Varese celebra il patrono dei prefetti: Pasquariello fa suo il messaggio di Delpini

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Il prefetto di Varese Salvatore Pasquariello

VARESE – Nella Basilica di San Vittore a Varese è stata celebrata ieri, giovedì 7 dicembre, una messa in onore di Sant’Ambrogio, patrono del corpo prefettizio. Ad officiare il rito il prevosto mons. Luigi Panighetti. Alla funzione hanno partecipato il prefetto Salvatore Pasquariello, i dirigenti prefettizi in servizio e varie autorità civili e militari.

L’omelia di monsignor Panighetti

Monsignor Panighetti nel corso dell’omelia ha voluto ricordare che il compito primario dei prefetti è quello di garantire la pace e la tranquillità sociale, con l’aiuto imprescindibile delle forze di polizia e delle autorità civili, per creare e rafforzare quel clima di concordia sociale che è assolutamente necessario per una sana convivenza. Ha quindi ricordato la figura di San’Ambrogio.

Eletto vescovo di Milano contro ogni suo desiderio, Ambrogio si rivelò ben presto uomo di governo mettendo a servizio della Chiesa l’esperienza amministrativa e giudiziale svolta alle dipendenze dell’imperatore. Ambrogio è Pastore in una comunità civile ed ecclesiale segnata da molte difficoltà: una difficile transizione politica, il paganesimo ancora molto presente, la fede cattolica insidiata dall’eresia ariana. Come reagisce il vescovo Ambrogio? Cioè, quali sono le sue priorità?
Innanzitutto riconosce ed approfondisce la centralità di Cristo e l’incontro con lui per la sua esistenza. Si può dire che il suo cuore è profondamente innamorato di Cristo. Egli fa della Parola di Dio il suo riferimento e il suo nutrimento.
Poi non dimenticando mai l’importante servizio della carità venendo incontro ai bisogni delle persone ed opera perché le autorità civili provvedano al fine di garantire migliori condizioni di vita del popolo.
Infine Ambrogio ci dà un messaggio molto importante per oggi: è come se dicesse “abbiate coraggio e fiducia, come l’ho avuta io nelle molte difficoltà della mia epoca”.
Abbiamo bisogno di sentirci dire questo, di raccogliere questa esortazione!
Come dice il Vangelo di oggi, ricordiamo sempre che il Buon Pastore, Gesù, si cura di noi!

Il prefetto cita l’arcivescovo

Ha preso infine la parola il prefetto Pasquariello che, oltre a ringraziare i presenti e monsignor Panighetti per gli apprezzamenti espressi, ha richiamato il messaggio dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini nel corso della funzione del giorno precedente, soprattutto nei punti in cui ha esortato le persone a non sottrarsi alle responsabilità e all’impegno civico; a reagire alla mediocrità e alla rassegnazione, allenando la fiducia, che è un bene comune, l’antidoto contro l’epidemia della paura. Il prefetto ha inizialmente letto l’introduzione del “Discorso alla città” “Il coraggio, uno se lo può dare”.

La mediocrità e la viltà possono essere giustificate e raccomandate come una forma di prudenza, come una pratica di realismo, come un consiglio per il quieto vivere. La figura di don Abbondio nel romanzo I promessi sposi, nel dialogo imbarazzante con il cardinal Federigo, giustifica il proprio comportamento nell’esercizio del suo ministero di parroco e nella sua responsabilità pubblica: «Torno a dire, monsignore − rispose adunque − che avrò torto io… Il coraggio, uno non se lo può dare».
Noi celebriamo la festa di sant’Ambrogio, patrono della Chiesa Ambrosiana, della città di Milano e della Regione Lombardia, e considerando la sua vita cerchiamo ispirazione per reagire alla mediocrità e alla rassegnazione. Sentiamo la responsabilità di essere persone fiduciose nell’esercizio dei compiti che ci sono stati affidati e sentiamo il dovere di prenderci cura di quel bene comune che è la fiducia.
Mentre don Abbondio crede di essere saggio pensando che il coraggio, uno non se lo può dare, specie in un contesto difficile di prepotenze, ingiustizie impunite, inaffidabilità delle istituzioni, noi crediamo che sia saggio darsi ragioni e condizioni per avere coraggio e praticare la fiducia.
Per una comunità, per una città, per un Paese la fiducia è una condizione irrinunciabile per una coesistenza pacifica delle persone, delle culture, delle religioni. La fiducia è un atteggiamento necessario per affrontare le sfide di oggi e per andare verso il futuro. La fiducia è l’antidoto desiderabile per contrastare il declino della nostra civiltà. La fiducia è il rimedio all’epidemia della paura.

L’umanità e la fiducia

Poi ha illustrato le parti che si riferiscono all’“Umanità che merita fiducia, che vive di fiducia” e ai “Seminatori di fiducia”, evidenziando la seguente esortazione dell’arcivescovo:

E noi questa sera siamo qui per dire: «Sì, noi ci siamo! Sì, noi siamo desiderosi di farci carico dell’impresa di seminare fiducia, anzitutto meritando fiducia! Sì, noi ci facciamo avanti con fierezza e modestia, con una sorta di letizia insieme con un vivo senso di responsabilità. Sì, noi ci siamo, noi ci incarichiamo di essere seminatori di fiducia!».
È quindi con immensa gratitudine che riconosco in voi qui presenti, responsabili delle istituzioni regionali, provinciali, comunali, della città metropolitana, uomini e donne che si sono fatti avanti per dire: «Sì, noi ci siamo! Noi ci facciamo avanti volentieri per essere seminatori di fiducia e contrastare i mercanti che spacciano paura, scoraggiamento, depressione nella nostra terra. Noi ci facciamo avanti e diciamo alla città metropolitana e a tutta la nostra terra: potete contare su di noi. Saremo seminatori di fiducia!».

Mai rinunciare al dialogo

Il prefetto fatto inoltre brevemente presente, da una parte, che il capitolo relativo a “La fiducia, il coraggio, la speranza: le virtù e il dovere di chi ha responsabilità” tocca i temi del fondamento trascendente per la fiducia, della ragionevolezza del dialogo tra le persone ragionevoli e delle alleanze costruttive; dall’altro, che il capitolo “Affrontare con fiducia situazioni, emergenze, sfide” riguarda La crisi demografica, La problematica educativa e Il fattore “migrazioni”. «In particolare – queste le parole dell’arcivescovo ricordate dal prefetto – ci deve essere il dialogo tra le persone ragionevoli; non si può mai rinunciare in modo definitivo al dialogo, perché la responsabilità di fronte alle situazioni complesse e alle problematiche inquietanti del nostro tempo è un peso che nessuno può portare da solo, nonostante le tentazioni di protagonismo e di potere che incantano le persone e le tentazioni di delega che insidiano le persone che non vogliono fastidi». Il prefetto ha terminato dunque il suo intervento di ringraziamento citando le conclusioni del “discorso alla città” :

Riconosciamo che la fiducia è la virtù doverosa di coloro che interpretano la vita come una vocazione. È un dovere per noi tutti e in modo speciale per coloro che hanno responsabilità per il bene comune. La fiducia è un dono che chiede di essere reciprocamente offerto. Significa: volgere lo sguardo con benevolenza verso l’altro. Fidarsi, avvicinandosi all’altro, mettere nelle mani dell’altro la propria speranza. Esprimere gratitudine, credere alla promessa che l’altro è per te. E io ringrazio tutti voi che siete qui presenti e tutti coloro che voi rappresentate, e ci sentiamo uniti nel dire: «Eccoci, noi ci facciamo avanti. Saremo seminatori di fiducia».

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