Liste d’attesa, gettonisti, medici di base e modello Varese: Bertolaso a tutto tondo

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L'assessore regionale Guido Bertolaso dal palco delle Ville Ponti

VARESE – «Vogliamo migliorare la qualità»: si riassume in queste poche parole l’obiettivo principe dell’assessore al welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso, che oggi ha fatto tappa a Varese nel tour che lo sta portando sul territorio a confronto con le varie Ats e Asst. «Il Covid e le sue conseguenze – ha detto – hanno cambiato il volto della sanità anche in Lombardia e noi invece vogliamo ripristinare l’abitudine a una sanità di vera eccellenza». Un percorso fatto di tanti tasselli, che l’assessore ha voluto elencare uno a uno (nel video qui sotto l’intervista con i temi principali toccati).


Fare squadra

Alle Ville Ponti Bertolaso ha prima ascoltato, sedendosi in prima fila in una platea composta da professionisti sanitari, sindaci, istituzioni e associazioni, quindi si è concesso al microfono in chiusura. Sul palco i vertici della sanità delle province di Varese e Como: il direttore generale di Ats Insubria Salvatore Gioia e i numeri uno delle Asst: Giuseppe Micale (Sette Laghi), Daniela Bianchi (Valle Olona) e Luca Stucchi (Lariana). «Quattro personaggi di capacità davvero straordinarie, con grande esperienza, competenza e passione»: li ha definiti così Bertolaso. «Il nostro motto è quello di fare squadra, lavorare insieme e trovare le soluzioni ai problemi che affliggono il nostro territorio». Il primo citato dal responsabile regionale del welfare è quello annoso delle liste d’attesa. «Tutti i cittadini hanno il diritto di avere le visite nei tempi previsti dalle normative. In questo territorio passi avanti sono già stati fatti e sappiamo che c’è un 15% di domande evase in ritardo, anche queste tempistiche saranno risolte».

Bertolaso con l’assessore regionale Fermi e i vertici di Ats e Asst

Gettonisti e medici di base

Bertolaso ha parlato poi della questione gettonisti. «Decidendo di interrompere l’utilizzo delle cooperative abbiamo gettato il cuore oltre la siepe, però abbiamo voluto lanciare un messaggio a chi lavora in ospedale oggi a tempo pieno perché gli vogliamo dire che noi siamo con loro. Non siamo con quelli che arrivano, lavorano 12 ore, guadagnano 1500 euro e poi se ne vanno in vacanza o fanno altro. Questo è assolutamente inaccettabile, chi fa questo tipo di attività cambi lavoro, non faccia il medico: questo è il nostro messaggio». Quindi uno sguardo alle case e ospedali di comunità, una rete che sta crescendo e che sarà completa nell’arco al massimo del prossimo anno, assicura l’assessore. «Vogliamo che i medici di famiglia lavorino dentro le case di comunità, sia prestando la loro opera nell’ambito della struttura pubblica sia utilizzando la casa di comunità anche come il loro studio dove accogliere i loro clienti perché lì il medico di famiglia trova tutte le specializzazioni che gli servono per approfondire le problematiche patologiche».

Modello Varese

Per quanto riguarda la carenza di infermieri Bertolaso ha portato ad esempio quanto sperimentato a Varese da Asst Sette Laghi, annunciando un suo imminente viaggio in Sud America. «Stiamo rubando l’esperienza del dottor Micale che ha avuto la geniale idea di andare anche all’estero a cercare infermieri per poterla trasferire in tutta la Lombardia e vedrete che accadrà in tutt’Italia. Ai primi di aprile andrò in Argentina e Paraguay». Un altro spunto che arriva da Varese è quello che porta la firma del dg di Ats Insubria Salvatore Gioia. «Ha impostato alcune iniziative ad esempio per la gestione e il controllo delle liste d’attesa che noi adesso utilizzeremo in tutta la Lombardia».

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