Rating e spread, arriva l’autunno

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E’ stata un’estate molto calda. Non solo dal punto di vista climatico, ma anche per i fatti sociali e gli eventi che sono accaduti. La battaglia sull’immigrazione avviata fin dal suo esordio dal nuovo governo, il tragico crollo del viadotto a Genova e lo scontro con la società Autostrade, giusto per citarne un paio, hanno tenuto banco nelle giornate in spiaggia sotto l’ombrellone. Ma oggi, con la ripresa a settembre, ci troviamo a dover fare i conti anche con altri problemi. In questi giorni l’agenzia di rating Fitch ha riportato l’attenzione sulla nostra economia, confermando il nostro rating a quota BBB. Innanzitutto cosa è il rating? E’il giudizio espresso da un soggetto esterno (e – in teoria – indipendente) sulle capacità di una società o di un’organizzazione di pagare o meno i propri debiti: una valutazione di solvibilità cioè la capacità di chi è sotto analisi di generare le risorse necessarie per far fronte agli impegni presi nei confronti dei creditori. Tale affidabilità viene espressa in lettere: AAA quando è assoluta (vedi la Germania), e via via si toglie una lettera (passando quindi a AA e poi ad A) scendendo quindi a BBB (e poi a BB e B ) e infine a CCC. In questo link di Teleborsa (https://www.teleborsa.it/Quotazioni/Rating) trovate le attuali valutazioni di tutti i Paesi del mondo.spread rating iseni

Collegate a queste valutazioni c’è l’andamento dello spread, parola inglese che indica la differenza di rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi. Tanto più alto è il rischio di non solvibilità associato all’Italia (o a qualsiasi altro Paese) tanto maggiore sarà il rendimento richiesto per acquistarne i titoli, in quanto i compratori dei titoli vogliono alti rendimenti se alto è il rischio di investimento.I titoli di Stato tedeschi sono considerati privi di rischio e per questo sono il termine di paragone. Lo spread segnala quindi quanto i titoli di Stato Italiani rendono di più rispetto a quelli tedeschi. E di conseguenza quanto è maggiore il “rischio” per chi investe nel nostro Paese. Tanto maggiore è lo spread, tanto più alto è il rischio di investire in Italia, cioè tanto maggiori sono i dubbi sulla capacità dello Stato di rimborsare regolarmente i propri debiti. Quindi se lo spread aumenta, significa che crescono i dubbi sull’affidabilità dell’Italia da un punto di vista finanziario.

Per poter rendere “appetibili” sui mercati internazionali i propri titoli, l’Italia deve quindi garantire agli investitori rendimenti più elevati (interessi alti e prezzi di emissione del titolo molto bassi) altrimenti non verrebbero acquistati, cioè il nostro Stato (tutti noi) deve sborsare più soldi per pagarne appunto interessi e rimborsi a scadenza, con un evidente danno per le casse pubbliche (cioè le nostre) che si dissanguano, facendo aumentare il debito dello Stato stesso. D’altra parte la finanza pubblica, per come si è strutturata negli ultimi decenni, non può fare a meno di emettere titoli di Stato e fare cassa, operazione indispensabile non solo per erogare i servizi ai cittadini ma anche per coprire gli impegni finanziari in corso, come – ad esempio – i precedenti titoli pubblici in scadenza. Uno Stato quindi non è mai indipendente dal punto di vista finanziario, ma è totalmente subordinato alla necessità di reperire fondi sui mercati internazionali e sottoposto alle regole di mercato, che ne condizionano inevitabilmente l’attività politica e di governo. Un condizionamento che puntualmente ha cominciato a manifestarsi con la chiusura degli ombrelloni sulle spiagge: lo spread, infatti, è aumentato. Le conseguenze ricadono ovviamente anche su tutti noi in quanto l’aumento ha ripercussioni tangibili sull’economia reale (quella di cui purtroppo ci si dimentica spesso): se lo spread cresce, le banche concedono meno credito alle aziende, compromettendone redditività e investimenti. E per le famiglie? Meno mutui e a tassi di interesse molto più alti. L’estate è finita, inizia l’autunno.

Fabrizio Iseni

Spread rating iseni – MALPENSA24