Somma, gli ex sindaci fanno quadrato per evitare il depotenziamento dell’ospedale

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SOMMA LOMBARDO – L’inedita iniziativa dà l’idea di quanto la partita in gioco sia importante. Gli ex sindaci di Somma Lombardo Claudio Brovelli (centrosinistra, dal 1996 al 2005) e Guido Colombo (centrodestra, dal 2005 al 2015) scendono in campo insieme per dimostrare all’attuale primo cittadino Stefano Bellaria che non è solo a combattere in difesa dell’ospedale Bellini. Sono le due figure politiche che meglio rappresentano l’intero arco costituzionale sommese degli ultimi 30 anni. E per loro che hanno vissuto le diverse fasi di depotenziamento del nosocomio cittadino, lo spostamento dell’attività chirurgica dell’Oculisitica a Gallarate – che di fatto chiude il blocco operatorio sommese e lascia l’ospedale senza anestesisti  – è un brutto segnale. Una battaglia per cui vale la pena alzare la voce. 

Un film già visto

«Siamo alle solite e anche questa volta temo che la decisione di chiudere la chirurgia oculistica sia frutto di gelosie e conflitti interni all’azienda ospedaleria», dice Brovelli, che sulla storia del Bellini ha la memoria lunghissima. «Fu così per la chiusura della Day surgery, scelta tecnicamente incomprensibile e controproducente. Oggi poi siamo al paradosso che mentre il governo stanzia finalmente risorse importanti per il potenziamento della sanità pubblica, qui si tagliano reparti che hanno dimostrato di operare con efficienza ed efficacia». Si parla infatti di 2mila interventi nel 2019. «Sarebbe poco serio per la politica sanitaria sacrificare un servizio territoriale che funziona per una riorganizzazione di sapore squisitamente interno, togliendo una realtà che ha garantito ampia copertura territoriale e un decongestionamento del Sant’Antonio Abate», aggiunge Colombo. «Siamo infatti consapevoli, e l’esperienza maturata nei dieci anni da sindaco è conforto, che nelle pieghe di un progetto si annidano anche rese dei conti di primariato sostenute da fazioni politiche, da logiche non certamente declinabili in pubblico».

Anestesisti e campanile

Il problema, spiegano gli ex sindaci , non è tanto dove operarsi agli occhi, ma perdere l’attività operatoria al Bellini e l’anestesista. «La presenza di un servizio chirurgico – sottolinea Colombo – consente di decongestionare gli altri presidi ospedalieri, svolgere esami diagnostici specialistici grazie alla presenza dell’anestesista (la Tac con liquido di contrasto), svolgere interventi di supporto alla riabilitazione generale e alla cardiologia, somministrare cure specialistiche ai pazienti dializzati, supportare il Primo intervento, attivare la medicina del dolore in una logica di supporto alla futura apertura di un reparto di cure palliative». Non si tratta dunque di una difesa campanilistica, ma di opportunità e servizio al cittadino. «Abbiamo una Tac sottoutilizzata perché l’anestesista viene una volta a settimana e per gli esami con liquido di contrasto la sua presenza è obbligatoria», aggiunge. «Questo significa lasciarla ferma mentre il cittadino è costretto a rivolgersi o agli altri ospedali, ingolfando ulteriormente liste d’attesa già lunghe, o ricorrere al privato. Io, per esempio, sono dovuto andare a Parabiago. Tutto ciò è antieconomico e irrazionale e non mi pare dettato da obiettivi di efficienza ed efficacia».

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Lo scambio

Secondo Brovelli, ridimensionare una struttura come il Bellini vuole dire limitarne l’importante ruolo di filtro e congestionare ulteriormente gli ospedali di Gallarate e Busto Arsizio.
Ecco perché Colombo, che nel 2011 riuscì a ottenere l’Oculistica a Somma in cambio della chiusura della Day surgery, prova a ripercorre la stessa strada: «Poiché siamo persone con i piedi per terra, nulla ci vieta di riproporre quanto concretizzato durante il mio mandato: uno scambio. La Asst vuole l’Oculistica per propri equilibri interni? Bene, riporti a Somma la Day Surgery che quando operava a Somma aveva numeri di tutto rispetto e copriva un bacino di utenza differente da quello di Gallarate e più ampio, con interventi quali: chirurgia generale, orale, della mano, plastica ricostruttiva, vascolare, dermatologica, oculistica, ortopedica, otorinolaringoiatra, del piede e proctologica, sgravando Gallarate e Busto da interventi non complessi».

La questione politica

L’iniziativa congiunta di Colombo e Brovelli ha un significato preciso: dimostrare ad Asst Valle Olona che senza distinzione di colore politico la città di Somma è unita contro la decisione di spostare l’attività chirurgica ed è pronta ad alzare la barricate. L’unica voce fuori dal coro, fino a questo momento, è solo quella del capogruppo della Lega Alberto Barcaro, ma le sue dichiarazioni stanno già diventando un caso. «L’atteggiamento di Alberto Barcaro ha posto la Lega di Somma in una contraddizione di merito», dice Colombo.  «È la sezione di Somma che unitariamente la pensa così distanziandosi dal sentire locale e dalle continue prese di posizione che dal 1999 al 2015 l’hanno vista protagonista con le altre forze politiche cittadine a difesa del Bellini e che con la mia amministrazione ha portato la chirurgia oculistica a Somma? O è una singola persona che ha risposto a qualche sollecitazione giunta dall’alto? Mi sembra una domanda lecita se il senso della politica è ricerca del bene comune, e se “potere” è un verbo e non un sostantivo».
Brovelli invece vuole stare alla larga dalle beghe del centrodestra, ma non si esime dal giudicare «incredibile» l’uscita di Barcaro. E sottolinea: «Quando ero io sindaco andai a parlare di ospedale in Regione Lombardia con una rappresentante dell’opposizione. Con Pirola, Moretti e con Luigi Peruzzotti sul Bellini c’è sempre stata unità d’intenti, perché difendere la sanità sul territorio non è una questione partitica. Forse sono cambiati i tempi, o forse in Lega sono cambiate le persone».

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