BUSTO ARSIZIO – Le liste d’attesa negli ospedali non fanno più notizia: purtroppo sono all’ordine del giorno. Ma una simile “normalità” non può essere tollerata fino al limite della rassegnazione. Anche per questa ragione ci sembra doveroso dare notizia della segnalazione del bustocco Marco Turconi, un signore che si è rivolto al Cup del nosocomio di via Arnaldo da Brescia per richiedere un’ecografia alla tiroide. Semplice routine, si dirà; nulla di urgente né di grave, il tutto da riferire ai periodici controlli richiesti dal suo medico curante. Salvo il fatto che il primo posto disponibile è a fine gennaio 2025. Un po’ troppo per il signor Turconi, soprattutto per un fatto che l’ha irritato e l’ha convinto a chiamare i giornali. “Una di quelle cose che suscitano più di una perplessità – sono sue parole – E cioè, a pagamento l’ecografia sarebbe state effettuata entro una settimana. Domanda: è giusto che un ente pubblico si comporti in questo modo? Che, cioè, si stia privatizzando?” .
Dubbio legittimo, ci sembra scontato. Fino al punto da mettere in luce per l’ennesima volta le discrepanze e le contraddizioni del servizio sanitario nazionale e, nella fattispecie, di quello lombardo. Considerato, quest’ultimo, tra i migliori d’Europa, quanto meno per quanto riguarda diverse eccellenze, a fronte però di disservizi clamorosi quando ci sono da erogare prestazioni comuni. Questa volta si tratta di una semplice ecografia, ma cosa dire per esami più complessi come una Tac o una risonanza magnetica? A quale spesa dovrebbe andare incontro un paziente che avesse bisogno di simili accertamenti?
La Regione Lombardia, a cui compete la gestione del delicato settore, ha più volte comunicato l’avvio di riforme, aggiustamenti, interventi per affrontare le problematiche più stringenti, tra cui, appunto, le liste d’attesa. Evidentemente, ancora senza risultati concreti, ci sembra di capire da quanto racconta Marco Turconi.