Protagonisti anche a scuola

patrini scuole educatori

di Luigi Patrini

Le scuole riaprono, un nuovo anno scolastico inizia. Si rinnova così la più bella avventura per tanti giovani e per tanti adulti. Sì, perché la scuola è davvero il cuore che può aiutare una società a rigenerarsi e a rinnovarsi, perpetuandosi nel tempo e cercando di crescere e di migliorarsi. L’educazione è quel processo per cui l’uomo “esce da se stesso” e inizia il processo di crescita verso una umanità più vera e più piena, direi …più “matura”: non a caso chiamiamo proprio “esame di maturità” l’esame che conclude il ciclo di studi.

Occorre avere chiaro, come insegna la Chiesa nella sua sapienza di “Madre e Maestra”, che “Ignorare che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell’educazione, della politica, dell’azione sociale e dei costumi” (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 407). La conseguenza è ben indicata nello stesso testo: “La cosiddetta permissività dei costumi si basa su una erronea concezione della libertà umana. La libertà, per costruirsi, ha bisogno di lasciarsi educare preliminarmente dalla legge morale. E’ necessario chiedere ai responsabili dell’educazione di impartire alla gioventù un insegnamento rispettoso della verità, delle qualità del cuore e della dignità morale e spirituale dell’uomo (2526).

Nella scuola è davvero fondamentale la persona: la persona dell’allievo e la persona del docente, in primo luogo, la persona del genitore, quella del non docente… Per questo è difficile programmare la vita scolastica, apparentemente ripetitiva (“tutti gli anni le stesse cose!”), ma pur sempre così diversa per la diversità degli interlocutori del processo educativo: primato della persona significa primato della libertà, cioè di quel qualcosa di non misurabile che costituisce l’aspetto più misterioso dell’esistenza umana. Nella libertà c’è tutta la capacità dell’uomo – e quindi anche del giovane – di aderire al vero, ma da essa deriva anche la necessità di un rispetto grandissimo.

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Luigi Patrini

Per questo il compito dell’educatore è decisivo: se è vero che la persona più “importante” della scuola è quella dell’alunno, perché tutto deve essere in funzione dei suoi bisogni, è chiaro che la persona dell’educatore è quella che costituisce il perno ed il fulcro della vita scolastica, perciò egli deve essere consapevole della sua funzione insostituibile. Direi che deve essere, ad un tempo, orgoglioso del suo compito, perciò fermo e deciso nel pretendere che l’istituzione lo aiuti a svolgerlo nel miglior modo possibile, ed insieme umile e paziente, perché consapevole del carattere maieutico della sua funzione: egli non sarà mai né padre, né padrone, ma solo testimone e spettatore, spettatore attivo, ma pur sempre spettatore.

L’educatore vero è un uomo che ama la propria libertà, che sa riconoscere in primo luogo dentro di sé la presenza di Qualcosa di irriducibile e misterioso (ricordate il “demone” di socratica memoria?) e che, proprio per questo, sa riconoscere anche nell’altro il segno del Mistero: di questo “io” che ci sta di fronte, che è dunque un “tu”, non ci si può appropriare, non si può abusare. Il “tu” dell’alunno, come ogni altro “tu”, va semplicemente “rispettato” nella sua alterità: davanti a lui dobbiamo stare ponendoci come un “io” che sia capace di essere suo interlocutore, sapendo diventare per lui un “tu” che gli consente di scoprire di essere – egli stesso – un “io”.

L’esperienza dell’educazione autentica coincide con l’esperienza della misteriosità affascinante del reale, di un reale fatto di persone e di cose, che sono emergenza di una positività assoluta con cui occorre sentirsi in armonia, perché ciascuno di noi è “una docile fibra/ dell’universo”, come scrive Ungaretti. Questo non è automatico, perché l’uomo, proprio perché è libero, deve essere educato ad usare la libertà, che è la capacità di aderire all’essere con consapevolezza: perciò la scuola è fondamentale, perché fa conoscere la realtà, introducendoci gradualmente in un processo che ce ne fa percepire il fascino e la bellezza.

L’educazione aiuta a valorizzare l’io e la realtà: siamo un seme che ha bisogno di altro per crescere nel rapporto con il reale. L’educazione dura tutta la vita e non è mai automatica neppure per un istante solo. Con il processo educativo le nostre capacità umane sono continuamente “pro-vocate” e sollecitate a mettersi in azione da chi si è assunto il compito di educarci, cioè di aiutarci ad essere noi stessi. Con realismo ce lo ricorda anche il passo del CCC sopra citato: niente spontaneismi di rousseauviana memoria, perché la formazione dell’uomo è un processo serio ed impegnativo!

Se ama veramente l’educando (e questo è decisivo per avere una scuola realmente capace di educare), l’educatore deve porsi con discrezione: egli non deve lasciarsi dominare dall’ideologia, altrimenti diventa violento (non si dimentichi il “maxima debetur puero reverentia” di Giovenale!). Un buon educatore non si impone mai: accompagna l’alunno ed il suo desiderio profondo di crescita e di ricerca, senza la pretesa di essere lui a dare la risposta.

E’ chiaro che questo atteggiamento di “povertà” e di “non-pretesa” richiede la capacità di mettersi continuamente in discussione e di saper continuamente ricominciare: in primo luogo chi educa deve saper “ricominciare da sé”, perché la vera esperienza di educatore ciascuno la fa anzitutto su di sé. In un certo senso si può dire che educare i giovani è l’ultimo modo che un adulto ha per educare se stesso, perché l’educazione sollecita la libertà dell’alunno, ma prima ancora sollecita la libertà dell’educatore: quando si dice all’alunno “devi comportarti così”, lo si dice prima che a lui a se stessi, e solo a questa condizione si è abilitati a dirlo a lui, perché se si vuole educare uomini liberi e non schiavi passivi, occorre far capire all’educando che ciò a cui lo richiamiamo è più grande di lui, ma anche di noi stessi; bisogna, insomma, che l’alunno intuisca che ciò a cui lo invitiamo ad obbedire è qualcosa a cui obbediamo noi stessi per primi.

Buon anno scolastico e …buona educazione a tutti!

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