VISTO&RIVISTO Il potere della parola, che sia scritta o parlata

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di Andrea Minchella

VISTO

LASCIALI PARLARE, di Steven Soderbergh (Let Them All Talk, Stati Uniti 2020, 113 min., Sky Premiere).

Una traversata. E non una crociera. Questa frase, detta da una quasi cinica Meryl Streep, riassume perfettamente questo ennesimo lavoro del poliedrico e proficuo regista statunitense. La pellicola, che viene trasmessa in streaming dalle maggiori piattaforme televisive del mondo, in Italia a pagamento da Sky, è incentrata su Alice, interpretata da una sempre centrata Meryl Streep. Alice è una scrittrice in crisi artistica che per andare a ricevere un prestigioso premio in Inghilterra decide di affrontare il viaggio, dagli Stati Uniti, su di una nave, la Queen Mary 2, insieme alle sue amiche più care, ed al nipote Tyler. La traversata dell’Oceano diventa un sorprendente ritratto della vita e dell’arte e della continua contaminazione che avviene tra loro.

Soderbergh confeziona un film difficilmente collocabile in un genere. Fuori dagli schemi e fuori, quasi, dal tempo, “Lasciali Parlare” diventa un manifesto unico e convincente del potere immenso e terapeutico della parola scritta e parlata. Alice ha scritto romanzi che hanno stregato il mondo intero. Alice vuole riunire le sue amiche, che non hanno avuto la stessa fortuna che ha avuto lei, per confrontarsi, con l’uso delle parole, sulle divergenze e sui rancori che, probabilmente, hanno preso sempre più spazio con il passare del tempo. Alice, in fondo, vuole condividere il suo successo con le sue fonti d’ispirazione. Perché uno scrittore prende sempre spunto dal mondo che lo circonda. In questo caso sia Susan, una strepitosa Dianne Wiest, sia Roberta, una Candice Bergen d’altri tempi, sono state spunti, loro malgrado, per le storie di Alice.

Soprattutto Roberta e la sua tumultuosa vita sono le protagoniste del suo più grande successo letterario. Messa alle strette proprio da Roberta, Alice spiega all’amica che più che un “plagio”, il suo libro nasce dalla sua vita e dalle sue amicizie. È inevitabile, secondo la scrittrice, che il mondo attorno a lei possa entrare a far parte delle sue storie. Roberta, invece, pensa che la sua vita, e i suoi fallimenti, siano stati presi e, cambiati i nomi e i dettagli troppo riconoscibili, descritti nel libro “Tu Sempre, Tu Mai”, il libro che ha reso una specie di leggenda Alice Hughes, e di cui molti, soprattutto la sua agente letteraria Karen, sperano venga scritto presto il “sequel”. Proprio Karen, anche lei sulla nave senza che Alice lo sappia, cerca di avvicinare Tyler per poter scoprire se la sua cliente stia scrivendo un nuovo romanzo. Tra i due sembra subito crearsi una particolare sintonia che però, presto, si manifesterà per quello che in realtà è.

Steven Soderbergh realizza un film “in presa diretta”. Si imbarca, davvero, sulla Queen Mary 2, con un cast di attrici di un cinema che non esiste più, una troupe ridotta al massimo e incomincia a girare come se stesse improvvisando. La sceneggiatura, di giorno in giorno, viene cambiata o arricchita con nuovi elementi. La vera scenografia del film è la nave con le sue infinite “locations” che fanno da sfondo allo scorrere della narrazione. Sembra quasi che il regista si metta la macchina in spalla e decida di filmare una storia che fa parte della realtà, i cui personaggi sono scolpiti nel mondo che ci circonda e non nella fantasia di uno sceneggiatore. Il risultato è, all’inizio, ambiguo. Il giudizio, con una visione distratta e superficiale, può essere negativo. In realtà Steven Soderbergh realizza un altro innovativo esperimento che va ad arricchire la sua lunghissima e variegata filmografia.

Il film, soprattutto nelle parti di Karen e Tyler, è un chiaro e palese omaggio alla filmografia di Woody Allen: i dialoghi, gli ammiccamenti e gli sguardi dei due ragazzi rimandano agli infiniti e sempre sorprendenti discorsi tra i personaggi del “padre” di Manhattan. I bravi Lucas Hedges e Gemma Chan potrebbero essere benissimo i protagonisti di una delle tante commedie firmate da Allen.

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RIVISTO

MIDNIGHT IN PARIS, di Woody Allen (Stati Uniti- Spagna 2011, 94 min.).

La crisi artistica declinata secondo la visione cinica e mai banale di Woody Allen. I bravi Owen Wilson e Rachel Mc Adams, insieme ad un nutrito cast eterogeneo, danno vita alla più europea commedia di Allen.

Tra visioni e sogni, personaggi storici ed artisti del passato, la narrazione sembra essere un flusso di coscienza che, senza meta, porta i protagonisti ad esperienze surreali che cambieranno per sempre le loro vite. Da rivedere.

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