Il teatro dell’assurdo in Provincia, risposta alla fuga dalle urne

E poi ci si chiede perché la gente non va a votare. A dare risposta al quesito si sono cimentati professori, sociologi, giornalisti, editorialisti. Spesso anche gli stessi politici. Sempre con giustificazioni articolate e dotti ragionamenti. Evidentemente inutili alla causa, poiché la risposta a una domanda complessa è un semplice acronimo: C.A.L., ovvero Consiglio delle autonomia locali. E quanto accaduto ieri sera, giovedì 7 dicembre, a Villa Recalcati la dice lunga sulla perché della diserzione di massa dalle urne.

Dopo dieci giorni di polemiche, una votazione online andata a ramengo e una convocazione dei sindaci (andata buca) per votare in presenza due rappresentanti da mandare alle riunioni del Cal, l’unico risultato ottenuto è stato quello di aver scoperto l’esistenza di un organismo prima di allora sconosciuto e persino inutile al miglioramento della vita reale della gente, la quale invece ogni giorno deve fare i conti più con l’autonomia del proprio conto corrente per arrivare alla fine del mese che con quella degli enti locali.

Ma, per tornare a bomba, la risposta alla domanda iniziale l’ha data la commedia dell’assurdo andata in scena sul palco della politica provinciale in questi ultimi giorni. Una politica per addetti ai lavori se si pensa che la democrazia di Villa Recalcati è di secondo livello, cioè decidono gli amministratori. In tutto e per tutto. E’ la politica fatta con la calcolatrice alla mano, del “dividi et impera“, dello scomponi a destra per ricomporre a sinistra. Magheggi in cui si dilettano alchimisti delle maggioranze a geometria variabile; druidi dell’alleanza ad hoc; farmacisti della politica abili nell’usare il bilancino dell’astensione.

Peccato però che tutti ottengano sempre il medesimo risultato e anziché trovare la cura al disinteresse della gente, mettono in campo venefiche soluzione davanti alle quali Eugène Ionesco, uno dei padri del Teatro dell’assurdo, applaudirebbe a scena aperta. Alcune perle di questi giorni: il sistema di voto online è stato affidato a una ditta di Barletta o Molfetta (ci sfugge la città precisa in cui ha sede l’azienda che gestiva la votazione da remoto) come se nel raggio di poche decine di chilometri non esista un’azienda in grado di fornire il medesimo servizio. E ancora: abbiamo dato notizia di messaggi in cui segretari di partito in carica invitavano a votare i propri militanti su accordi presi da predecessori. Abbiamo letto di candidature ritirata ufficiosamente in un comunicato stampa ufficiale, e senza che all’intenzione del passo di lato facesse seguito il concreto passo indietro.

Capolavori per addetti ai lavori. Basta guardare al risultato di ieri: nemmeno i sindaci sono andati a votare. Una diserzione che si presta a tre o quattro interpretazioni differenti valide solo per chi le spiega e buone per far dire ai più: “La Provincia? Speriamo non torni un ente di primo livello”.

Un cinema incredibile al quale bisognerebbe mettere fine. Un film che, proviamo ad indovinare, andrà a finire come annunciato. Il solito “tanto rumore per nulla”. Anzi per il nulla: il Cal. E che verrà archiviato come uno dei tanti capitoli di una politica noiosa. Anche perché da tempo non volano più nemmeno le sedie.

Cari amministratori, votateli questi due rappresentanti al Cal, tanto non saranno loro a risolvere i problemi economici della gente e neppure le guerre in corso a Gaza e in Ucraina.

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