Nuove rotte di Malpensa, Unicomal: «L’unica soluzione è meno voli»

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MALPENSA – «Questo è il momento in cui anche Malpensa deve riconoscere i suoi limiti restituendo la qualità della vita fin troppo negata, delocalizzando i voli aerei e riducendo gli ulteriori disagi a cui la popolazione locale è costantemente sottoposta». Sono le parole di Unicomal, alla carica sullo scenario delle nuove rotte di decollo e della loro sperimentazione che prenderà il via il 18 aprile.

«Delocalizzare i voli e ridurre i disagi»

A fronte delle proposte in via sperimentale, sulla questione delle rotte aeree – «in mancanza di una seria pianificazione e programmazione regionale sul trasporto aereo» – Unicomal ricorda che «non esiste un piano aeroportuale integrato in Lombardia, vista la presenza di altri aeroporti. Sottolineando che in passato questo territorio ha dato tanto a Malpensa per il suo sviluppo in termini di infrastrutture, cementificazione e distruzione di aree naturali». Per il comitato «questo è il momento in cui anche Malpensa riconosca i suoi limiti restituendo la qualità della vita fin troppo negata, delocalizzando i voli aerei e riducendo gli ulteriori disagi a cui la popolazione locale è costantemente sottoposta. Le previsioni del traffico aereo per il 2035 è di aumentare di oltre il 35% i traffico passeggeri per non parlare dell’aumento cargo e dell’aviazione civile e questo avviene in una situazione già insostenibile».

Come affrontare il tema

Lo scorso 21 marzo a Golasecca si è tenuto un incontro sulla sperimentazione delle rotte. «Si è trattato più di una presentazione dove tutto era già stato deciso senza ascoltare le esigenze della cittadinanza che subirà i disagi provocati da tali scelte», il commento del comitato. «Si è letto sulla stampa locale che quella delle rotte è una guerra tra poveri il cui effetto è il Nimby (not in my backyard, non nel mio cortile) ma secondo noi la realtà su questo specifico tema va affrontata in maniera totalmente diversa». In questi 25 anni di presenza di Malpensa, il territorio «ha sempre dato tanto al suo sviluppo» dicono ripercorrendo la storia della scalo della brughiera: «Dalla sua nascita – con Malpensa 2000 – ci si accorge che per la sua realizzazione addirittura si sono delocalizzate le popolazioni per dare spazio all’aeroporto e che per realizzare i collegamenti, ancora oggi in atto, sono state cedute porzione di aree boschive ed agricole vergini». Fino alla questione economica: «Per 25 anni la società di gestione Sea, con il maggior azionista Comune di Milano, ha prodotto dividendi azionari milionari senza mai destinare parte di queste risorse ai territori sotto forma di compensazioni e mitigazione dei disagi subiti». Ecco quindi che Unicomal ribadisce che ha sempre chiesto «i dati puntuali, non le medie, sul rumore aereo per aereo con i tracciati radar. In modo da valutare la rumorosità di ogni singolo velivolo dati che sono sempre sono stati negati (tra l’altro dovrebbero essere resi pubblici) e ha espresso critiche sul posizionamento delle centraline di rilevamento acustico e sull’inquinamento atmosferico».

Pianificare e programmare

Conclude Unicomal: «Questo aeroporto deve avere un’assunzione di responsabilità nei confronti dei cittadini perché qui non si tratta di guerre tra poveri o spostare il problema dal punto A al punto B per poi tornare al punto A se non funziona la sperimentazione. Ma di fare una pianificazione e una programmazione seria ed integrata a lungo raggio su tutto il territorio lombardo nel rispetto della salute e della qualità di vita per coloro che vi abitano magari da generazioni».

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