Schlein-Conte: resta in campo il dualismo

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Elly Schlein e Giuseppe Conte

di Massimo Lodi

Allora, quale il responso del Dimmi Day romano, la giornata particolare in cui la Schlein doveva raccontarci che alternativa opporre alla Meloni? Nessun responso finale, solo l’avvio d’una partita. Quella dell’alleanza a sinistra. Conte c’era e non c’era. C’era perché stava lì, a illustrare le ragioni del transito di strategia, dal campo largo al campo giusto: roba per gli accesi dibattiti nei caffè di questa mattina. Ma Conte stava pure altrove, nel campo base dei Cinquestelle: dove non questa mattina, e invece già ieri sera, si discuteva della primazìa nel campo progressista (avanti coi campi). La pretende lui, naturalmente. L’insegue lei, sperabilmente. E il cimento resiste, aldilà dello sventolìo retoricista dopo l’adunata in piazza del Popolo.

I nodi da sciogliere per il Pd sopravvivono. Riassumendone due. 1) Bisogna conquistare l’elettorato radicale, la società modernista, gli esclusi. 2) Non bisogna smarrire l’elettorato del riformismo morbido, graduale, cattolico specialmente. Far quadrare un circolo sembrerebbe più facile. Far circolare l’immagine d’un partito quadrato -dagli spigoli solidi- altrettanto. Conclusione di biblico immobilismo: per ora nihil sub sole novi. Necessitava la comparsata di massa, l’evento è accaduto, ma di qui alla costruzione d’una intesa efficacia in avversione alla destra, ce ne corre.

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Massimo Lodi

Non ci fossero le europee di mezzo (maggio ’24), in cui ciascuno gareggerà con la sua maglietta e chi se n’importa dei sodali di schieramento parlamentare, la faccenda forse si semplificherebbe. Ma ci sono, e rappresenteranno un test fondamentale. In cui Schlein e Conte dovranno allo stesso tempo quagliare in chiave antidestra e diversificarsi in chiave di superiorità a sinistra. Come? Ah, saperlo. Infine, tanto per complicarsi la vita. Assieme alle europee, o nei loro pressi, si terranno importanti amministrative. Lì, che fare? Meglio stare insieme con risolutezza o smarcarsi con astuzia? Nessuno ha la risposta. Puoi unire una piazza contestando il governo, non puoi unire un fronte politico se non rinunzi al prevalere della tua identità.

Questo è il resistente busillis. Ciascuno dovrebbe rinunciare a qualcosa, nessuno ci pensa davvero. Se Schlein concedesse troppo spazio a Conte, ci rimetterebbe la segreteria. Se Conte facesse lo stesso con Schlein, idem risultato. Questo è il motivo che fa circolare l’idea d’una terza via, d’un terzo nome, capace di riunificare gli altri due in un cartello di voto nazional/locale. Quando Bersani parla -ormai lo fa spesso- di resurrezione del civismo politico, a una tal carta pensa. Marciare divisi, colpire uniti. Il motto di von Moltke, memorabile stratega germanico, vale sempre, tanto più oggi, nei pour-parler fuorionda della sinistra. Un blu di Prussia per evidenziare il rosso del riscatto: senz’altro concorrenziale al blu Cina o al blu Estoril.

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