Monteviasco, morte in funivia: chieste condanne per un totale di 23 anni

funivia Monteviasco personale

VARESE – Nove imputati. Nove richieste di condanna con pene che vanno da un minimo di 2 anni e 6 mesi ad un massimo di 3 anni. Il pubblico ministero Valeria Anna Zini ha chiuso così nella mattinata di oggi, sabato 14 ottobre, la requisitoria davanti al Tribunale di Varese per la morte di Silvano Dellea, lo storico manutentore della funivia di Monteviasco deceduto nel novembre del 2018 in seguito a un drammatico infortunio sul lavoro.

Gli imputati

Sul banco degli imputati ci sono i consiglieri della cooperativa che gestiva l’impianto, il direttore d’esercizio, i funzionari del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il progettista della revisione generale. Per tutti l’accusa è di omicidio colposo. Secondo la Procura l’impianto non era a norma.

Il processo

Quali sono le cause della morte di Dellea avvenuta mentre lo storico manutentore della funivia di Monteviasco era impegnato in un controllo di routine sulla cabina dell’impianto? Carenze a livello di sicurezza della struttura, su cui l’uomo lavorava da circa vent’anni, oppure un comportamento pericoloso adottato dallo stesso manutentore?

Il terrazzino e la passerella

Il pm nella sua requisitoria ha insistito molto sull’assenza di un terrazzino fisso sulla cabina della funivia, all’esterno della quale Dellea viaggiava imbracato il 12 novembre di cinque anni fa. Il supporto – posizionato proprio fuori dalla cabina e obbligatorio per legge, ha sottolineato il magistrato – avrebbe garantito più sicurezza durante le operazioni di controllo della linea. Inoltre, se non ci fosse stata la passerella esterna alla stazione di valle, dove il corpo di Dellea fu ritrovato privo di vita, schiacciato tra la passerella e la cabina, la tragedia probabilmente sarebbe stata evitata. Questo ulteriore supporto, sempre in base alla ricostruzione dell’accusa, fu aggiunto anni dopo l’apertura della funivia, senza autorizzazione ministeriale. Tutte criticità che per il magistrato avrebbero dovuto essere identificate e risolte dai tecnici rinviati a giudizio.

Ma non è tutto, perché il pm attribuisce le medesime carenze anche ai consiglieri della cooperativa AuSuriv, inquadrati come “datori di lavoro” del Dellea e accusati di non aver tenuto fede ad alcuni importanti obblighi in materia di sicurezza dei lavoratori: la formazione del personale, l’acquisto di dispostivi di protezione individuale adeguati alle esigenze dei dipendenti della funivia.

Le difese

Dellea però, quel 12 novembre 2018, sarebbe stato il primo a violare le norme di sicurezza, secondo quanto sostenuto dagli avvocati Paolo Della Noce e Carlo Rumiati, difensori di un consigliere della cooperativa AuSuriv: non è chiaro che tipo di intervento volesse effettuare il Dellea, hanno affermato i legali. Ma il suo modo di viaggiare appeso fuori dalla cabina era contrario alle regole, e già in passato il manutentore era stato richiamato per questo. Inoltre era stato proprio Dellea a dire alla collega della stazione di valle di andare pure in pausa pranzo, mentre lui si accingeva a controllare da solo la linea. Se la donna fosse stata presente – è la posizione dei legali – i soccorsi sarebbero stati immediati, e forse oggi Dellea sarebbe vivo.

Per gli avvocati Della Noce, Rumiati e Roberta Vegetti (che difende altri due consiglieri di AuSuriv) è errato qualificare come datori di lavoro tutti i membri della cooperativa: solo il presidente – hanno detto gli avvocati – era il legale rappresentante, ed era lui ad occuparsi delle spese e della sicurezza. Per questi motivi i difensori hanno chiesto l’assoluzione dei loro assistiti.

La parte civile

Alla tesi accusatoria si sono invece associati gli avvocati Corrado Viazzo e Vera Dall’Osto, che nel processo assistono i familiari di Silvano Dellea, costituitisi parte civile. «Dellea non si è suicidato – ha affermato l’avvocato Viazzo – e la funivia è stata gestita dagli odierni imputati con un approccio da dilettanti».

A fine ottobre si tornerà in aula e toccherà ai difensori degli altri imputati – i “tecnici” della funivia – prendere la parola. Poi verrà fissata una nuova data per la sentenza.

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