Emergenza abitativa a Samarate. Ma dopo 10 anni case popolari ancora bloccate

SAMARATE – «Samarate sta affrontando un momento difficile per l’emergenza abitativa. E poter avere alloggi disponibili alla locazione sarebbe molto importante». Con questa premessa, il vicesindaco delegato ai Servizi Sociali, Nicoletta Alampi, ha riportato l’attenzione sulla questione ancora aperta delle venti unità abitative che nel 2012 sono state oggetto di un cofinanziamento di Regione Lombardia. Un patto che ha legato il loro utilizzo a canone moderato per 30 anni, attraverso una convenzione a tre fra Regione, Comune e la società cooperativa Montevecchio. Dopo il fallimento di quest’ultima, la situazione si è di fatto bloccata. Ora l’obiettivo è quindi trovare una soluzione. E alcune proposte ci sono.

Un nuovo tavolo di confronto

Un quadro generale, quello presentato da Alampi per gli edifici di via Monte Santo. A partire dall’ultimo passo compiuto: «In questi giorni ho chiesto a Regione di riaprire, quanto prima, il tavolo di confronto». E in questo modo individuare una via d’uscita per «lasciare sul nostro territorio l’utilizzo di queste unità abitative, già oggetto di ingenti finanziamenti regionali a favore dei cittadini». Per la precisione, pari a 1milione 44mila e 678 euro.

La vicenda

Un passo indietro: «Il cofinanziamento serviva per 20 appartamenti che sarebbero stati oggetto di affitti calmierati. O meglio, 14 di questi. Per gli altri 6 c’era un patto di futura vendita (poi rimasti invenduti)», ha spiegato Alampi. Mentre il ruolo del Comune era verificare che gli appartamenti venissero affittati come previsto dalla convenzione. Con il fallimento, «si è aperto un nuovo scenario». Motivo per cui «a Samarate si è sentita la necessità di un confronto con Regione, per evitare che le unità abitative restassero vuote». L’interesse da Palazzo Lombardia non è mancato. Sia per una questione finanziaria, visto che si parla di «soldi pubblici che rischiano di essere persi». Sia sociale, «per intervenire su un’effettiva emergenza abitativa». Dopo gli intoppi del Covid, i sei appartamenti a futura vendita si sono sbloccati e quindi possono essere messi sul mercato. Il problema sono i 14 restanti. Da qui, a fronte di una soluzione diretta come individuare un acquirente che metta un punto alla vicenda, era spuntata anche l’ipotesi Aler, «che potrebbe diventare il giusto interlocutore».

Le proposte della minoranza

Dal fronte della minoranza, Paolo Bossi (Samarate Città Viva). «Questo è uno dei maggiori contributi mai ricevuti per un problema di questo genere. Da un parte c’è il dovere di una rendicontazione, a fronte del fallimento della cooperativa. Dall’altro, quello morale e politico di una risposta di fronte al paradosso di avere alloggi vuoti e, allo stesso tempo, potenzialmente usufruibili». Sul tavolo, due proposte (oltre all’opzione di individuare un acquirente). La prima: «Si potrebbe chiedere a Regione di svincolare, almeno in parte, questi alloggi. Vero che ci sono anche altri creditori coinvolti, ma resta la necessità di rendere utili gli appartamenti». L’altra è «fare lobby fra i Comuni che “sono vittime” di fallimenti. E che si ritrovano a subire un blocco finché la situazione non viene sanata. In questo modo si potrebbe chiedere e individuare soluzioni concrete da adottare».
Sulla stessa linea Alessio Sozzi (M5S): «Condividiamo queste proposte. Sappiamo che è un problema che riguarda non solo Samarate, quindi è importante cercare di unire le forze con altri Comuni che hanno lo stesso problema e utilizzare gli appartamento fino a quando la situazione non si sbloccherà».

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