché non mi era mai capitato di vedere una persona in superstrada. Avvicinandomi ho realizzato subito che era un uomo». E’ il racconto di N.P., giovane di Gallarate, che domenica 6 novembre all’alba si è imbattuto in Francesco Meazza pochi istanti prima che un’altra macchina lo travolgesse e uccidesse sul colpo mentre camminava senza meta sulla 336.
Gli ho gridato
Il giovane gallaratese lo ha visto pochi minuti dopo le 5. Stava rincasando dopo una serata trascorsa al Secret Room quando ha visto il 25enne ingegnere di Origgio all’altezza dell’area di servizio Ip Matic tra l’uscita di Busto-Cassano e Gallarate Est. «Camminava in superstrada», racconta. E’ accaduto tutto in pochi attimi. «Gli ho suonato, lui si è spostato dentro al distributore, ho rallentato, lui mi ha guardato ed è uscito ancora in strada. Camminava a passo spedito e ha cominciato ad agitarsi. Sembrava in stato confusionale, muoveva la mano come volesse fare il segno dell’autostop. Di questo non ne sono sicuro, è una mia deduzione perché aveva il braccio fuori. Gli ho gridato, non so se mi ha risposto».
La telefonata ai carabinieri
D’istinto, il gallaratese ha pensato che la cosa migliore fosse telefonare ai carabinieri. Anche perché appena ha realizzato e messo a fuoco cosa fosse accaduto ormai con la sua auto era già distante. «Ho chiamato il 112, erano le 5.13. Ho ancora la chiamata registrata sul telefono. Ho avvisato che c’era una persona a piedi in superstrada e mi hanno detto che avrebbero subito provveduto. Mi sono rincuorato, sono andato a letto pensando di aver fatto qualcosa di buono. Ho scoperto della sua tragica morte soltanto la mattina dopo, quando mi sono svegliato e ho letto la notizia su internet. Da domenica non faccio che pensare a lui e anche a quei due poveri ragazzi che sentono il peso di averlo travolto. Avrei potuto essere al loro posto».