Manovra correttiva a Busto, Magugliani: «Aiuti? Lo Stato ci dia più flessibilità»

BUSTO ARSIZIO – La manovra correttiva di bilancio per l’emergenza Coronavirus svelata dall’assessore al bilancio Paola Magugliani. In questi giorni è al centro del dibattito politico bustocco, con il bilancio consuntivo che andrà in approvazione in consiglio comunale il prossimo 9 maggio, «ma solo per ragioni tecniche – chiarisce l’assessore – saremmo stati pronti per portarlo in aula entro la normale scadenza del 30 aprile». Ma è sul preventivo 2020, stravolto dall’emergenza Covid-19, che sono puntati i riflettori delle forze di maggioranza e di opposizione. «Sarà una manovra molto articolata, la metteremo a punto con grande serenità. Ma il principio che sto cercando di far passare è che la fretta è cattiva consigliera – rivela Paola Magugliani – la quadra è vicina, ma vogliamo avere una fotografia la più completa possibile delle risorse che avremo a disposizione e, sulla base di tutto quello che ha comportato questo periodo di stop, di quelle che dovranno essere effettivamente utilizzate nel corso del 2020. Per arrivare ad un bilancio di previsione che non sia un periodo ipotetico dell’irrealtà, ma quanto più possibile realistico». Insomma, una manovra correttiva concreta e con solide basi, e non solo fatta di “titoli” e di promesse.

Che impatto avrà il lockdown sui conti del comune di Busto?

«Un impatto da svariati milioni di euro. In entrata minori incassi dai parcheggi e dalle contravvenzioni, dalle rette degli asili nido e delle scuole materne, dagli avvisi di accertamento, solo per citare degli esempi. In uscita dovremo rivedere i canoni delle partecipate, rimandare una parte del piano delle assunzioni, rimodulare gli stanziamenti per gli eventi e gli investimenti sulle opere pubbliche, riconvertire fondi che erano vincolati per allinearli alle esigenze attuali. Al momento abbiamo utilizzato tutti gli strumenti per venire incontro alla situazione oggettiva di difficoltà, il lavoro di queste settimane con gli assessori è sulla verifica di ciascun capitolo per capire cosa si fa e cosa non si fa. Con la logica amministrativa del buon padre di famiglia».

Il bilancio starà in piedi o ci sarà bisogno di sostegni esterni, dallo Stato ad esempio come chiede Anci?

«Ci auguriamo un intervento, ma più che invocare aiuti sarebbe bene che Roma ci lasciasse maggiore flessibilità, sia sul fondo crediti inesigibili che sui vincoli interni ai capitoli di bilancio, ma anche sui bandi europei, che oggi sono difficili da intercettare per le amministrazioni locali. Per ora sull’emergenza abbiamo ricevuto da Regione Lombardia 71mila euro per le sanificazioni e un milione per gli investimenti nelle opere pubbliche, risorse che applicheremo nel bilancio e che ci consentiranno di liberare altri stanziamenti già preventivati. E poi era importante correre ad approvare il consuntivo per liberare i soldi dell’avanzo. Si tratta di 1,33 milioni sul consuntivo, di cui 330mila euro già applicati in variazione di bilancio d’urgenza per le gare del palaghiaccio, per il parcheggio del tribunale e per l’adeguamento delle attrezzature informatiche per lo smart working, più altri 1,4 milioni di avanzo libero».

Cosa ha fatto finora Busto per rispondere all’emergenza economica?

«Per prima cosa abbiamo immediatamente sospeso tutti gli avvisi di accertamento di Municipia, che aveva iniziato una corposa attività di recupero dell’arretrato sugli anni passati, ma anche tutti i versamenti dei tributi, sia per quanto riguarda le rateazioni in corso, ad esempio quelle della Tari dello scorso autunno, sia per altri tributi come la Tosap e l’imposta sulla pubblicità, senza contare le rette dei nidi e delle materne comunali e gli altri servizi scolastici. Uno stop che lunedì (27 aprile) abbiamo formalizzato con una delibera di giunta, che non ha fatto altro che mettere nero su bianco quello che stiamo già facendo da quando è iniziata l’emergenza. Tutte le scadenze del periodo tra marzo e maggio sono state prorogate al 30 giugno, senza alcuna maggiorazione o sanzione, anche per chi aveva appena ricevuto il bollettino e non l’ha ancora pagato».

Cittadini e commercianti si chiedono se alcune imposte verranno cancellate nel periodo di lockdown. Cosa farete?

«A differenza di altri comuni che hanno scadenze ravvicinate, noi non abbiamo urgenza di deliberare una rimodulazione dei tributi, perché ad esempio la nostra Tari 2020 scatta in autunno. Abbiamo tutto il tempo per affinare la manovra sulla base delle esigenze che emergeranno da qui alle prossime settimane. Per altre imposte, come l’Imu che si versa a giugno e dicembre, con una quota che il Comune poi riversa allo Stato, abbiamo già delle idee da discutere in maggioranza, ma la mia intenzione è di tutelare al massimo Busto Arsizio, evitando che essere troppo virtuosi possa poi penalizzarci nel momento in cui lo Stato, come auspicabile, decida di “risarcire” gli enti locali dei mancati introiti di una tassa che venga cancellata o rimodulata a livello centrale. Se ne parla già per l’Imu, ma anche per la tassa di occupazione del suolo pubblico, che il governo sta pensando di esentare, rimborsando i comuni dei mancati introiti. Già nel 2007, quando ci fu la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, Busto l’aveva già ridotta al minimo e non ottenne la compensazione da Roma. A volte essere virtuosi non paga. Non dobbiamo avere fretta di decidere subito, anche se l’obiettivo è chiaro: cancellare le imposte a chi in questi mesi non ha lavorato».

Ci spiega concretamente come si traduce questa virtuosità?

«Ad esempio, contrariamente ad altre amministrazioni, Busto non ha dovuto ricorrere ad anticipazioni di tesoreria, perché abbiamo circa 9 milioni di euro in cassa, nonostante i mancati incassi di tributi e accertamenti sospesi. Inoltre, anche se in smart working, l’ufficio che si occupa dei pagamenti ha lavorato a pieno regime nel periodo di lockdown, con l’obiettivo di mantenere la tempestività dei pagamenti a terzi, in modo da non mettere in difficoltà i nostri fornitori. Grazie a questa rapidità nei pagamenti delle fatture, come previsto dalla legge, nel bilancio 2020 potremo accantonare 400mila euro in meno nel capitolo del fondo crediti di dubbia esigibilità».

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