Truffa del tax refund a Malpensa: indagini chiuse. Ma qualche indagato è sparito

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MALPENSA – Si fingevano turisti in visita in Italia dalla Cina per poter usufruire del tax refund: un modo semplice ma efficace per poter fare shopping di lusso a prezzi stracciati e poi rivendere la merce a prezzo pieno. Indagini chiuse per 46 cinesi (che turisti non erano vivendo tutti in Italia): alcuni stanno già patteggiando. Per gli altri il pubblico ministero di Busto Nadia Calcaterra è pronta a chiedere il rinvio a giudizio. Alcuni indagati, però, potrebbero nel frattempo aver deciso di “sparire” rendendosi irreperibili alla giustizia.

Evasa Iva per 700mila euro

Per tutti l’accusa è di truffa ai danni dello Stato: per gli inquirenti gli indagati avrebbero evaso oltre 700mila di euro di Iva con il sistema architettato. Dato interessante: i 46 indagati non costituivano una banda organizzata. Ciascuno agiva in autonomia: il passa parola avrebbe fatto sì che il sistema di truffa si diffondesse e venisse adottato dai singoli. Bottino dello shopping sfrenato era accessori griffatissimi: in particolare borse da Louis Vuitton, passando per Valentino e altri grandi firme dello stile nel mondo. Il sistema era semplice: i truffatori esibivano passaporti veri ma biglietti aerei falsi. Grazie a questo sistema riuscivano a farsi rimborsare l’Iva degli acquisti fatti nei negozi di moda più esclusivi di Milano.

Un mercato parallelo in chat

La merce veniva poi rivenduta a dei connazionali. I militari della guardia di finanza di Malpensa hanno controllato quasi 5mila acquisti. Il business aveva creato un vero e proprio mercato parallelo di oggetti di lusso che venivano rivenduti su WeChat a prezzo pieno. Il venditore ci guadagnava due volte: il rimborso dell’Iva e l’incasso della vendita. Alcuni indagati stanno patteggiando. Altri come detto hanno fatto in modo di essere piuttosto difficili da trovare dalla polizia giudiziaria.

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