Ruspe d’agosto nel campo nomadi

sinti abusi gallarate

Sarebbe interessante capire con quali motivazioni giuridiche si possano giustificare gli abusi edilizi nel campo dei sinti di Gallarate. In tutta sincerità, noi non l’abbiamo capito. Eppure, c’è chi passa sopra alla legalità pur di schierarsi contro l’amministrazione civica di Gallarate intenzionata a rimettere ordine tra i prefabbricati, le baracche e le Mercedes parcheggiate in quell’area.  Allo stesso modo sarebbe interessante conoscere quali diritti abbiano i nomadi stanziali (contraddizione in termini) per evitare il pagamento delle bollette e, in alcuni casi, di prelevare corrente elettrica e acqua potabile senza le preventive autorizzazioni. Scenario noto, purtroppo. Che meriterebbe un’analisi antropologica sui modelli di vita di queste persone e un approfondimento serio sulle dinamiche che spingono alcuni partiti e diverse associazioni a difendere l’illegalità. Certo, l’aspetto umanitario. Dal quale non si dovrebbe mai prescindere. A patto però di ottenere collaborazione da coloro ai quali si offre tolleranza e solidarietà. Non è una questione di becero buonismo, piuttosto di consapevolezza che nessuno può essere preso per i fondelli.
Premesso tutto ciò, l’azione predisposta dal sindaco Andrea Cassani, cioè le ruspe per demolire l’accampamento, ha le sue ottime ragioni. Se non fosse che, nel nostro Paese, ai doveri si frappongono sempre e comunque i diritti. Cacciare i sinti dal loro villaggio presuppone un’alternativa abitativa, quanto meno per i bambini e gli anziani che lì vi abitano. Esiste o no una soluzione soddisfacente per risolvere, seppure provvisoriamente, questo problema? L’esecutivo di centrodestra non ne ha ancora fatta menzione. Se la soluzione c’è, non lo sappiamo. Ma se non c’è, la questione si complica e non di poco. Chi è del mestiere sostiene che i provvedimenti emessi dal Comune per risolvere gli abusivismi vanno concretizzati, non possono cioè essere lasciati in sospeso. Una volta accertati gli illeciti, se non si desse seguito allo sgombero e alle demolizioni si potrebbe incorrere nell’omissione d’atti d’ufficio. Ipotesi remota, ma nemmeno tanto. Ipotesi che rischia di infilare l’amministrazione civica nel più classico dei cul de sac.
Da tutto ciò, se mai trovasse conferma, si evince come in Italia qualunque strada venga imboccata per affrontare intoppi e guai sbatta quasi sempre davanti a un muro. Ora, le ruspe hanno già acceso i motori (le scadenze delle ordinanze sindacali coincidono con i primi giorni d’agosto), ma sono impedite di uscire dal garage finché il Comune non consideri di ospitare i sinti (tra l’altro sono cittadini gallaratesi a tutti gli effetti) in alloggi messi loro a disposizione. Sullo sfondo fanno anche capolino gli obblighi di garantire l’ordine pubblico. Se però le ruspe non agissero, la faccenda potrebbe rivelarsi un boomerang legale e giuridico per chi l’ha sollevata, seppure con mille ragioni e con la stragrande maggioranza dei gallaratesi dalla sua parte. Pane per gli avvocati e per una certa politica. Siamo tutti curiosi di sapere come andrà a finire.

Sinti abusi gallarate – MALPENSA24