Busto, ospedale al bivio. Farioli: «Il nuovo tarda, il vecchio soffre. Decisioni subito»

Nel riquadro, Gigi Farioli

BUSTO ARSIZIO – «Occorre agire, subito», per «non impoverire l’attuale ospedale» ma anche per «non perdere l’opportunità del nuovo ospedale che è indispensabile». Un appello da paziente, recentemente ricoverato nella struttura di via Arnaldo da Brescia, oltre che da politico bustocco che di questi temi tratta da una vita. Gigi Farioli, ex sindaco e attualmente capogruppo di Popolo Riforme e Libertà in opposizione, prende «metaforicamente carta e penna» e scrive una lunga lettera aperta ai sindaci di Busto Arsizio e Gallarate, ai consiglieri regionali del territorio e al presidente di Regione Lombardia, per invocare sollecite decisioni «sul presente e sul futuro della sanità del territorio, sul versante ospedaliero e su quello della medicina territoriale».

Il “vecchio” stenta e il “nuovo” slitta?

Lo fa partendo dal «senso di frustrazione e impotenza» che sta riscontrando «tra gli operatori sanitari dell’ospedale», anche in virtù della sua recente esperienza in corsia. Ma anche da alcune avvisaglie, come quella del “caso” ortopedia che ritiene «la spia di una ben più grave infezione diffusa» nell’attuale nosocomio, o le parole criptiche (ma non troppo) del governatore Fontana sul nuovo ospedale, il cui Accordo di Programma «rischia di non essere perfezionato per la terza volta». L’appello di Farioli, sia sul “vecchio” che sul nuovo ospedale, è a «non tergiversare», soprattutto alla luce della prossima scadenza elettorale delle regionali, che rischia di portare i temi «nel vortice della campagna elettorale». Rilanciando anche la provocazione (anonima) di un primario, ad «organizzare visite guidate in ospedale, tra passaggi al gelo, locali sporchi e inutili sprechi».

