VISTO&RIVISTO Quando il bene e il male si confondono pericolosamente

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di Andrea Minchella

VISTO

YOUR HONOR, di Peter Moffat (Stati Uniti 2020/21, 54/63 min x 10, Sky Atlantic).

Non siamo buoni o cattivi. Lo diventiamo, probabilmente, in base a al contesto o alle situazioni in cui ci ritroviamo. Se dobbiamo salvare qualcuno che amiamo siamo disposti a compiere qualsiasi azione, pur di raggiungere i nostri scopi. Questa è la riflessione che sta alla base di “Your Honor” bella produzione Showtime che segna, anche, la ripresa dei lavori delle produzioni televisive dopo il lockdown mondiale della primavera scorsa dovuto alla pandemia.

Peter Moffat, autore brillante e molto attento soprattutto di serie “legal”, come “North Square” o”Criminal Justice”, importa e rielabora da Israele una storia avvincente e molto tesa che diventa un prodotto televisivo  interessante e originale. Showtime realizza, prendendo spunto dalla produzione israeliana “Kvodo”, appunto, una serie ben fatta che si poggia, oltre che su una sceneggiatura molto ben scritta e ritmata, sull’interpretazione unica del bravissimo Bryan Cranston.

Cranston, che per tutti rimane il “Walter White” della leggendaria “Breaking Bad”, riesce qui a farci dimenticare, anche solo per la durata della serie, di quando era un docente di chimica che decideva, per buone ragioni, di diventare uno dei più incredibili e spietati trafficanti di droga della storia della serialità televisiva. In “Your Honor” il bravo attore, che si fa crescere i capelli e si tagli il pizzetto, interpreta la parte di un giudice di New Orleans che trascorre una vita tranquilla tra i processi che è tenuto a presiedere, lo “Jogging” serale, quasi terapeutico, e il rapporto non facilissimo che ha con il figlio Adam. Vedovo dell’amata moglie fotografa, Michael ama suo figlio e farebbe di tutto per la sua serenità.

La lucidità e la serietà del giudice vengono però messi in discussione quando nella sua vita si scaglia una tragedia enorme e contorta. Il figlio Adam ha causato la morte di un ragazzo in un incidente stradale. Impaurito scappa e cerca aiuto dal padre. Se in un primo momento la parte razionale e giustizialista prende il sopravvento nell’anima del padre Michael, alla notizia dell’identità del ragazzo ucciso l’istinto e la paura si insinuano tanto da far cambiare completamente i piani al serio e calcolatore giudice.

Adam, infatti, ha ucciso il figlio di uno degli esponenti più violenti e vendicativi della famiglia criminale Baxter, che a New Orleans gestisce da anni affari illegali e pericolosi. La corsa contro il tempo di Michael, dunque, diventa la cifra predominante del ritmo incessante della narrazione di questa storia. Il giudice deve trovare, nel giro di poco tempo, una soluzione che possa mettere al riparo la già fragile e segnata esistenza del figlio Adam. Lo spettatore è costretto a seguire tutta la storia per capire meglio il contesto in cui la vicenda si svolge. Fanno da sfondo le ingiustizie e il razzismo striscianti che, soprattutto negli Stati del sud, fanno ancora fatica a lasciare il passo all’uguaglianza tanto evocata ma difficile da conquistare.

Una storia che, seppur in alcuni passaggi scontata e troppo lineare, si incastra bene in una messa in scena di ottima qualità che rende l’intero prodotto interessante e “shakespearianamente” attraente. Sì perché in certi passaggi sembra di assistere ad una tragedia del drammaturgo inglese in cui ogni certezza si sgretola a favore di un istinto, prettamente umano, di compiere qualsiasi azione pur di raggiungere lo scopo che ci siamo prefissati di raggiungere.

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RIVISTO

DEXTER, di James Manos, Jr. (Stati Uniti 2006-2013, 50 min x 96, Sky Atlantic).

Sulla base dei personaggi creati da Jeff Lindsay, James Manos Jr. dà vita ad una delle produzioni televisive più di successo ed interessanti degli ultimi decenni. Assistiamo, infatti, alla narrazione di un cattivo “sui generis” che compie omicidi seguendo un proprio rigoroso codice: uccide soltanto criminali che sono sfuggiti alla giustizia.

Ma la storia diventa ancora più incredibile ed originale perché il protagonista Dexter è un insospettabile, tranquillo e metodico tecnico della polizia scientifica di Miami. Lo spettatore, puntata dopo puntata, si affeziona a Dexter e alla sua vita. Si affeziona alle sue scelte e alle persone che lo circondano. Ogni personaggio, infatti, viene descritto e ritratto con una peculiarità e un’attenzione che rendono l’intera serie come un viaggio unico e irripetibile. Fa da sfondo una Miami calda e onirica che si miscela in maniera discreta e quasi silenziosa con una narrazione continua e avvolgente che fa sentire lo spettatore come un personaggio attivo della storia. Da ritrovare e rivedere.

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