Mensa dei poveri, la difesa: «Contro Gorrasi nessuna prova. Va assolto»

palumbo gorrasi

MILANO – Nessuna truffa: Carmine Gorrasi, l’ex segretario provinciale di Forza Italia a Varese ed ex consigliere comunale a Busto Arsizio, finito nell’inchiesta Mensa dei poveri non solo è innocente, ma – come ha specificato oggi, lunedì 12 giugno il difensore Roberto Craveia, davanti al collegio del Tribunale di Milano presieduto da Paolo Guidi, avrebbe subito una serie di irregolarità processuali durante la requisitoria del pubblico ministero Stefano Civardi.

Difesa decisa

Una difesa appassionata e “muscolare”, se possibile quella di Gorrasi che risponde di due capi di imputazione. La sua posizione è sempre stata più sfumata rispetto ad altri personaggi quali, uno per tutti, Nino Caianiello considerato la cerniera degli illeciti tra le province di Milano e Varese.

Nessun passaggio di soldi

Nel primo caso si parla di una “falsa” sponsorizzazione da parte al Busto81, società di calcio di cui Gorrasi è tra i dirigenti, per sponsorizzare la campagna elettorale di Angelo Palumbo, poi eletto in Regione. 10mila euro, 4mila dei quali destinati a Caianiello secondo l’accusa, camuffati da sponsorizzazione alla società calcistica. Peccato che lo striscione pubblicitario di chi versò il denaro era davvero ben visibile a bordo campo, che Gorrasi non aveva accesso ai conti societari e che – come Craveia ha sottolineato più volte – non ci sia passaggio di denaro ad altri. In sintesi i soldi, se dovevano arrivare a qualcuno, rimasero invece al loro posto.

Deve essere assolto

Altro capo di imputazione. Il presunto accordo tra l’europarlamentare Lara Comi, Gorrasi (per il quale l’accusa ha chiesto una condanna a 4 anni) e un collaboratore di Comi di truffare l’Ue per garantire uno stipendio a Caianiello. In sintesi: al collaboratore sarebbe stato aumentato il compenso, a fronte di un aumento dei carichi di lavoro (il tutto certificato dalla Ue) con il collaboratore che avrebbe dovuto retrocedere l’aumento in questione a Caianiello o al Partito. Retrocessione che non ci fu. E accordo che in ogni caso – ha precisato Craveia – non ha mai visto Gorrasi coinvolto. Chiesta l’assoluzione.

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