La lettera aperta

Prendo metaforicamente carta e penna, pur così desuete in periodo digitale, per condividere, auspicabilmente stimolare e promuovere, approfondimenti e azioni corali e conseguenti sul presente e futuro della sanità (soprattutto locale) sia sul versante ospedaliero che della medicina territoriale. E lo faccio oggi alla luce sia della esperienza personale che mi ha costretto nelle ultime settimane a personalmente confrontarmi e fruire dei servizi sanitari (al proposito ringrazio per gli attestati di affetto e stima, oltre che di vicinanza che mi hanno molto sostenuto e confortato) sia delle evoluzioni inerenti le dinamiche politico amministrativo che hanno coinvolto e, ahimè, coinvolgono lo stato dell’arte sui temi sanitari (con particolare zoom sui temi locali del nuovo ospedale e dell’offerta sanitaria dei presidi esistenti oltre che del procedere delle iniziative relative all’attuazione della riforma sanitaria). Ciò anche alla luce di eventi che, nonostante l’apparente distacco ai limiti dell’apparentemente inconsapevole ma a mio, e per fortuna non solo mio, avviso con cui è stata snobbata la sollecitazione a trattare ed affrontare tali temi, essenziali e prioritari per la Città e l’intera area, nella commissione di qualche settimana fa.
Nel frattempo, mentre venivamo quasi tacitati all’insegna dell’autista infastidito che gli si ponessero domande tra l’altro in spirito di leale e proficua collaborazione che afferma: “Non c’è nulla di nuovo, vi terremo informati…“. E ciò avveniva mentre era già scoppiato il “caso” ortopedia, la formale protesta di molti operatori sanitari, il rallentamento (senza alcun coinvolgimento almeno ufficiale degli organi amministrativi) sulla attuazione delle definizioni in sede locale delle scelte su case della salute, ospedali di comunità, medicina di continuità. Non è questo né il momento di puntare il dito contro qualcosa o qualcuno, né di fare polemiche o cercare responsabilità, ma non è soprattutto il tempo per procrastinare ulteriormente un dibattito, ma soprattutto consapevoli e possibilmente condivise prese di posizioni delle forze politiche e amministrative oltre che professionali e associative. Sarebbe inaccettabile, e quello davvero ingiustificabile di fronte ai cittadini, così come nei confronti degli antenati come dei posteri, se lasciassimo cadere nel silenzio assordante e colpevole delle classi dirigenti il grido di dolore che si alza dai fruitori del servizio sanitario, così come del diffuso e sempre più pericoloso senso di frustrazione ed impotenza che si sta diffondendo tra i pur ammirevoli e per lo più straordinari operatori sanitari dell’ospedale (primari, collaboratori, personale infermieristico) che passano troppo spesso dall’essere esaltati spesso con retorica strumentale all’essere terminali inascoltati e dimenticati nelle scelte di programmazione e definizione organizzativo-gestionale (senza far nomi e cognomi il “caso“ ortopedia e dell’ottimo Merlo, derubricato con superficiale ipocrisia a normale dinamica connessa a scelte personali non è che il “brufolo” spia di ben più grave infezione diffusa, su cui forse sarebbe stato utile, visti i pubblici segnali, intervenire in via preventiva, anziché nascondersi dietro a “scelte” di una politica che in periodo elettorale preferisce non assumere decisioni o a competenze di altri, salvo invocare l’attivo della Protezione Civile a stalle ormai vuote).
Ha ragione, e quanta, il buon Bottini di Busto al Centro quando ricorda che il susseguirsi degli impegni elettorali degli ultimi anni ha favorito, invece che un franco e pubblico dibattito, il rimandare temendo che il riaffiorare dei campanilismi penalizzasse anziché favorire il coraggio di amministratori che scelgano il giusto e l’utile anziché l’apparentemente popolare. Così come hanno ragioni da vendere coloro che paventano che per la terza volta consecutiva non si perfezioni l’accordo di programma per il nuovo ospedale. (Era il 2015 quando, partendo dal basso, con il coinvolgimento di due comuni di diverso colore politico e degli operatori sanitari sia di Busto e Gallarate si impose al consiglio regionale di porre le premesse per un nuovo ospedale pubblico a Busto/Gallarate per rispondere alle esigenze di medicina di qualità ed eccellenza dell’area vasta a cavallo tra Malpensa e l’Alto Milanese). Siamo nel 2022 e, nonostante le nervose e piccate dichiarazioni di Fontana dell’altro giorno (ma chi non fa ciò che deve?) sta scemando la legislatura e né il consiglio comunale di Busto, né quello di Gallarate pare siano pronti a dare i propri indispensabili indirizzi. Allora bene ha fatto il consiglio comunale di Gallarate a votare all’unanimità di incontrare con la commissione il neo assessore Bertolaso, ma allora perché non prevedere un incontro che coinvolga almeno le commissioni delle due Città per il “nuovo“ ospedale”? Possibilmente con urgenza? E poi si abbia, pur essendo apparentemente secondario ma non meno importante, il coraggio di attivarsi per studiare l’utilizzo degli odierni sedimi anche per il riutilizzo sociosanitario di prossimità? A scanso di equivoci occorre poi uscire, come peraltro con intelligenza e spirito di leale collaborazione anche il capogruppo Maurizio Maggioni, ai tempi delle elezioni costretto dalle dinamiche elettorali amministrative ad essere molto più cauto e prudente (vedi Verdi e 5 stelle), dalla finta contrapposizione tra realizzazione “nuovo” ospedale e presidi esistenti. Diversamente prevarrebbe una miope e antistorica visione puramente infrastrutturale e non con il primato dell’offerta di salute, ospedaliera e di prossimità, che DEVE essere prioritaria.
