Ex Nautilus, la sinistra che fa perdere 100 posti di lavoro

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CARDANO AL CAMPO – Prima il Villaggio Alzheimer, un progetto da 10 milioni di euro che la Fondazione Il Melo ha rinunciato a realizzare alla collina del Moncone (spostandosi a Casorate dove sono stati accolti a braccia aperte) dopo due anni e mezzo di estenuanti trattative con Palazzo Prati. Ora il Tigros, che fugge dall’estenuante immobilismo dell’amministrazione comunale, rimandando a data da destinarsi la riqualificazione dell’area ex Nautilus. Al posto della storica discoteca dovevano infatti sorgere un supermercato e una serie di attività collaterali. Ma ora la nota catena pare proprio che abbia rinunciato e, se si sommano le opportunità occupazionali che avrebbe garantito Il Melo al Moncone, sono almeno 100 i posti di lavoro sfumati sulla scrivania dell’assessore all’Urbanistica Elena Mazzucchelli (A Sinistra). Niente male per un’amministrazione, quella del sindaco Angelo Bellora (Pd), che aveva posto il lavoro come priorità del proprio mandato al governo della città.

Nautilus: la verità non detta

Qual è il reale motivo per cui un’area, che occupa un sedime ben più esteso dell’ex Nautilus, collocata in una zona particolarmente strategica del tessuto urbano della città, non ha ancora avuto un adeguato sviluppo urbanistico? La risposta è semplice. Manca il piano di sviluppo viabilistico della zona. Manca quello strumento urbanistico, di ovvia emanazione pubblica, che individua le linee di sviluppo della viabilità comunale per regolare il traffico esistente e pianificare quello che si potrebbe sviluppare sulla base delle previsioni urbanistiche dettate dal Piano di governo del territorio. Sia ben chiaro che per zona si intende un’area ben più estesa di quanto oggetto di discussione, che da tempo evidenzia punti nevralgici in tema di viabilità e pertanto coinvolge interessi che richiedono per forza di cose un intervento di natura pubblica. Nessuna amministrazione tra quelle che si sono alternate finora al governo della città se n’è voluta fare carico. La situazione non è di facile lettura anche per merito della infausta previsione di una improbabile viabilità sovracomunale che si interseca con la via Giovanni XXIII e che occupa parte del sedime dell’area in oggetto. A ciò bisogna aggiungere che la viabilità esistente dovrebbe assurgere alla funzione di linea di traffico preferenziale per l’accesso dei mezzi di soccorso in caso di incidente nell’ambito della limitrofa area aeroportuale di Malpensa. Tali elementi non hanno però impedito lo sviluppo urbanistico di alcune aree limitrofe che non hanno fatto altro che aumentare le criticità in materia viabilistica. Senza questo fondamentale strumento sarà più facile che l’ex discoteca Nautilus possa diventare un cumulo di macerie e i campi attigui coltivazioni di ortaggi, piuttosto che si facciano interventi che possano offrire importanti opportunità di impiego e di sviluppo per la città.

L’Urbanistica sbagliata

A questa basilare necessità nessuno ha mai dato risposta. Qualcuno però è riuscito a complicare ulteriormente la situazione. Infatti in occasione dell’adozione dello strumento urbanistico attualmente vigente, il Comune ebbe la brillante idea di creare l’ambito territoriale AT2. Vennero cioè accumunate in un unico destino di pianificazione urbanistica congiunta tre aree che per elementari ragioni di varia natura sono tra di esse totalmente disomogenee. A ciò bisogna aggiungere che i tre lotti sono separati tra di loro da una viabilità già esistente, fortemente vincolata dalla presenza di fabbricati non ricadenti nello specifico ambito territoriale e in un caso persino da un incomprensibile sbarramento. E’ stato fatto un autentico pasticcio confermato dalle esperienze che si sono succedute e che portano a identificare questo complesso impianto come un vincolo di totale sudditanza dell’iniziativa privata a imprecisate e imperscrutabili esigenze di pubblica natura che le amministrazioni spesso non sono in grado o non vogliono esprimere.

Il futuro incerto

Un supermercato al posto del Nautilus avrebbe avuto tre vantaggi. Avrebbe scongiurato per sempre la riapertura della discoteca, con tutti i problemi di ordine  pubblico che un locale notturno inevitabilmente comporta. Avrebbe riqualificato un’immensa area oggi dismessa, evitando spiacevoli occupazioni proprio come accadde nella vicina via Seprio, soprannominata per dieci lunghi anni la casbah a causa della presenza di decine di abusivi nordafricani. Avrebbe infine creato decine di posti di lavoro e rilanciato l’area produttiva della città, oggi costellata da capannoni vuoti proprio come la sede della ex Livingston che sorge poco distante. E invece l’immobilismo a Palazzo Prati, ancora una volta, ha bloccato tutto.

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