Per il centrodestra di Varese Raffo, ma anche Rasizza e l’ex rettore dell’Insubria

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Da sinistra, della Porta Raffo, Rasizza e Porisini Coen

VARESE – La strada che porta all’investitura a candidato sindaco per il centrodestra è ancora lunga. Tortuosa e in salita. Ma Mauro della Porta Raffo, il cui nome al momento è solo un’ipotesi, ha già incassato primo endorsement: da Antonio Padellaro, giornalista, editorialista, scrittore ed ex direttore de Il Fatto quotidiano. Il quale, dopo aver letto la notizia, ha subito mandato un messaggio che ben fa capire di quanta stima goda, anche fuori dai confini cittadini, Il Gran Pignolo.

“Se ti candidi a sindaco – dice più o meno così il messaggio firmato da Padellaro – pur di votarti sono disposto a prendere la cittadinanza a Varese”. Parole che non valgono un voto, ma un carico di stima non indifferente.

Il bello della Lega

«Il bello della Lega – confida un militante che ben conosce il Carroccio – è che dentro al partito si discute e ci si confronta. Ed è quello che stiamo facendo dopo il passo indietro di Roberto Maroni». Inutile fare presente che i tempi stringono, che la gente vuole sapere e vedere chi è il candidato e che gli alleati (per ora) non avanzano pretese, ma iniziano a dare segni di insofferenza. E se Varese è in effervescenza a Gallarate, ma soprattutto a Busto i tizzoni ardono sotto la cenere.

Già, perché c’è chi profetizza uno tsunami nel centrodestra di tutta la provincia. E chi, soprattutto sul Carroccio, invita alla calma e ricorda che “l‘accordo in coalizione è già stato raggiunto anche a livello regionale” e sentenzia che “a Varese, visto che c’era Maroni, e quindi un leghista, esprimere il candidato tocca a noi. Punto”. Anzi appunto. Perché in questo momento si lavora a testa a bassa e si sta fermi al bivio. Ovvero la Lega dovrà scegliere tra un civico “che però deve essere davvero forte” o un candidato di bandiera, come la sezione ha dichiarato di volere proprio ieri sera martedì 8 giugnonella sede del Garibaldino.

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Nella foto i leghisti doc Carlo Piatti e MIrko Reto appena usciti dalla sede dopo il vertice di ieri

Sede blindata

Sede blindata, nel senso che delle due orette di confronto è venuto fuori ben poco. Quanto si sono detti i leghisti, Bobo Maroni compreso, lo sanno i presenti e i muri della stanza che, dopo molto tempo, era piuttosto viva in termini di presenze e di interventi. La consegna delle “bocche cucite, perché il momento è decisivo” è stata rispettata. Almeno per quasi 24 ore. Perché il nome del civico non è più solo uno, bensì sono tre. E tra questi c’è quello di Mauro della Porta Raffo.

L’intellettuale, l’imprenditore e l’accademico

Quello dell’intellettuale varesino, dicono i ben informati, è sicuramente il nome che incontra il maggior gradimento tra gli alti vertici del Carroccio. Anzi, la candidatura di Mauro della Porta Raffo era già stata valutata prima della discesa in campo di Maroni.

Ma è chiaro che in politica non si può arrivare al tavolo decisivo con una sola carta in mano. L’esperienza consiglia di avere almeno un tris, così da poter giocare di sponda nel gioco degli eventuali veti. E così il commissario provinciale Stefano Gualandris, che non è certo un leghista di primo pelo, pare abbia nel taschino anche il nome di Rosario Rasizza, imprenditore e patron dell’azienda Open Job Metis (main sponsor del basket varesino) e quello dell’ex magnifico rettore dell’università dell’Insubria Alberto Porisini Coen. Nome quest’ultimo che ha destato più di una sorpresa in quanto, almeno così dicono le voci, non si può certo definire una figura di centrodestra.

Chi la sa lunga

Ma tra le pieghe del centrodestra c’è chi sa leggere le carte. Quelle della politica e anche quelle che ha in mano Gualandris. E boccia tutti e tre nomi civici “che sono girati – conferma – ma che difficilmente arriveranno”. Perché? “Perché in Lega si sta fortemente meditando sulla possibilità di fare “una scelta identitaria”. Che tradotto significa: puntare su un candidato di provata fede leghista. Che verrà accettato a questo punto da Fratelli d’Italia e Forza Italia? “Si, perché l’accordo l’hanno condiviso anche loro”. Punto. Anzi, appunto. E vedremo se sarà così.