Ecco perché è grave che si finga di non sapere che dal punto di vista organizzativo gestionale l’ospedale unico è già realtà pur dislocato in tre presidi (Busto, Gallarate e Saronno. E forse sarebbe utile immaginare se non sia il caso, anche a tutela dell’offerta sanitaria del Saronnese, se nell’ottica del futuro ospedale non sia opportuno, come suggerito a suo tempo anche dal Presidente della Commissione Sanità Emanuele Monti, altro accorpamento aziendale). A scanso di equivoci chi scrive, oltre ad esserne stato un promotore, è un convinto assertore della opportunità/necessità del nuovo ospedale che non può però, di fronte all’ignavia e ai tatticismi campanilistici populisti della peggiore politica, giungere a compimento con il progressivo impoverimento e declino delle molte eccellenze sanitarie, chirurgiche e specialistiche oggi “fiori all’occhiello“ per esempio dell’odierno ospedale di Busto Arsizio. Per dirla con le parole semplici, ma efficaci e competenti parole di un primario di questi giorni “è fuor di dubbio che il nuovo ospedale Busto-Gallarate sia indispensabile e necessario per razionalizzare costi, risorse, per stare al passo coi progressi della medicina, soprattutto per curare al meglio i pazienti in una struttura rispettosa dell’ambiente e della dignità dei malati, prima ancora che dei medici e del personale sanitario“, avanzando anche la provocatoria proposta di “organizzare visite guidate per politici e rappresentanti comitati nei due odierni presidi, accompagnati da medici, operatori ed infermieri all’interno di corridoi, bagni, ascensori, sotterranei, passaggi al gelo, dove transitano pazienti operati, locali sporchi, tecnologie vetuste, sprechi di personale per tenere aperti inutili “doppioni“ improduttivi ai fini dell’offerta sanitaria….
D’altronde i pazienti per primi privilegiano, all’ambulatorio sottocasa, l’ospedale dove essere meglio curati“. Ma, purtroppo, con responsabilità diverse e diffuse si sono compiuti errori e perso tempo prezioso e il clima che oggi si respira tra gli operatori (ricordiamo che sono i sanitari sul fronte a garantire sanità, rispetto a burocrati e amministrativi forse, pur con tutto il rispetto, in eccesso nel pubblico rispetto agli operatori sanitari) è di diffuso pessimismo e frustrazione.
Nel corso dell’ultimo decennio Busto (e per ora parlo solo di Busto) ha perso (per scelte strategiche? E se sì, perché?) grandi competenze ed esperienze. Ne cito a memoria solo alcune: la radiologia interventistica del dottor Solbiati, il Centro per la diagnosi e cura delle malattie della tiroide, la Senologia fondata dal compianto dottor Carnaghi (per anni unico centro al di fuori dell’Istituto Tumori). Se negli ospedali di Legnano e Varese sono state sviluppate cardiochirurgia e neurochirurgia per l’esistente e nuovo ospedale sarebbe opportuno investire su altre specialità chirurgiche con valutazioni competenti serie e lungimiranti. Insomma, da subito, anziché tergiversare o prendere tempo, occorre decidere oggi. Per questo chiedo sin d’ora a tutti, a cominciare dai sindaci di Busto e Gallarate, ma anche dai consiglieri regionali, a cominciare da Emanuele Monti che mai ha fatto mancare presenza e impegno, e dal Presidente della Regione, di attivarsi immediatamente. Non aspettiamo di entrare nel vortice delle elezioni regionali, anche se la buona politica dovrebbe sempre anche in campagna elettorale confrontare temi, progetti e impegni. Molto c’è e ci sarebbe da dire anche sulle scelte, ormai prossime, anche se giungono preoccupanti segnali di proroghe su medicina generale e di prossimità. Urge assumere decisioni in cui sindaco e amministrazioni locali hanno ruolo essenziale. Anche sulla medicina di continuità (ancora a Sant’Anna o, come continuano a dire negli uffici, sarà spostamento in viale Stelvio?). Occorre muoversi oggi. Poi ci potremo anche incatenare o invocare l’intervento della Protezione Civile. Ma avremo mancato al nostro dovere. Nei confronti dei nostri cittadini, dei nostri antenati. Dei tanti, la maggioranza, professionisti che chiedono solo di poter operare per la salute e non vedono nei decisori sufficiente consapevolezza e determinazione. Grazie della lettura e, spero, di azioni conseguenti. Coerenti. Nel rispetto delle convinzioni e delle opinioni di tutti. Ma soprattutto nella consapevolezza che la sanità e il servizio sanitario sono prioritari ed essenziali. E Busto e la Lombardia non possono perdere non solo l’opportunità del PNRR, per quanto riguarda le strutture, ma soprattutto la credibile e importante attrattività per il personale sanitario. Perché rinunciare al Mes? Ma questo è un altro tema.
Con stima e fiducia,
Gigi Farioli

busto arsizio ospedale gigi farioli – MALPENSA24