Masterplan, Magrini: «Il silenzio dei nostri deputati su Malpensa è preoccupante»

Il presidente della Provincia Marco Magrini

VARESE – «Hanno deciso di sacrificare Malpensa per far crescere lo scalo cargo di Montichiari? Lo dicano chiaramente i politici romani. E se così fosse, come si può intendere da una serie di messaggi lanciati a più riprese, come rispondono e soprattutto cosa intendono fare i nostri rappresentanti a Roma e a Bruxelles? Non dimentichiamoci che Malpensa in passato è stata definita la “madre di tutte le battaglie”». Marco Magrini, presidente della Provincia di Varese sintetizza così la sua articolata riflessione in merito alla bocciatura del Masterplan di Malpensa e in particolare della Cargo city.

E poi lancia un appello: «Il giudizio negativo è stato uno schiaffo al lavoro fatto dai territori, dai sindaci, dal Cuv e dalla Regione. Il governatore Fontana ha ragione. Ora però serve un segnale anche dai nostri deputati ed eurodeputati. Il loro silenzio non lo possiamo accettare. Bisogna fare squadra».

L’intervento integrale

Ho atteso qualche giorno prima di esprimere il mio pensiero, come presidente della Provincia di Varese, sulla bocciatura all’espansione della “Cargo City” a Malpensa da parte della Commissione Tecnica per la Verifica dell’impatto ambientale (VIA) del ministero dell’Ambiente. Vi è un sì al “Masterplan 2035” ma solo per quel che riguarda gli interventi previsti all’interno del sedime o spazio portuale. C’è il “giudizio di compatibilità ambientale” con la prescrizione di non intaccare però “habitat naturali o seminaturali di brughiera”, con riferimento evidentemente all’unico progetto fuori dello scalo da parte di Sea, nel territorio di Lonate Pozzolo. Inutile dire che ho un pensiero profondamente negativo e diverso su questa presa di posizione del Ministero, il che non mi mette contro chi difende l’ambiente.

Credo infatti che si debba dire basta alla retorica dei discorsi contrapposti, a questo modo di “arretrare” in un territorio che potrebbe e dovrebbe essere locomotiva al pari di altre province lombarde, frenato invece da tesi ed antitesi. Sempre da pensieri discordi incarnati spesso dalla politica e da coloro che pensano che i politici – se non allineati ai loro “dogmi” – siano il male assoluto. Così la politica si attapira, per usare un termine popolare, mentre gli ambientalisti esultano come in un copione già visto ma che in una Provincia come questa andrebbe cambiato con il coraggio delle idee, anche sul futuro dello scalo di Malpensa. Con la volontà degli uni e degli altri di guardare, se non lo stesso obiettivo, almeno nella medesima direzione. Condivido il rammarico e la delusione del Governatore lombardo Attilio Fontana ed ha ragione quando dice che la commissione non ha considerato le valutazioni pregresse fatte nel tempo e con molto lavoro di concertazione da tutti gli attori del territorio. Questo a detrimento di un comparto, segnatamente nel settore Cargo, che rischia di ricevere uno sfratto dalla Provincia con le Ali. Un danno incalcolabile per le industrie. A tal proposito richiamo lo storico lavoro di cucitura, di mediazione – questo deve fare la Politica – che gli Enti coinvolti hanno fatto con tutti i sindaci del Cuv per arrivare alla firma del protocollo d’intesa del Masterplan esattamente un anno fa, il 6 giugno 2022. Non è stato semplice, si è trattato anche sul singolo ettaro da restituire alla comunità come sulla volontà di usare energia “green”, ma questo fa la politica, “tratta” per il bene complessivo di un territorio. Sono quindi due volte amareggiato, perché la Commissione Tecnica per la VIA rischia di cancellare anche questo lavoro istituzionale durato anni.

Attacco a Malpensa?

Mi ha colpito infine, nello scorrere l’Istruttoria VIA sul Masterplan Malpensa 2035, un oggetto della prescrizione da parte del Ministero, dove si invita a “valutare la possibilità di una diversa distribuzione del trasporto cargo con altri aeroporti (tipo Brescia) nel rispetto del nuovo PNA e della relativa procedura della VAS”. Ha colpito non solo me ma anche rappresentanti politici del territorio. Lo stesso principio è stato esposto da importanti esponenti di Governo in un incontro organizzato dai Giovani di Confindustria Brescia il 3 maggio scorso. “Penso – hanno detto questi ministri e cito testualmente dai giornali e dalle agenzie di stampa – che Montichiari non possa, debba crescere, soprattutto nel campo dei cargo. Malpensa, Linate, Orio, Montichiari, Verona e Venezia possono assolutamente convivere con target diversi”. Lo stesso auspicio, basta scorrere la rete, è visibile in altri convegni dove hanno partecipato altri illustri esponenti del mondo politico e produttivo lombardo. Ecco – lo dico davvero senza polemica alcuna – credo sia importante definire, chiarire cosa vogliono dire queste parole: a questo punto, quale deve essere il target di Malpensa? Lo definisce il territorio, viene scelto a Roma, viene indicato da grossi ed importanti stakeholder? Secondo Provincia di Varese l’aeroporto di Malpensa deve continuare a giocare un ruolo da protagonista nella congiuntura economica, supportando la logistica e i comparti produttivi e distributivi. Se c’è la necessità di sviluppare una sorta di “Cargo Community” con altri scali, come auspicato da qualcuno, va bene. Basta saperlo, è il tempo della chiarezza. Il territorio provinciale ha bisogno di risposte sul futuro di Malpensa, sulla sua Cargo City: una miriade di imprese già martoriate dalla pandemia vedono come fisiologica –forse non condivisibile ma naturale – la difesa degli ambientalisti dell’area sud. Fanno invece più fatica a capire invero i criptici messaggi “romani”.