Varese in mostra alla Fondazione Stelline: l’arte di Vittore Frattini “Tra linea e luce”

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Davide Livermore e Vittore Frattini

MILANO – “Tra linea e luce”, mostra a cura di Domenico de Chirico, presenta in quaranta opere una selezione significativa della produzione recente di Vittore Frattini (nato a Varese nel 1937, dove vive e lavora) e consente di comprendere il suo percorso iniziato alla fine degli anni Cinquanta sotto la guida del padre, lo scultore Angelo.
L’essenzialità del gesto creativo dell’artista lombardo porta in superficie il segno della linea: non una linea geometrica, ma quella naturale dello sguardo verso l’orizzonte. Uno fra i pochissimi ad aver provato a ripensare con coerenza e continuità al destino della forma plastica e della pittura, pur senza mai perdere di vista la delicatezza e la pregnanza dinamica del suo tipico segno: Fondazione Stelline ha organizzato una grande personale – inaugurata ieri, venerdì 21 dicembre, e aperta fino al 7 gennaio – a lui dedicata.

Una linea che apre all’infinito

Nella sua lunghissima produzione artistica Frattini ha sperimentato diversi linguaggi e si è espresso utilizzando materiali eterogenei, pur mantenendo una lunghissima fedeltà a pochi elementi essenziali e, soprattutto, alla vita di questo segno mosso e dinamico che, prendendo spunto dal “gesto” informale, viene purificato fino a realizzarsi come elemento generativo di forma e di spazio, indipendentemente dai materiali scelti. Questa linea, che delinea il confine e apre all’infinito, si ritrova in tutte le sue opere senza mai essere ripetizione, ma anzi moltiplicando esponenzialmente il suo significato di apertura verso lo spazio e il tempo senza fine. Nello sviluppo stilistico di Frattini, ha giocato un ruolo altresì fondamentale anche il suo forte interesse verso i fenomeni naturali come temporali e fulmini, i quali sono risultati significativi ai fini dello studio della luce poiché, grazie alla loro evanescenza, in relazione al rapporto tra essa stessa e la materia e tra lo spazio e il tempo, egli è riuscito a comprendere perfettamente come quest’ultimo si faccia largo scavando lo spazio attraverso solchi di atemporalità.

La vocazione spaziale e il continuo confronto con Giuseppe Panza

La linea dialoga con la luce, la luce dialoga con l’oscurità, la materia con lo spazio vuoto, i colori più vivaci conversano con trasparenze assolute. La linea e la luce si ritrovano costanti in tutto il suo corpus di opere, pur in una dialettica espressiva che utilizza materiali e tecniche diverse. La vocazione spaziale è un altro aspetto centrale nella sua ricerca, così come il dialogo e il confronto continuo con le visioni e gli orientamenti internazionali portati avanti dal suo amico e collezionista – fra i più importanti dell’arte contemporanea della seconda metà del Novecento – Giuseppe Panza di Biumo, che sul rapporto con lo spazio e la luce ha trascritto gran parte dei suoi interessi e delle sue passioni.
Il percorso espositivo, suggerito dal regista teatrale Davide Livermore e allestito nel visual da Antonio Frana, definisce e compone lo spazio espositivo in due grandi sezioni. La prima è dedicata alle opere su tela, con l’installazione “Linee di luce”, composta da sedici Shangai e da una selezione di opere Lumen, le famose tele in cui utilizza colori acrilici luminescenti, che reagiscono alla visione notturna.

“Sinfonia planetaria” con quindici globi in vetro pieno di Murano

Nella seconda sezione si trovano le sfere in vetro pieno di Murano: l’installazione “Sinfonia planetaria” presenta, infatti, quindici globi, costruzioni sferiche che costituiscono un esempio di grande maestria estetica, risultato dell’antica tecnica a sommersione che permette di creare vortici diafani che assecondano il colore e sostengono la luce su molteplici e differenti strati di densità materica.
La mostra (corso Magenta 61, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20), organizzata da Fondazione Stelline con il contributo di Regione Lombardia e con il patrocinio del Comune di Milano, è accompagnata da un catalogo con testi del curatore, di Anna Bernardini e di Alessandra Klimciuk. A supporto della narrazione è in programma domenica 7 gennaio, alle 16.30, un laboratorio per bambini e famiglie gratuito a cura di PlayArt, sezione didattica della Fondazione Stelline.

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