Nasce “l’altra Lega”: scontenti riuniti a casa di Bossi. Una lista per le Europee?

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Matteo Salvini e Umberto Bossi, c'eravamo tanto amati. O forse mai

GEMONIO – Tutti a Gemonio dal Senatur per decidere se e quando far nascere l’altra Lega. Un movimento, meglio, un’associazione dentro il partito, per ora nessuna scissione ma un “affiancamento propositivo” all’azione politica di Matteo Salvini che, secondo i promotori dell’iniziativa, ha snaturato il Bossi-pensiero. Vecchio refrain che certifica i tanti malumori dei leghisti, quelli rimasti fedeli a un ideale che prenda, soprattutto o soltanto, in considerazione il Nord. Salvini l’ha cancellato, il Nord, per diluirlo in un partito nazionale che, al momento, non ha fatto presa sull’elettorato. Contromossa: una possibile lista, autonoma, civica o collaterale, alle elezioni Europee.

Riunione domenica 18 a Gemonio

E che cosa fa l’Umberto, il padre fondatore? Chiama a raccolta i fedelissimi, in rotta di collisione col segretario federale e ministro dell’Infrastrutture; li convoca a casa sua, a Gemonio, con l’obiettivo di riunire sotto una sola bandiera i diversi gruppi e gruppuscoli che tentano di contrapporsi, dall’interno, alla “politica scellerata” di Salvini. Prima riunione, una quindicina di giorni fa. Secondo appuntamento, domani, domenica 18. Bossi, certo, ma anche Roberto Castelli, Paolo Grimoldi, Giuseppe Leoni, più una quindcina di altri esponenti della vecchia guardia, ex parlamentari e alcuni esponenti locali, che provano – dicono loro – a salvare la Lega.

La deriva di destra

In principio era il Comitato Nord, che poco più di un anno fa riunì alcune centinaia di “scontenti” al castello di Giovenzano. A tirare le fila era l’ex ministro Castelli. Arrivò Bossi. Lo acclamarono, tra gli altri, l’eurodeputato Angelo Ciocca, Francesco Speroni e Dario Galli. Qualche mese dopo, dal Piemonte ecco la notizia della nascita del “Movimento Lega per il Nord”. Vi aderì Leoni, con Bossi fu il firmatario dello statuto originario del Carroccio. Pesanti venti di scissione spirano dal Veneto, finanche dalla Liguria. Il rischio? Una dispersione di sforzi e risorse, insufficienti a raddrizzare la barra secondo le aspirazioni dei “ribelli”. I quali, intravedono nella deriva di destra della Lega una prospettiva esiziale, che non premierà alle urne.

In corsa alle Europee?

Indiscrezioni raccontano di un Bossi incazzato, fiaccato nel fisico dalla malattia, però lucido. Avrebbe detto: “Salvini ha fatto diventare la Lega un partito di estrema destra, proprio mentre al governo  c’è Giorgia Meloni che ha il simbolo della Fiamma. Ma tra la copia e l’originale chi vuoi che voti la gente?”. Appunto, che cosa voterà la gente alle prossime Europee? E’ un nodo da sciogliere, e alla svelta. Fino al punto da lanciare una lista con Roberto Castelli a tirare il gruppo. Possibile? “Perché no? Rispondono da Gemonio, dando spazio al senso di disorientamento collettivo dei leghisti. “Invece di opporsi elettoralmente a Giorgia Meloni, per vedere chi è il più forte, Salvini cerchi di occupare i vuoti di Forza Italia senza Berlusconi” è una delle sottolineature più pesanti. A cui si sommano le forti perplessità sul generale Vannacci e sul progetto per il ponte dello Stretto. “Né  l’uno né l’altra cosa hanno a che fare con la nostra storia”. E via con i programmi di riscossa. Fors’anche di rinascita, sempre sia possibile riposizionarsi in un contesto politico molto complesso, con un partito/alleato, Fratelli d’Italia, che ha ingranato la quarta. Tanto più, che si pone l’obiettivo di papparsi persino la Lega, o quel che ne rimarrà dopo giugno.

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