Comitato Nord, Bossi: «Salviamo la Lega». Ma Castelli: «Pronti alla scissione»

VELLEZZO BELLINI – «Non siamo qui per spaccare la Lega. Siamo qui per salvarla, perché chi perde la propria identità muore». Non vola una mosca nella sala del castello di Giovenzano quando Umberto Bossi inizia il suo primo discorso ufficiale da ideatore e fondatore del Comitato Nord. Ad ascoltarlo quasi 600 nordisti: tanti lombardi, qualche veneto e piemontese, ma anche liguri.

Tutti zitti parla il Senatur

Il Senatur, annunciato per le 11, arriva con qualche minuto di ritardo. La sala è già piena da almeno un’ora e sul palco hanno già parlato Paolo Grimoldi e Angelo Ciocca. Ma quando entra il Capo, il Va pensiero è surclassato dal “Bossi Bossi Bossi” della gente e dall’applauso.

Ora è tutto pronto per officiare il primo raduno dei nordisti che potrebbero diventare frondisti. E nel discorso di Bossi riecheggiano parole del passato leghista. Il Senatur parla di centralismo, di popolo lombardo, di fratelli veneti e piemontesi. Strizza l’occhio a tutto l’armamentario dialettico che l’ha già consegnato alla storia del Nord, ma anche del Paese. E’ un Bossi che, a 80 e passa anni, sa come si fa il pelo e contropelo al suo popolo. Sa quali tasti toccare per scaldare i cuori padani e quali per ricondurre l’esuberanza barbara negli argini. Infatti, prima infiamma e poi raffredda dicendo di non voler spaccare la Lega: «E’ il centralismo romano che ci vuole dividere».

Castelli parla chiaro

Vero però che un altro autorevole leghista della prima ora, Roberto Castelli, dice senza mezzi termini: «La scissione non mi piace, ma se si va avanti così potrebbe diventare necessarie». L’ex ministro è l’unico nel raduno del Comitato Nord a scoprire la carta della scissione come salvezza dal salvinismo imperante. Una carta che in tanti attendono di veder calata sul tavolo, ma che nessuno dei grandi scontenti al momento ha il coraggio di giocare. Già, perché al castello di Giovenzano qualche big era presente (oltre ai già citati Castelli, Ciocca e Grimoldi, ci sono anche Giuseppe Leoni, Enrico Speroni, Dario Galli, solo per citare varesini), ma altri hanno preferito mantenere “l’anonimato” e dribblare l’appuntamento.

Cambiare Salvini? No cambiare la linea

Insomma, non si parla di scissione della Lega. Anzi davanti ai microfoni si fa a gara nel sostenere che «la lega è una», ma si dice anche che «la Lega vera è quella che c’è qui», come a disconoscere la filiera politica e filosofica che oggi guida il partito e che ha a capo Matteo Salvini.

E si tenga conto che il raduno arriva alla vigilia di congressi provinciali importanti (Varese in primis) dove il Comitato Nord ha in corsa dei suoi esponenti. Ciò significa che quanto successo a Bergamo potrebbe ripetersi. Quindi? Avanti così, perché i capi dei nordisti dicono (a parole) di non voler chiedere la testa di Salvini: «Non è una questione di nomi e, forse, neppure di percentuali pessime ottenute alle elezioni. Non vogliamo cambiare Salvini, vogliamo che cambi la linea politica e che il Nord e la sua gente tornino al centro dell’azione della Lega». E per far capire ancor meglio il concetto sia Ciocca che Grimoldi utilizzano due grandi opere pubbliche per segnare le necessità del Nord rispetto allo “sperpero” del sud: «La Lega non può battersi per il ponte di Messina e dimenticare che qui c’è la Pedemontana da finire».

Diventiamo maggioranza

E ora che succede? Intanto, un Bossi segnato nel fisico ma lucido nel rimettere in mezzo al dibattito parole come: “Nord”, “Lombardia”, “popolo Veneto”, “autonomia”, “guerra al centralismo”, ha scaldato l’umida mattinata Pavese e i 600 arrivati al castello («Potevano essere il doppio se non ci fossero in programma tra oggi e domani i congressi in alcune province lombarde», hanno detto Ciocca e Grimoldi).

Resta da capire quale sarà l’esito dei congressi. «Oltre al fatto che nessuno in Lega ora può ignorare il nostro grido». Certo, tutti se ne vanno dal castello di Giovenzano senza una strada (politica) certa segnata. Ognuno però si porta via una speranza: che i 1200 aderenti al Comitato Nord (dato ufficiale fornito da Ciocca) «nei prossimi giorni crescano ancora»; perché «l’obiettivo – ha detto un leghista di lungo corso – è diventare maggioranza. E se insistiamo ancora un po’, tra sei mesi, lo saremo e ci riprendiamo in mano il partito».

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