Milano, inchiesta sui camici della moglie di Fontana: l’accusa è di turbativa d’asta

MILANO – Turbativa d’asta. E’ questa l’ipotesi di reato formulata dalla procura di Milano in relazione alla molto discussa fornitura di camici per un valore di 513mila euro a Regione Lombardia con affidamento diretto a Dama spa (avvenuto il 16 aprile scorso in piena emergenza Covid), società amministrata dal cognato del governatore Attilio Fontana (nella foto) e della quale la moglie del presidente detiene una quota. Lo scrive Repubblica.

Si trattò di una donazione

A inizio giugno, quando la trasmissione televisiva Report aveva fatto emergere la vicenda, Fontana aveva parlato di donazione a Regione Lombardia da parte dell’azienda di famiglia. Di fatto i 513mila euro erano stati restituiti e i camici consegnati: la Dama spa non quindi incassato un euro. Inizialmente la procura aveva iniziato le verifiche del caso senza formulare immediatamente un’ipotesi di reato. Un esposto del Codacons ha cambiato le cose. L’accusa è di turbativa d’asta. A Report, Andrea Dini, amministratore di Dama spa, aveva parlato di errore. «Si tratta di una donazione – aveva rimarcato – Un errore commesso dai miei mentre io non ero in azienda». Dini aveva dichiarato di essersene accorto e di «Aver rettificato. Doveva essere una donazione. Abbiamo tutte le carte per dimostrarlo: mai preso un euro e mai ne prenderemo».

Fascicolo della procura per i camici donati alla Regione. Il “clima d’odio”

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